Diversi anni fa, leggendo il romanzo di Paolo Coelho “Veronika decide di morire“, rimasi unicamente colpito da un’espressione che l’autore attribuisce alla giovane protagonista. Onestamente, non ricordo nemmeno come il racconto si sviluppa e come va a finire, ma quella frase è rimasta scolpita nella mia mente per tutti questi anni:
“Nell’adolescenza, pensava che fosse troppo presto per scegliere; adesso, in gioventù, si era convinta che fosse troppo tardi per cambiare“.
E per quanto possa apparire banale, questa frase è la perfetta dimostrazione dell’importanza del cambiamento psicologico. Troppo spesso tendiamo a rinviare le decisioni, anche quelle importanti che potrebbero mutare il corso del destino nella nostra vita. Le mancate decisioni possono costare care, a volte persino più che le decisioni sbagliate. Ma pur sapendolo, rimaniamo prigionieri di una condizione in cui è “troppo presto per scegliere“, senza renderci conto che il passaggio alla condizione successiva (“troppo tardi per cambiare“), più frequentemente di quanto crediamo, avviene senza una fase intermedia.
E questa riflessione mi conduce ad un’altra frase, questa volta del Dalai Lama, che richiama l’attenzione sull’istante presente:
“Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere”.
Ieri era troppo presto per decidere, domani sarà tardi per cambiare. Solo oggi possiamo introdurre nella nostra vita quegli elementi di cambiamento psicologico che la possono rendere unica, creativa, completa e sentitamente nostra. Siamo troppo poco focalizzati sul presente. Non di rado viviamo di rimpianti, o persino di rimorsi. Ancora più spesso viviamo di illusorie fantasie sul futuro. Ma quante volte ci preoccupiamo di convogliare le nostre energie e la nostra attenzione sul momento presente, riflettendo a fondo sulla necessità di elaborare qualche forma di cambiamento psicologico?
Cambiamento psicologico e riorientamento interiore
Ma che cos’è, in sostanza, il cambiamento psicologico? Perchè a volte ci può spaventare? Ciò che abbiamo indicato fin qui con il termine di “cambiamento” si riferisce in realtà più alle conseguenze del vero cambiamento psicologico. Si riferisce ai suoi effetti concreti nella nostra vita. Prima di pervenire ad un cambiamento apprezzabile sul piano della realtà è infatti indispensabile maturare un autentico cambiamento psicologico interiore. Ciò che ci conduce a modificare in meglio il nostro approccio verso la vita, le situazioni, le persone e la realtà in generale, non può che essere il frutto di una preziosa evoluzione interiore, spinta al punto da produrre una nuova e più ampia consapevolezza.
Di base, il cambiamento psicologico può essere definito come una modificazione adattiva del comportamento in risposta a stimoli ambientali. Questa è però una definizione che accontenta solamente gli psicologi di orientamento comportamentista. Molto più interessante è collocare questo aspetto in un’ottica di sviluppo della consapevolezza interiore, se non addirittura dell’integrazione di elementi appartenenti alla sfera dell’Inconscio Superiore o del Sé Transpersonale. In linea con gli altri contenuti di questo sito, amo infatti cercare di ricondurre il più possibile ciascun aspetto dell’esistenza umana ad un fine ultimo di Realizzazione Personale e Transpersonale.
Il cambiamento psicologico non può dunque, in quest’ottica, che manifestarsi come il susseguirsi delle tappe necessarie a divenire pienamente sé stessi, nella propria unicità e in pieno allineamento con la natura del proprio Sé più elevato. E questa via non sempre (forse quasi mai) è libera da tormenti, crisi e qualche forma di timore. Cambiare, da questo punto di vista, è un processo di miglioramento verso un fine nobile ed elevato dell’esistenza. Ma ciò non può avvenire se non al prezzo di un conflitto con lo “status quo” della nostra personalità, con le nostre abitudini, con il nostro bisogno di sicurezza e, soprattutto, con la nostra istintiva “via di minor resistenza“, tendente alla soddisfazione di bisogni e piaceri.
Ragione ed emozione nel cambiamento psicologico
Siamo senza dubbio esseri umani moderni e razionali, inseriti in un contesto dove l’agire con buon senso è sempre più di fondamentale importanza, in una realtà la cui complessità aumenta a ritmi sorprendenti. Siamo senza dubbio convinti che anche il cambiamento psicologico non possa non tenere conto di questo aspetto. Siamo infatti molto più disposti ad accettare i cambiamenti quando abbiamo la sensazione di avere sotto controllo l’intero processo.
Eppure, persino un uomo di indubbia razionalità e buon senso, come senza dubbio fu Carl Gustav Jung, giunse ad affermare che
“di regola le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza”.
Che cosa significa tutto questo? E’ indubbio che alcuni cambiamenti nella vita delle persone non possano essere suffragati da un’adeguata valutazione razionale delle conseguenze. Si pensi ad esempio ad una situazione che riguarda la propria vita affettiva. Siamo tutti testimoni (e talvolta forse anche vittime) di situazioni in cui sono le emozioni a dettare la linea, dove la razionalità viene deliberatamente accantonata, o in cui, semplicemente, la persona ne difetta. Ma questo articolo non è scritto per chi ricade regolarmente in situazioni di questo tipo perché privo di quel fondamentale buon senso alla base del vivere quotidiano. E men che meno Jung intendeva descrivere questo tipo di realtà.
