A voler essere del tutto onesti, non è raro che preziosi elementi quali l’autenticità, l’unicità, la spontaneità o l’individualità vengano fraintesi e confusi con ben più banali elementi di capricciosità o oppositività.
I primi tendono infatti a definire una persona autenticamente consapevole di sé e sufficientemente matura emozionalmente da sostenere il coraggio della sua identità. I secondi sono invece più descrittivi di una persona ancora insicura rispetto alla propria “verità esistenziale”, e timorosa di essere inglobata in una visione del mondo che non sa ancora se le appartiene.
Un percorso verso l’autenticità più sincera, che generalmente coincide con il proprio processo di individuazione, è forse uno degli scopi più nobili verso cui possiamo indirizzare la nostra esistenza. L’alba del giorno in cui muoviamo il primo passo verso questa meta radiosa spesso sorge dopo aver viaggiato attraverso sentieri dolorosi, di solitudine o di perdita, di mancanza di senso o di smarrimento interiore.
Per aiutarci a comprendere la preziosità di questo momento di “risveglio interiore” riportiamo di seguito le parole del compianto prof. Aldo Carotenuto (1), che ci riportano alla consapevolezza e alla bellezza del compito che ci attende, quando accettiamo l’invito della vita a percorrere i sentieri delle sue profondità e dei suoi misteri.
“Il viaggio nell’inconscio, che ogni analisi vuole avverare, è il percorso individuale attraverso cui ci differenziamo dall’anonimato collettivo delle richieste normalizzatrici e livellatrici […], per sviluppare le nostre differenze individuali profonde, quelle che più ci avvicinano a una tipologia personale e unica.
Noi nasciamo indifferenziati per poi lottare contro le tendenze regressive che ci abitano o che ci sovrastano dall’esterno, verso un’affermazione creativa della nostra personalità, anche se mai totalmente afferrata ne mai esente da conflittualità.
Un’esistenza è tanto più piena quanto più scandita da ritmi interiori, che noi stessi poniamo in quanto rivelatori di una nostra modalità di stare nel mondo […].
Ma un’esigenza che si muova in tal senso è sempre osteggiata, sempre additata come motivo di pericolo, e in effetti lo è, perchè l’individuazione è sempre il ribaltamento di un sistema già dato, è l’apertura di una breccia che scopre nuovi orizzonti e ogni novità, ogni utopia rischia di scompaginare l’ordine preesistente.
Accordarsi a determinati ritmi, regole, valori è necessario per il mantenimento di uno status quo in cui si celebra la negazione della singolarità. Perciò colui che si assume il rischio dell’individuazione e accetta la ‘chiamata del daimon‘ , è sempre segnato […]dal ‘marchio della randagità’ […].
Ma rispettare la singolarità della propria esistenza è il compito per eccellenza assegnato all’uomo, all’Adamo che paga lo scotto della sua ricerca con l’entrata nella terra del dolore, che è anche, non dimentichiamolo, la terra in cui ogni cosa lo attende per avere un nome, una consapevolezza...
NOTE BIBLIOGRAFICHE:
(1) – Carotenuto, A., 2002, Integrazione della personalità, II edizione, Tascabili Bompiani