Si tende normalmente a definire l’anticonformismo come il rifiuto ad “uniformare il proprio comportamento a quello maggioritario” (Diz. Sabatini-Coletti). Per questo motivo, chi ha l’inclinazione opposta tende a collocare questo comportamento nell’ambito di quella particolare oppositività che solitamente caratterizza l’adolescente. Il concetto di anticonformismo descritto in questo articolo è però qualcosa di profondamente diverso. Qualcosa che ha a che fare con la propria autentica libertà personale e con una matura consapevolezza di se stessi, dei propri valori e del proprio scopo nella vita.
L’anticonformismo autentico non ha nulla a che fare con l’oppositività. Questa non è forza di carattere, è debolezza. E’ la strategia del debole che, con i suoi comportamenti, tenta di arginare il rischio di essere influenzato dall’altrui volontà. L’anticonformismo autentico implica una grande forza di carattere, e la forza di carattere non può esistere dove mancano idee personali ben strutturate.
Il grande alpinista ed esploratore Walter Bonatti (uno straordinario esempio di integrità, coerenza e -senza dubbio- anticonformismo) affermava che forse, sulla terra, non esiste più alcun luogo rimasto inesplorato. La più difficile delle imprese non sarebbe però, a suo avviso, ancora stata portata a termine. Si chiedeva infatti “chi è l’uomo? Che cos’è, in effetti, l’uomo?“. Solo chi ha iniziato a porsi domande come queste, e a cercare le relative risposte, può ambire ad affermare di essere autenticamente anticonformista. Tutti gli altri sono più probabilmente tentativi di ritagliarsi un’identità all’interno di uno spazio ancora permeato da troppa paura di allontanarsi dall’ordinario.
Anche il rifiuto di aderire a qualunque filosofia di vita non può essere considerato autentico anticonformismo. Fa sempre parte della debolezza che abbiamo menzionato in precedenza. Per rendersene conto è sufficiente riflettere sul fatto che la scelta del rifiuto di qualsiasi filosofia di vita è, a tutti gli effetti, una precisa filosofia di vita.
Anticonformismo e fiducia in se stessi
Il vero anticonformista ha una incrollabile fiducia in se stesso e nelle proprie idee. Non ha bisogno di scontrarsi con il proprio ambiente solo per dimostrare di esistere. E’, al contrario, in grado di mantenere comportamenti prosociali in tutte le situazioni. Anticonformista lo è infatti nella mente e soprattutto nel cuore, e non ha bisogno di ostentare la sua diversità. Per il bene delle persone che lo circondano sa persino accettare i giusti compromessi. Non ha certamente bisogno di dimostrazione l’affermazione che oggi, rinunciare a comportarsi egoisticamente o egocentricamente, in una società come la nostra, è di per sé un atto anticonformista. La nostra società offre buone opportunità alle persone individualiste, se non addirittura arroganti. E riuscire ad affermare se stessi in un ambito come questo, rimanendo pienamente padroni di se stessi, richiede un’integrità e una grandezza di carattere note solo ad una esigua minoranza.
Seguire il cuore
L’anticonformismo, è una condizione del “cuore”, prima di tutto. Il vero anticonformista è infatti in grado di ascoltarne la voce, e la voce del cuore non è quella delle emozioni. Seguire le proprie emozioni non significa certamente compiere un gesto anticonformista, per come intendiamo qui questo termine. Significa piuttosto esporsi al rischio di non avere la padronanza piena delle proprie azioni e delle relative conseguenze.
Ciò che intendiamo qui con il concetto di “cuore” è qualcosa di enormemente più elevato rispetto alle emozioni. Sono due concetti assolutamente distinti e per nulla sinonimi. Il vero anticonformista sa ascoltare la voce del cuore, perchè non ha mai smesso di cercare un senso di autenticità nelle cose. Non ha mai smesso di cercare ciò che trascende la quotidianità, anche nel mezzo delle sue responsabilità e doveri. E l’anticonformista autentico non è certamente colui che fugge dai propri doveri. Non è colui che si rifiuta di accettare la collocazione che è opportuna per lui all’interno della struttura della società in cui vive. E’ piuttosto colui che, svolgendo con saggezza e coscienziosità i propri doveri famigliari e sociali, non rinuncia al bisogno di essere profondamente se stesso. Ralph W.Emerson esprime questo aspetto con magistrale chiarezza nel testo “Fiducia in se stessi“:
In ogni luogo la società complotta contro la maturazione di ciascuno dei suoi membri. La società è come un clan che ha uno statuto che indica le sue regole: poichè garantisce il pane a ciascun membro, colui che lo mangia rinneghi la libertà e la conoscenza! La virtù più ricercata è il conformismo. La fiducia in se stessi è il suo esatto contrario. Il conformismo non ama le realtà oggettive né gli animi creativi, ma soltanto le tradizioni. Chiunque desideri essere un uomo, deve essere un non-conformista”
La voce del cuore è quella che orienta l’intelligenza verso la saggezza. Quella che invita ad individuare schemi di ordinaria bellezza all’interno del caos della quotidianità. Quella che apre la mente all’Infinito. Quella che trasforma l’umana finitezza in una meravigliosa certezza di Eterno. Quella che alimenta in noi stessi la certezza della nostra appartenenza a quel meraviglioso Tutto, immanente ma allo stesso tempo trascendente, di cui il nostro cuore non è che un pallido riflesso. E tutto queste sono situazioni ben note a chi ambisce ad un anticonformismo autentico e creativo.
Anticonformismo: autocoscienza e libertà
In una parola, essere anticonformisti autentici, significa dunque essere straordinariamente consapevoli di se stessi. Senza una dignitosa e limpida autocoscienza ben strutturata, tutte le nostre azioni sono semplici risposte meccanicistiche all’enorme mole di stimoli a cui siamo costantemente esposti. Non è una via idonea ad essere percorsa con superficialità, giacché comporta la capacità di tollerare anche la solitudine. La solitudine è spesso il vero tributo da pagare per accedere a quegli spazi di libertà che l’autentico anticonformista conosce. Il relativo premio è però di eccezionale valore.
Ci si rende innanzitutto conto, come affermava Albert Einstein, che la solitudine va vista come quella condizione “penosa in gioventù, ma deliziosa negli anni della maturità“. Ma si perviene poi alla consapevolezza di essere riusciti ad avviare quel percorso che conduce alla vera libertà. Quel percorso che spinge ad andare oltre la “mentalità di creatura” e ad elevarsi a quella di “creatore”, per utilizzare le parole di F.Burzio già menzionate in un altro scritto.
3 commenti su “Anticonformismo: un valore frainteso”
Grazie
bellissimo, grazie e complimenti
Grazie mille a lei, Luca