Il celebre psichiatra svizzero era infatti convinto che alla nostra natura di esseri umani, nella più piena totalità, non apparterrebbe solamente l’Io cosciente. Egli teorizzò infatti anche l’esistenza di una componente inconscia che ha definito “il Sé”. E questo articolo è scritto proprio per le persone che intendono il cambiamento psicologico come un lavoro di scoperta e integrazione delle qualità del proprio Sé, soprattutto in un’ottica di Realizzazione Transpersonale.
Da questo punto di vista è bene osservare che, se da un lato il buon senso e una strutturata razionalità devono sempre accompagnare le nostre scelte di cambiamento, dall’altro, certe decisioni non verrebbero mai prese se fossero valutate tutte le possibili conseguenze e i possibili rischi. Pertanto, dopo aver messo a tacere le nostre emozioni, il cui consiglio è di norma pericoloso, è bene ampliare la nostra sensibilità fino ad includere la voce del Cuore. Purtroppo, questi due aspetti vengono sovente confusi, ma la differenza è in realtà enorme. Il Cuore è in un certo senso la voce del Sé superiore, che guida la nostra vita sui binari più opportuni ai fini della realizzazione più piena di quell’aspetto che altrove abbiamo definito “Daimon“, utilizzando l’efficace espressione offerta dall’analista e filosofo James Hillman.
Scelte di vita e cambiamento interiore
Qualsiasi cambiamento che riguarda aspetti importanti della nostra vita reca di norma con sé anche un cambiamento psicologico, più o meno profondo a seconda dei casi. Se le esperienze che lo innescano emergono da un’approfondita e consapevole riflessione o se sono scatenate da aspetti emozionali o addirittura istintivi, poco importa da questo punto di vista. L’opportunità di cambiamento psicologico deriva infatti dalla nostra capacità (o difficoltà) ad adattarci ed assimilare le opportunità psicologiche che si presentano a noi in conseguenza degli eventi della vita. Chi o cosa li abbia scatenati è un aspetto tutto sommato irrilevante in un contesto simile.
L’arrivo di un figlio in famiglia può ad esempio essere la conseguenza di una scelta consapevole o un evento del tutto inatteso. Che questo però comporti in egual misura la necessità di adattarsi a qualche profondo cambiamento psicologico interiore è fuori discussione.
Quando iniziamo ad avere consapevolezza dell’esistenza in noi stessi di una Qualità profondamente inconscia ma allo stesso tempo sottile e nobile, ci rendiamo conto anche di avere sempre più la necessità di cambiamenti interiori profondi. La nostra stessa esistenza tende verso questo “modello ideale“, acquisendo sempre più pienezza e disponibilità ad adattarsi alle intuitive disposizioni del Sé superiore.
Cambiamenti di questo tipo possono essere piuttosto impegnativi da integrare nella coscienza dell’Io, dal momento che devono farsi strada nel bel mezzo delle tendenze di una personalità ormai consolidata. Questa è però la sfida più bella che attende chi voglia intraprendere un percorso di individuazione (in senso Junghiano) e di integrazione degli elementi inconsci più sottili. E’ la sfida più bella per chi voglia essere una personalità arricchita di anima.
Le cose non cambiano; siamo noi che cambiamo.
Henry David Thoreau
Affrontare il cambiamento psicologico
La necessità di un cambiamento psicologico di un certo rilievo, può presentarsi già dalle fasi più giovanili della vita, ma anche durante la piena maturità. Essa si insinua progressivamente e sempre più insistentemente mediante manifestazioni che possono non di rado assumere le caratteristiche di una non meglio definibile inquietudine, o di una vera e propria crisi psicologica.
La prima cosa da fare è fare un “inventario” della nostra vita fino a quel momento, riflettendo a fondo su interrogativi come:
- ho consapevolezza del ruolo, valore e fine ultimo della mia vita?
- quali sono le esperienze che hanno condizionato più fortemente il mio sviluppo?
- quali sono i valori in cui credo? Ho la possibilità di esprimerli o sono ancora latenti in me?
- qual’è il “modello ideale” a cui mi ispiro?
- quali sono i cambiamenti che dovrei apportare alla mia vita per aderire a questo modello?
Molte altre potrebbero essere formulate, e queste sono solamente qualche esempio da cui iniziare la riflessione. E’ sempre bene, in ogni caso, porre a se stessi obiettivi di cambiamento realistici. Il cambiamento psicologico ha infatti la necessità di essere assimilato e di fare posto ad una nuova consapevolezza, sempre più ampia, matura e sottile. Non di rado però il cambiamento si presenta all’improvviso, quasi senza cercarlo, e del tutto indifferente agli effetti prodotti su di noi. Sta a noi accettarlo come un prezioso dono, o come un “problema da risolvere”.