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In un’ipotetica classifica dei termini psicologici che più frequentemente ho sentito utilizzare dalle persone negli ultimi anni, quello di “dipendenza affettiva” avrebbe molto probabilmente un posto d’onore. E’ senza dubbio importante che le caratteristiche di una condizione come questa possano essere conosciute dal grande pubblico, al fine di evitare che, per bisogni personali o per aspetti culturali, determinate dinamiche relazionali disfunzionali vengano banalizzate e semplicemente considerate normali. Averne consapevolezza è infatti il primo passo per poter affrontare la situazione nella maniera più opportuna.
Sappiamo però che tra gli ambiti in cui per le nostre emozioni le cose si fanno decisamente difficili senza dubbio quello delle relazioni affettive teme pochi rivali. Per cui, comprendere se davvero siamo di fronte ad una dipendenza affettiva o se siamo ancora nell’ambito di un confronto relazionale sano, ancorché impegnativo, può non essere così semplice ed immediato.
Le caratteristiche soggettive di personalità e la propria esperienza relazionale giocano inevitabilmente un ruolo fondamentale nel “giudizio” sulla situazione. Penso non sia difficile immaginare come una persona con marcate tendenze “evitanti” potrebbe collocare molto in basso l’asticella del limite oltre il quale una relazione inizia ad essere percepita come “tossica” o “disfunzionale”.
Al contrario, una persona più insicura o tendente alla ricerca dell’approvazione spingerebbe probabilmente questo limite ben oltre quella soglia che potremmo definire di buon senso o di sicurezza.
La dipendenza affettiva non è formalmente inclusa nei principali manuali di classificazione dei disturbi mentali come l’ICD-11 e il DSM-5. Si tratta però di una definizione ormai di ampio utilizzo anche in ambito clinico. Viene generalmente definita come una condizione psicologica in cui la persona tende a sviluppare legami emotivi eccessivi o addirittura patologici nell’ambito delle relazioni sentimentali o familiari. La dipendenza affettiva può avere come conseguenza una compromissione del proprio senso di autonomia, oltre allo sviluppo della tendenza a chiedere costanti conferme e vicinanza.
Tra l’abbondanza di materiale divulgativo disponibile oggi su questo argomento ho trovato piuttosto interessante una classificazione della dipendenza affettiva in sei tipologie, riportata nel sito dell’associazione americana “Love Addicts Anonymous” (“Dipendenti Affettivi Anonimi”). Benché piuttosto sintetica, può comunque essere un’utile guida per comprendere alcuni tra i “campanelli d’allarme” più frequentemente riscontrabili in questo tipo di condizione. Eccoli elencati di seguito.
Sei tipi di dipendenza affettiva
1. Dipendente Affettivo Ossessivo
Il dipendente affettivo ossessivo tende a non essere in grado a lasciar andare i legami nemmeno nei casi in cui il partner ha comportamenti come i seguenti:
- Non è affettivamente o sessualmente disponibile
- Ha paura ad impegnarsi
- Non è in grado di comunicare
- Non è in grado di amare
- E’ distante
- Può essere addirittura abusante
- Tende ad atteggiamenti controllanti o autoritari
- Si mostra egoista o egocentrico
- Ha qualche forma di dipendenza da qualcosa che non riguarda la relazione, come ad esempio hobbies, droghe, alcol, sesso, un’altra persona, gioco d’azzardo, shopping compulsivo, ecc.)
2. Dipendente Affettivo “Codipendente”
Si tratterebbe della tipologia più ampiamente riconosciuta. Riguarda le persone che tendono a prendersi cura di individui problematici, con l’intenzione di “curarli” o farli stare meglio. Rimangono fedeli al loro bisogno di spendersi per qualcuno. Non lasciano andare l’altra persona, nemmeno di fronte ad un’evidente sofferenza. Quando riescono finalmente a farlo, provano sensi di colpa. Tendono ad essere estremamente premurosi e accudenti.
