La capacità di Insight e il Pensiero Produttivo

La "Capacità di Insight": la ristrutturazione degli elementi nel campo della nostra coscienza e l'emergere di una nuova consapevolezza
La capacità di Insight e il Pensiero Produttivo
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Uno degli aspetti più importanti che possono garantire il successo di un intervento psicologico è la cosiddetta “capacità di insight“, ovvero la capacità di “vedere” la realtà (o un problema) con una modalità del tutto nuova. Questa nuova modalità tende a presentarsi in maniera repentina, conducendo ad un livello di consapevolezza nuovo e solitamente impensabile fino ad un istante prima.

Vediamo innanzitutto la definizione che ne viene data nel Dizionario di Psicologia (Le Garzantine): “Termine inglese che letteralmente significa “vedere dentro”. Non traducibile esattamente, in italiano è reso con “intuizione” o “illuminazione” […]. Con questo termine, che assume significati diversi nei vari ambiti disciplinari, si intende la risoluzione di un problema, da tempo incubato, con un’idea improvvisa, vissuta come esperienza interiore, che permette di visualizzare il problema nella sua globalità, raggiungendo in pochi attimi la soluzione cercata”.

Il concetto di Insight è stato approfonditamente studiato, tra gli altri, in quell’ambito estremamente affascinante della psicologia definito “Teoria della Forma“, o “Teoria della Gestalt”. Nell’ottimo testo “Storia della Psicologia del ‘900“, il prof. Mecacci afferma che la particolarità di questa modalità di pensiero è quella di determinare una ristrutturazione del campo psichico contenente tutti i tentativi effettuati nel passato e le condizioni presenti, in grado di trascendere la semplice somma di essi e consentire una “nuova visione” del problema.

Gli elementi presenti nella realtà con cui stiamo interagendo, improvvisamente possono assumere un significato diverso, o una destinazione di uso diversa da quell’unica che eravamo in grado di percepire fino a qualche istante prima. In sostanza, la capacità di Insight “corrisponde ad una ristrutturazione del campo, dove le esperienze passate acquistano appunto una nuova relazione reciproca”.

Insight e Intelligenza

L’Enciclopedia Treccani definisce l’intelligenza come “Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e adattarsi all’ambiente”. La concezione dell’Intelligenza si è senza dubbio evoluta nel corso della recente storia della Psicologia moderna. Secondo Howard Gardner, ad esempio, non sarebbe nemmeno più possibile parlare di intelligenza al singolare. Per questo motivo propone una teoria che individua almeno sette tipologie di intelligenza, valorizzandone nel contempo gli aspetti qualitativi, più che la misurazione quantitativa.

Ciò che più mi incuriosisce del concetto di intelligenza è uno dei significati etimologici a cui viene spesso ricondotto. Se normalmente ci si limita a menzionare il termine latino “intelligĕre” traducendolo con “capire”, non manca chi propone anche una versione in un certo senso più poetica, che unisce la contrazione del verbo “legĕre”, “leggere”, con l’avverbio “intŭs”, “dentro”. In sostanza definirebbe la capacità di saper “leggere dentro”, di andare oltre l’apparenza delle cose per comprenderne i significati non evidenti.

Il concetto di Insight andrebbe dunque proprio in questa direzione, esprimendo la capacità di vedere in una situazione o nella relazione tra elementi, aspetti che nell’immediato (e verosimilmente non a tutte le persone) possono apparire manifesti. Insight, da questo punto di vista, è in un certo senso sinonimo di intuizione, termine etimologicamente a sua volta collegato al “vedere dentro” (In-sight o Ein-sicht, nella sua formulazione originaria tedesca).

Il fenomeno dell’Insight si manifesta in un contesto in cui il dato sensoriale e il campo di esperienza rimangono i medesimi. A seguito di questo processo, che come abbiamo detto è di tipo diverso da una progressione verso una soluzione raggiunta con “prove ed errori”, la realtà, a volte addirittura improvvisamente e inaspettatamente, assume una forma diversa. E questo ci mette nella condizione di di vedere soluzioni che in precedenza non avremmo mai potuto immaginare.

Insight ed Esperienza Immaginativa

La pratica dell’Esperienza Immaginativa è senza dubbio tra quelle che possono agevolare l’emergere di nuovi Insight. In un certo senso, è proprio uno degli scopi per i quali questo metodo viene adottato, anche nella relazione di Counseling Psicologico. L’emergere di nuove intuizioni nella mente dell’utente, a partire dalle sue condizioni esistenziali attuali, è senza dubbio uno degli scopi più importanti.

Quando l’Esperienza Immaginativa è in grado di risvegliare nell’utente le opportune qualità creative, nello spazio immaginativo interiore si generano panorami nuovi, riflessioni nuove, punti di vista nuovi e nuovi orizzonti di “Significato”. Tutto questo tende poi a riflettersi sul piano della realtà grazie al dinamismo psichico che impregna la nuova visione dell’esperienza soggettiva.

Abbiamo già affermato che non si tratta di un processo “per prove ed errori”, ma si tratta senza dubbio di un ampliamento, non di rado repentino, del campo della consapevolezza. Quando si afferma, riprendendo un aforisma attribuito (forse erroneamente) ad Albert Einstein, che i problemi non possono essere risolti allo stesso livello di coscienza in cui si sono generati, si intende proprio questo. Per vedere una soluzione nuova, è necessario che la nostra coscienza in un certo senso si “elevi” di un gradino, al fine di poter osservare ciò che prima giaceva sotto un velo. La realtà assume dunque una forma del tutto nuova e può essere prodotta una soluzione creativa.

