In un interessante articolo appena pubblicato su Psych Central, la psicologa Jonice Webb, nota a livello internazionale per i suoi studi sulla “negligenza emozionale”, propone alcuni suggerimenti per prevenire l’insorgere di emozioni negative a causa della pandemia da coronavirus in cui tutti siamo coinvolti.
Secondo l’autrice, le cinque grandi sfide che siamo ora chiamati ad affrontare riguarderebbero i seguenti cinque punti:
1. La subitaneità del coinvolgimento
Quando circolavano le prime voci di un virus in Cina la questione sembrava remota, sembrava appartenere ad un mondo che non era “il nostro”. Poi, non solo l’incubo è arrivato fino a noi, ma più o meno seriamente sta toccando ognuno di noi. Il mondo, improvvisamente, si è fermato.
2. Il sentimento di impotenza
In quanto esseri umani, siamo in grande difficoltà quando si tratta di gestire cose che esulano dal nostro controllo. Assistiamo impotenti al crescere del numero dei contagi, con l’angoscia di non poter fare nulla per evitare tutto questo.
3. Il carico eccessivo di informazioni
Un altro problema da non sottovalutare è la mole impressionante di informazioni in circolazione sul coronavirus, da canali ufficiali o alternativi. Siamo subissati da informazioni, anche discordanti, da parte di esperti e persino da parte di chi cerca di screditarli. Difficile farsi un’idea chiara su cosa stia realmente accadendo e su come sarà possibile uscirne in tempi ragionevoli. E questo è causa di sentimenti di ansietà ed emozioni negative.
4. L’isolamento sociale
Attualmente non ci sono alternative. Prima di riprendere i contatti sociali dovremo attendere che vi siano le condizioni adatte.
5. Preoccupazioni su dati concreti di realtà
Molto difficilmente, a causa di questa pandemia, possiamo sottrarci a preoccupazioni legate alla nostra salute o a quella dei nostri cari, o per possibili problemi in ambito lavorativo e finanziario, o per l’andamento dell’economia globale. Il futuro appare incerto, in un momento come questo.
Impegnarsi a prevenire le emozioni negative
Secondo l’autrice dell’articolo citato, ci sarebbero 5 importanti aspetti da tenere in costante considerazione al fine di prevenire le emozioni negative dovute all’attuale pandemia. Alcuni di questi aspetti sono già stati sfiorati in un articolo di qualche giorno fa relativo ai dieci suggerimenti pratici per la gestione dell’ansia da coronavirus che possono essere d’aiuto durante questo periodo di quarantena o di isolamento.
1. Prestare attenzione ai sentimenti e concedersi il permesso di provarli
Se siamo persone che tendono ad attraversare la vita senza mai prestare attenzione alle emozioni, positive o negative, e all’ansia che inevitabilmente alcune situazioni procurano, in questo periodo siamo esposti ad un pericolo più concreto.
Ora è importante fare uno sforzo per entrare in contatto con i nostri sentimenti ed emozioni, prendendoci una pausa dalle nostre abituali modalità di pensiero. Ci sentiamo spaventati? Tristi? Delusi? Senza speranza? Soli?
Negando questi sentimenti non risolviamo alcun problema. In questo momento di contatto forzato con noi stessi e di ridotte attività quotidiane, è ancora più difficile mantenerli in una zona isolata e remota della nostra psiche.
Il primo passo è dunque quello di accettarli, di non vergognarci di provarli. Anche se non siamo abituati a farlo, forse abbiamo ora la possibilità di riconoscere che avere timori, dubbi o momenti di ansia non significa essere deboli. Significa essere consapevoli. E solo conoscendo bene il nostro “nemico” possiamo avere la possibilità di sconfiggerlo.
2. Limitare il sentimento di impotenza
Anche se non siamo coinvolti in prima linea nella lotta contro la pandemia da coronavirus, possiamo sempre riflettere su come possiamo essere utili a noi stessi e agli altri. Possiamo fare la nostra parte rispettando, ad esempio, le indicazioni che ci vengono date per una corretta prevenzione. Possiamo pensare al modo in cui siamo in grado di sostenere altre persone. Possiamo anche, senza vergognarci, imparare a chiedere aiuto.
3. Evitare il sovraccarico di notizie
Senza dubbio questa è la prima pandemia nella storia umana ad essere così documentata, attraverso una mole incredibile di notizie, opinioni, dati, previsioni, ecc. Questo però non significa che dobbiamo incamerare tutto questo. Un aggiornamento quotidiano è senza dubbio necessario, anche per poter rispettare le disposizioni emanate di giorno in giorno. Ma la costante esposizione a visioni catastrofiche, il costante aggiornamento sul numero dei morti o dei contagi, o addirittura le tesi di qualche sprovveduto complottista, certamente non contribuiranno al nostro benessere emozionale.
4. Usare il telefono o i canali social per connettersi con le persone
Il sentimento di solitudine è inevitabilmente diffuso in un momento come questo. Possiamo però approfittare per far sentire la nostra presenza alle persone a cui teniamo tramite i vari canali social di cui tutti ormai facciamo uso. In mancanza, rimane pur sempre il caro, vecchio telefono. Non siamo i soli ad essere sfiorati dalla solitudine. Impegniamoci ad alleggerirla assieme agli altri.
5. “In ogni difficoltà giace un’opportunità”
Questa affermazione viene spesso attribuita ad Einstein, ma personalmente ho qualche dubbio. Credo però che, nonostante la drammaticità della situazione, questa possa essere una grande verità persino all’epoca del coronavirus.
Come sarà evidente ai lettori di questo sito, il tema della crisi esistenziale e dell’opportunità di cambiamento che essa offre, è senza dubbio tra quelli a me più cari. Nessuno, alla fine, uscirà da questa crisi senza essere stato toccato in qualche modo. Sta solamente a noi renderci conto che possiamo “accendere una lanterna o maledire l’oscurità”.
Abbiamo la possibilità di incolpare i cinesi, il governo, la sfortuna, il destino o persino noi stessi.
Oppure possiamo fermarci un istante e chiederci che cosa possiamo imparare sulla bellezza del cuore umano in una situazione come questa.
Possiamo pensare egoisticamente ai nostri interessi, oppure scoprire qualche nostra qualità interiore, sempre ignorata, provando a capire come proteggere le persone più deboli o più esposte.
Possiamo imparare che la separatività non giova a nessuno; che questa è una battaglia che richiede il contributo di tutti e che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare la nostra parte, a partire dal rispetto delle indicazioni che ci vengono date.
Possiamo renderci conto che ciò potrebbe valere anche a livello delle nazioni.
Possiamo persino spingerci in territori filosofici complessi, riflettendo sul senso esistenziale di una situazione come questa, su come si è evoluta la coscienza umana dopo momenti come questi, nonostante il loro impatto drammatico.
E magari, mentre siamo impegnati a riflettere sul modo in cui possiamo sconfiggere le nostre emozioni negative e liberare il potenziale più nobile che giace in noi stessi, non dimentichiamo di rivolgere un pensiero di gratitudine a chi, per tutti noi, espone sé stesso a rischi enormi nel tentativo di compiere la propria parte.