3. Dipendente dalla Relazione
Riguarda le persone coinvolte in una relazione, ma che non amano il partner. Riguarda sia i casi in cui la “luna di miele” è ormai finita, sia quelli in cui non c’è mai stata. I dipendenti affettivi di questo tipo tendono ad aggrapparsi alla relazione perchè non riescono ad accettare l’idea di essere single, di sentirsi isolati, di rinunciare alla loro relazione o semplicemente di cambiare. Sono terrorizzati dalla solitudine. Possono essere persone molto accudenti, ma anche non esserlo per nulla. Sono aggrappati all’illusoria fantasia di un lieto fine, o di riuscire un giorno a vivere “felici e contenti”. Non vogliono ammettere che avrebbero semplicemente bisogno di andare oltre.
4. Dipendente Affettivo Ambivalente
Bramano disperatamente l’amore, ma allo stesso tempo sono terrorizzati dall’intimità affettiva. E questo spesso li conduce ad essere ossessivamente interessati a persone non disponibili o del tutto inappropriate. Stabiliscono relazioni di dipendenza affettiva mediante storie di amore romantico piuttosto che impegnandosi in relazioni stabili. Non appena percepiscono il timore dell’intimità, tendono a sabotare la relazione. Possono iniziare relazioni con più di una persona contemporaneamente al fine di evitare un coinvolgimento più profondo, stabilendo una relazione di dipendenza con l’intero “gruppo”. Rompono e ricreano ciclicamente la stessa relazione, divenendo dipendenti da questo pattern. Tendono ad erotizzare il rapporto ad un livello tale per cui l’intimità emotiva è assente e divengono dipendenti dagli aspetti sessuali della relazione. Vivono solo nel momento presente, non assumono impegni per il futuro indipendentemente dal grado di dipendenza presente nella relazione. Possono anche riuscire ad amare, ad impegnarsi, ad essere persino ossessionati o dipendenti dal partner, ma tutto questo procederà sempre in parallelo a comportamenti di evitamento, come la difficoltà ad aprirsi affettivamente ed emotivamente. Ci sono e non ci sono, si avvicinano e si allontanano, giocano con la seduttività. Permettono ad elementi estranei alla relazione, come lavoro, amicizie, hobbies, altri amanti o dipendenze di vario tipo, di interferire nel rapporto. Semplicemente non riescono ad aprirsi a un livello più profondo di intimità emotiva ma allo stesso tempo non riescono a lasciar andare la relazione.
5. Dipendente Affettivo che “mantiene accesa la speranza”
Sono persone ossessionate da qualcuno che da anni si dimostra indisponibile, soffrendo in silenzio, senza mai manifestare il proprio interesse oppure inseguendo insistentemente la persona di cui sono (senza speranza) innamorate.
6. Dipendente Affettivo Romantico
Sono dipendenti da più partner contemporaneamente. Differentemente da coloro che sono dipendenti dal sesso, che cercano di evitare del tutto il legame, i dipendenti affettivi romantici riescono a legarsi ai partner ad un qualche livello, persino se le relazioni sono molto brevi o se vissute parallelamente ad altre.
Ho una Dipendenza Affettiva?
Non è poi così atipico riconoscersi in qualche dinamica tra quelle che abbiamo descritto. Questo non significa necessariamente avere un problema relazionale definibile come dipendenza affettiva vera e propria. E’ sempre molto importante rendersi conto dell’impatto reale di questo aspetto sulla nostra vita quotidiana.
Come abbiamo accennato all’inizio, le relazioni affettive sono davvero impegnative per le nostre emozioni. Ci sono infiniti modi in cui le persone esprimono i sentimenti, o si proteggono da essi. C’è chi tende a vedere tutto come un gioco e chi prende tutto con estrema serietà. C’è chi è perennemente innamorato e chi probabilmente non conosce nemmeno il significato di questa parola. Ma vi sono anche infinite vie di mezzo e sfumature di particolari all’interno di questi estremi.
E’ dunque molto importante valutare quale sia l’impatto effettivo sul nostro vissuto, e se il nostro comportamento all’interno delle relazioni tende ad essere negativamente ripetitivo. In altri termini, se le relazioni tendono ad essere per noi fonte di sofferenza e abbiamo la sensazione che non si tratti di una passeggera forma di tristezza, può essere importante comprendere che cosa stia realmente accadendo.
Per questo, se lo riteniamo opportuno, possiamo prendere in considerazione la possibilità di consultare un professionista della salute mentale, al fine di fare assieme una valutazione della situazione e comprendere quali potrebbero eventualmente essere i percorsi più appropriati.