L’anima è straniera sulla terra. E’ con questa poetica affermazione che Eugenio Borgna apre il capitolo dedicato alla nostalgia in un suo testo che ho trovato davvero profondo (1). La nostalgia, prosegue l’autore, è uno stato d’animo che nel corso degli snodi infiniti della propria esistenza molto difficilmente potrà essere evitato.
Alle sue radici vi sono esperienze vissute che, dopo aver dato slancio al cuore, si sono in qualche modo incenerite. Ma nonostante tutto, questi frammenti di esperienza trovano ancora il modo di continuare a vivere.
Le sfumature della nostalgia
A testimonianza della complessità di questo fenomeno, Borgna pone in evidenza come possano esservi varie sfumature nell’esperienza della nostalgia. Nella sua descrizione, dalla nostalgia “possono sgorgare molte figure che trascorrono dall’una all’altra”. Vi sarebbero infatti nostalgie “dolorose e scarnificanti”, così come sono possibili nostalgie “sognanti e dolcissime”. Esistono nostalgie “che fanno vivere”, e nostalgie “che fanno morire”. Altre derivano da esperienze di perdita, o “figlie di stati d’animo che davano senso alla vita e che non rinascono più”.
Ma la complessità della natura emozionale umana crea spazio anche per “nostalgie di un paesaggio”, perchè, come ricorda il celebre psichiatra, il paesaggio inteso come anima di un luogo, non ha molto a che fare con la sua considerazione geografica. Altre nostalgie possono essere rivelate e poi nascoste tramite le immagini e i fantasmi che “risorgono vertiginosamente da alcune fotografie”.
Dal punto di vista dell’intensità dell’emozione vissuta, vi sarebbero nostalgie che “fiammeggiano luminose e poi si inceneriscono”. Altre sono “divoranti e inestinguibili nella loro intensità e nei loro significati”. Le molte, le infinite sfumature della nostalgia, nella loro “evanescenza” e nelle loro “increspature”, sarebbero dunque “fuggitive ed accorate”.
L’origine del termine
Il termine nostalgia, nel Dizionario Garzanti di Psicologia (2), viene ricondotto a due parole greche: νόστος (nóstos, ritorno) e άλγος (álgos, dolore). Esso esprime dunque il dolore dovuto al desiderio di un ritorno a ciò che sentiamo appartenerci, ma che percepiamo lontano. Eugenio Borgna aggiunge che si tratterebbe di un “desiderio intenso, accorato e lacerante di persone, di cose e di luoghi a cui si vorrebbe tornare, ma anche di situazioni già sfiorite che si vorrebbero rivivere”.
Si tratta dunque di un’emozione che talvolta, inevitabilmente, sconfina nell’esperienza della tristezza, della malinconia o del dolore. Ma nonostante questo, l’emozione della nostalgia mantiene mantiene un suo autonomo significato emozionale rispetto al più ampio concetto di tristezza. Borgna chiarisce infatti che è opportuno distinguere tra la nostalgia come stato d’animo, e la nostalgia come condizione clinica di malattia, pur riconoscendo che entrambe nascono da esperienze umane contrassegnate dalla perdita e dalla lontananza di luoghi o persone.
La nostalgia come stato d’animo è un’esperienza quotidiana, che ognuno di noi fa, ogni giorno, nella propria vita. “Così noi viviamo e prendiamo sempre commiato”, afferma infatti l’autore. È quell’esperienza di lontananza che ci accompagna quando ripensiamo ai luoghi in cui siamo nati, come la perdita della luce del mare o delle montagne. Ma anche la perdita dei sentimenti genuini e delle emozioni dell’adolescenza, che il sopraggiungere dell’età adulta confina inevitabilmente nel ricordo.
L’ineliminabilità dell’esperienza della nostalgia
Trattandosi dunque di un’esperienza ineliminabile dalla condizione umana, essa tenderà a manifestarsi come un sentimento in grado di confinare le nostre emozioni nelle aree della perdita e dello smarrimento. Molte condizioni depressive possono nascere sulla scia di un’esperienza di nostalgia non riconosciuta, o non opportunamente rielaborata.
Nella depressione come forma clinica, afferma ancora Borgna, “il futuro si smaglia e si decompone in un orizzonte temporale in cui il presente si fa monade inquieta e discontinua che fatica a liberarsi dal passato: da un passato che si nutre di una memoria ferita e lacerata, e di una colpa corrodente e implacabile“. Il tempo interiore diviene immobile. L’attesa e la speranza sembrano scomparire, così come la conoscibilità e la familiarità delle cose e delle persone. Il mondo viene percepito semplicemente come “sigillato dal silenzio e dalla solitudine dell’esilio”.
Naturalmente, non tutto ciò che è nostalgia finisce inevitabilmente per sfociare in una più seria condizione depressiva. Questo vissuto può comunque condizionare profondamente la nostra realtà esistenziale, ma, sorprendentemente, non necessariamente in chiave negativa.
Nostalgia e sviluppo interiore
Come ogni altra condizione di difficoltà e di crisi esistenziale, anche l’esperienza della nostalgia può essere funzionale al nostro sviluppo interiore. Imparare ad affrontare la vita ricercando in essa le opportunità che giacciono sotto il pesante velo delle difficoltà, è una delle più importanti strade che possiamo percorrere per contribuire a generare nel nostro cuore un autentico sentimento di gioia e di realizzazione personale.
Per quanto l’esperienza della nostalgia possa essere una condizione ineliminabile della nostra esistenza, disponiamo comunque di un ampio margine di libertà personale rispetto al modo in cui fare spazio ad essa nel nostro mondo interiore. Accettare non significa necessariamente arrendersi. Può semplicemente essere il primo passo per vedere la nostra vita con nuovi occhi, per focalizzare il nostro sguardo su nuove opportunità e nuovi livelli di significato, quando a dare significato alla nostra vita erano le esperienze passate ormai lontane.
Tutto questo può e deve far parte del nostro percorso di crescita verso livelli di maturità e di responsabilità sempre più concreti. La vita ha sempre in serbo per noi nuove strade da percorrere, nuove esperienze di arricchimento interiore, se dimostriamo a noi stessi la sincera disponibilità a non rimanere aggrappati nostalgicamente a ciò che non ci appartiene più.
Vivere con sincero distacco l’esperienza della rinuncia a ciò da cui la vita, nelle sue infinite deviazioni, ci ha allontanati, costituisce di fatto un’esperienza di resilienza. Il nostro carattere, la nostra forza e la nostra capacità di provare sentimenti ed emozioni si forgiano anche superando momenti come questi. Ed è proprio nell’aprirci a questa possibilità che la vita ci mostra nuovi livelli di significato. È nel percorrere questa via che troviamo un senso sempre più profondo al nostro stesso esistere.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) – Borgna, E., 2019, L’arcipelago delle emozioni, Universale Economica Feltrinelli
(2) – Galimberti U., 1999, Enciclopedia di Psicologia (“Le Garzantine”), Garzanti Libri S.p.A. – Pag. 703