Spiegare che cosa avvenga in momenti come questi non è semplice. Possiamo però comprenderlo bene se, nella nostra vita, abbiamo fatto esperienza di esperienza di qualche situazione percepita come insolubile, rispetto alla quale ci siamo resi conto (grazie magari ad uno stimolo esterno o qualche opportuno suggerimento) che la soluzione era sempre stata lì, davanti a noi, insita nella situazione stessa. La nostra coscienza non era però ancora nella condizione di poter “ristrutturare” consapevolmente la realtà percepita.

Arricchimento interiore

Un fenomeno che non di rado si accompagna all’esperienza dell’Insight è quell’aspetto della coscienza che potremmo definire “profondità“, “verità” o “completezza“. Tutto all’improvviso appare significativamente più autentico. L’aspetto più importante non riguarda dunque la mera soluzione di problemi (che rappresenta in ogni caso un traguardo notevole). Riguarda l’elevazione della nostra coscienza.

L’Insight è una piccola (a volte anche grande) sorta di “Illuminazione“. A tutti gli effetti, può rappresentare un arricchimento luminoso della nostra coscienza. Dal momento in cui facciamo esperienza di qualche preziosa intuizione sugli aspetti più importanti della nostra vita, la nostra stessa vita può mutare, anche significativamente. E come abbiamo già accennato, giungere al punto in cui la nostra intuizione riesce a produrre soluzioni creative e un nuovo stato di consapevolezza, può essere il risultato di un ottimo lavoro effettuato nel corso di un percorso psicologico.

Lo psicologo può infatti introdurre quell’elemento catalizzatore, o elemento-chiave, in grado di offrire alla persona la possibilità di reinterpretare creativamente la propria realtà, giungendo quindi autonomamente alla soluzione di un problema, o ad una nuova consapevolezza sul proprio stato delle cose.

Insight e Cambiamento Psicologico

Tutto questo, per utilizzare un termine piuttosto comune nel moderno linguaggio psicologico, si configura come “cambiamento psicologico“. Un cambiamento saggio, solido, consapevole e proficuo non può che essere frutto della capacità di una persona di “vedere” nella propria realtà l’emergere di nuove dinamiche relazionali tra gli elementi appartenenti al proprio campo di esperienza.

La realtà cambia quando in essa siamo in grado di vedere aspetti, prima non notati, che visti sotto una nuova luce ci mettono in condizione di modificar pensieri, emozioni e comportamenti, giungendo all’elaborazione di nuove soluzioni e nuovi punti di vista.

Insight e Pensiero Produttivo

Per concludere questa breve trattazione sul concetto di Insight, possiamo aggiungere che oggi si tende a distinguere tra una modalità di Pensiero Riproduttivo, inteso come tendenza a “riprodurre” meccanicamente determinate procedure già note e consolidate, da una completamente differente e definita Pensiero Produttivo.

Il concetto di Pensiero Produttivo è emerso anch’esso nell’ambito della Teoria della Forma. Citando sempre dal testo “Storia della Psicologia del Novecento” possiamo riassumerlo come una modalità che “produce soluzioni non sulla base di semplici associazioni, di prove ed errori solamente, ma quando affronta il problema riconcependolo attraverso una ristrutturazione completa di tutti gli elementi in gioco, o meglio in campo”.

Analogamente a quanto avviene nel processo di Insight, dunque, il problema viene sottoposto ad una ristrutturazione che consente di pervenire ad “una nuova visione della situazione, più profonda, che comporta cambiamenti nel significato funzionale degli elementi […]”. Possiamo dunque affermare che si tratta di un un “pensare creativamente” e in maniera innovativa.

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Curiosità: L’Aneddoto del Piccolo Gauss

Come molti probabilmente sanno, Carl Friedrich Gauss è stato un importante matematico tedesco. Nei testi di Psicologia è divenuto celebre grazie ad un aneddoto che, benché non vi possa essere certezza dell’effettivo svolgimento dei fatti secondo le modalità narrate, viene spesso citato per spiegare la modalità di pensiero produttivo rispetto a quella di pensiero riproduttivo. Lo riportiamo qui ad eventuale beneficio del lettore più curioso…

Si racconta che egli fu educato in una squallida scuola diretta da un certo Buttner. Quest’ultimo insegnava matematica ed aveva l’abitudine di assegnare alla classe lunghi problemi di aritmetica, che lui riusciva a risolvere facilmente, con l’obiettivo di tenere occupati i suoi alunni. Un giorno, Buttner, diede agli alunni il compito di calcolare la somma dei primi 100 numeri naturali, sicuro che questo lavoro li avrebbe impegnati per un po’ di tempo. Un compito sicuramente, a prima vista, molto noioso e ripetitivo. Mentre tutti i compagni di Gauss avevano iniziato a sommare i numeri uno dopo l’altro, il piccolo Gauss si avvicinò alla cattedra e, posando il foglio su di essa, annunciò il risultato: ‘5050’…incredibile! Il risultato era perfetto!
Poi, ritornò a sedere e rimase per più di un’ora con le braccia conserte attendendo che i suoi compagni terminassero il lavoro.
Come fece il piccolo Gauss a contare da 1 a 100 in 2 minuti?
Per i suoi professori e per molti altri negli anni successivi, sembrò qualcosa di anormale, ma Gauss usò un metodo davvero semplice e veloce.
Si accorse che sommando i numeri, il primo con l’ultimo (1+100), il secondo col penultimo (2+99) e così via, si otteneva sempre come risultato 101! Cioè la somma dei primi numeri naturali (contati due volte) dà come risultato 101 sommato a sé stesso 100 volte, cioè 100 per 101…visto che i numeri sommati sono il doppio, allora basta dividere per due e quindi la somma dei primi 100 numeri naturali sarà 100×101/2 cioè 5050!!!

Dall’articolo: Quanto vale la somma dei primi 100 numeri naturali? – repubblica.it

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