Prendo spunto da un recente articolo pubblicato sul sito dell’American Psychological Association, dal titolo “What’s the difference between stress and anxiety?“, per riprendere un argomento che non cessa mai di esser di attualità. Che differenza c’è tra stress e ansia?
La linea di demarcazione tra le due condizioni è sottile. Si tratta in entrambi i casi di risposte emozionali, ma ciò che viene comunemente indicato come stress ha di norma origine da un fattore scatenante esterno. Il Dizionario Garzanti di Psicologia definisce infatti lo stress come una “reazione emozionale intensa a una serie di stimoli esterni che mettono in moto risposte fisiologiche e psicologiche di natura adattiva”.
La situazione che genera stress può essere di breve durata, come una scadenza lavorativa, o una lite con una persona cara, oppure a lungo termine, come la mancanza di un lavoro, una malattia cronica o subire gli effetti di qualche forma di discriminazione. Lo stress può però paradossalmente essere innescato anche da eventi che si presume dovrebbero invece generare unicamente emozioni positive.
Si pensi ad esempio all’attesa del giorno del proprio matrimonio, al primo appuntamento con un potenziale partner, alla nascita di un figlio, ecc. Quando siamo sotto stress tendiamo a sperimentare sintomi fisici e psicologici, come irritabilità, rabbia, affaticamento, dolori muscolari, problemi digestivi e disturbi del sonno.
L’ansia riguarda invece una condizione di preoccupazione persistente, eccessiva, che non si attenua nemmeno in assenza di fattori stressogeni. Ciò che rende più complesso distinguere le due condizioni è l’elevata similarità dei sintomi manifestati. Anche l’ansia determina infatti insonnia, difficoltà di concentrazione, affaticamento, tensione muscolare e irritabilità.
Sintomi legati a stress e ansia
I sintomi legati a stress e ansia, quando sono di lieve entità, possono essere alleviati adottando le medesime strategie di coping, opportunamente selezionate ed applicate. In quest’ottica è ad esempio utile praticare attività fisica o rispettare una corretta igiene del sonno. Altri strumenti a nostra disposizione per trovare sollievo da queste due condizioni sono elencati in un altro articolo, disponibile nel medesimo sito, che possono essere brevemente così sintetizzati:
- Ridurre il carico di responsabilità o il coinvolgimento diretto in una data situazione, se le circostanze lo permettono;
- Diminuire gli standard elevati in base ai quali stabiliamo determinate aspettative di prestazione o di risultato;
- Coltivare un adeguato supporto sociale, che aiuta a generare resilienza;
- Adottare uno stile alimentare più sano;
- Praticare esercizi di rilassamento muscolare;
- Eseguire esercizi di meditazione, come i programmi di riduzione dello stress basati sulla Mindfulness;
- Stare a contatto con la natura, anche semplicemente una passeggiata in un parco cittadino;
- Ritrovare il tempo per le attività in grado di migliorare il nostro umore;
Quando queste strategie non sembrano essere sufficienti per ridurre i sintomi di stress e ansia, il consiglio suggerito nell’articolo citato è quello di rivolgersi ad un professionista della salute mentale, per poter effettuare una valutazione della situazione e per stabilire come cercare di affrontarla più efficacemente.
In particolare, è importante comprendere se alla base di queste manifestazioni sintomatiche possa essere presente un disturbo d’ansia. Il disturbo d’ansia differisce dai più comuni sintomi di ansia a breve termine sia dal punto di vista della gravità che della durata. L’ansia tende a persistere per mesi e ad influire sullo stato dell’umore e del funzionamento generale. Alcuni disturbi d’ansia possono indurre la persona ad assumere comportamenti di evitamento sempre più forti, che possono rendere difficile persino mantenere un lavoro o farsi coinvolgere in attività piacevoli.
I disturbi d’ansia sono piuttosto comuni. Basti pensare che, secondo uno studio del National Institute of Mental Health menzionato nell’articolo, il 19% degli americani di età superiore ai 18 anni ha sofferto di un disturbo d’ansia nell’ultimo anno, e il 31% degli americani è destinato a sperimentare questa condizione nel corso della propria vita.
I disturbi d’ansia più comuni
Il disturbo d’ansia generalizzato è uno dei disturbi più comuni appartenenti questa categoria. Secondo le indicazioni del DSM-5, si caratterizza per la presenza di preoccupazioni eccessive, difficilmente controllabili e persistentemente presenti nell’arco della giornata e per un periodo di almeno sei mesi. La diagnosi viene posta quando l’ansia e la preoccupazione sono associate con almeno tre tra i seguenti sintomi: irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno. Inoltre, per la diagnosi è necessario che tali sintomi abbiano un impatto significativo sulla qualità della vita della persona.
Un altro disturbo d’ansia piuttosto noto è il disturbo di panico. Questa condizione è caratterizzata dalla presenza ripetuta di attacchi di panico, rispetto ai quali la persona manifesta una persistente preoccupazione, legata anche alle conseguenze sulla qualità della propria vita. Secondo il DSM-5, questa preoccupazione si manifesta per una durata superiore ad un mese, compromettendo uno o più ambiti della vita personale, familiare, sociale e lavorativa.
Mi sono spesso reso conto, nel corso della mia attività clinica, che molte persone tendono a definire “attacco di panico” anche quelle comuni situazioni caratterizzate da un momentaneo acuirsi dell’ansia quale conseguenza di una specifica situazione stressante. Esse si contraddistinguono per un impatto decisamente meno grave rispetto all’attacco di panico vero e proprio. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che la definizione di “attacco di panico” è ormai entrata a far parte del lessico comune, e non si limita più a definire una precisa condizione clinica.
Per questa ragione, quando ci troviamo in una condizione di disagio non facilmente gestibile adottando alcune comuni strategie come quelle elencate, può essere opportuno consultare un professionista della salute mentale. E questo, sia per evitare di accrescere il disagio medesimo identificando come attacco di panico o come disturbo di panico una condizione più comune di stress o ansia, sia, nel caso contrario, per evitare di sottostimare i segnali della presenza di una condizione più seria, che potrebbe richiedere una valutazione clinica più attenta.