Frustrazione e Senso della Vita

L'esperienza della frustrazione, come mezzo che innesca in noi i processi di sviluppo della consapevolezza di un senso della vita
Frustrazione e Senso della Vita
Frustrazione e Senso della Vita
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Il concetto di “Frustrazione” e quello di “Senso della Vita” possono sembrare a prima vista del tutto estranei tra di loro. Nell’ottica pressoché totalmente estrovertita con cui il modello esistenziale dominante oggi tende a plasmare la nostra vita, è previsto che l’esperienza della frustrazione debba, semplicemente, essere allontanata a tutti i costi. Essa è ritenuta spiacevole e generatrice di un impatto negativo sul nostro stato psicologico del presente.

Eppure basta una semplice occhiata al mondo che ci circonda per rendersi conto che la vita, almeno quella della maggior parte delle persone, è una storia di convivenza, spesso tutt’altro che pacifica, con la frustrazione e le conseguenze che da essa derivano. Forse non tutti si rendono però conto che le persone che non hanno vissuto e, auspicabilmente, rielaborato importanti momenti di frustrazione, difficilmente mostrano un certo “spessore” personale o una certa profondità interiore.

Le persone che non hanno mai affrontato qualche piccola o grande “notte oscura dell’anima”, ben di rado possono essere testimoni della bellezza della natura umana, capace di autorigenerarsi anche nei momenti e nelle condizioni di maggiore drammaticità.

Sembra dunque che la possibilità di attribuire un senso all’esistenza possa solamente emergere dall’incontro con la sofferenza e la frustrazione, sapendone integrare il valore esperienziale e il prezioso insegnamento interiore. In questo senso sembra difficile non condividere le parole del prof.Aldo Carotenuto quando affermava che “uno dei momenti più importanti e più strutturanti della vita si manifesta allorché iniziamo a riconoscere il significato di quanto ci accade, quando cioè comprendiamo che certi sviluppi degli eventi e certe difficoltà ci appartengono. Affinché la vita possa avere un significato occorre dunque incontrare delle difficoltà lungo il cammino. […] Così concepita, la frustrazione si colloca alla base dell’esistenza, s’impone come una condizione psicologica che struttura la nostra vita” 1.

Inevitabilità della Sofferenza e della Frustrazione

Sofferenza e Frustrazione sono dunque necessarie per lo sviluppo delle qualità personali più elevate? Difficile individuare una risposta definitiva per una domanda di tale portata. Certo è però il fatto che ben poche sono e sono state le personalità in grado di lasciare un’impronta creativa di sé stesse nella storia le cui vite non siano state costellate di episodi ad elevata complessità esistenziale.

Certo è anche un altro aspetto, spesso sottovalutato. Le persone che hanno attraversato l’oscura valle del dolore e della frustrazione uscendone rinnovati e rafforzati nell’animo, difficilmente maledicono la vita per la sorte ingenerosa toccata a loro. E non solo. In genere, altrettanto difficilmente affermano che sarebbero disposte a barattare il nuovo stato di consapevolezza emerso dai loro tormenti con un vissuto quotidiano che consenta maggiore serenità.

Spesso si afferma provocatoriamente che l’ignoranza è un dono. Molto meno frequentemente ci si rende però conto che coloro in cui la saggezza della vita ed un nuovo stato di consapevolezza hanno bandito per sempre l’ignoranza dalle loro vite, per niente al mondo arriverebbero a desiderare la restituzione di quel dono se ciò significasse ritornare ad uno stato di inconsapevolezza, indifferenziazione, incoscienza e scollegamento da quella fonte di luminosità che sgorga ora spontaneamente dal loro cuore.

E’ opportuno proteggersi dalla Frustrazione?

E’ dunque desiderabile ed opportuno proteggersi e proteggere le persone che amiamo dalla frustrazione e dal dolore? Senza dubbio SI, perchè la parte più nobile del cuore umano è per sua natura portata a soccorrere, proteggere, difendere, alleviare e curare. Vi sono però esperienze (numerosissime!) il cui vissuto è solitamente inevitabile. Si pensi ad un genitore desideroso di evitare il più possibile ad un figlio il vissuto della sofferenza.

Come potrà proteggerlo dal disagio conseguente ad una eventuale malattia? O dalla frustrazione di un amore non ricambiato? O dalla perdita di un amico? O dai timori legati ad un momento di difficoltà che coinvolge l’intera famiglia?

Facile dunque rendersi conto che per quanto possiamo cercare di metterci al riparo dalla frustrazione, molto difficilmente essa non troverà il modo di fare il suo ingresso nella nostra vita, prima o poi. Per quanto abbondanti possano essere le nostre risorse materiali, intellettuali, affettive o in termini di “potere personale”, è del tutto improbabile che esse possano bastare ad evitarci piccoli o grandi momenti di sofferenza.

Interpretare il Senso della Vita

Apprendere a saper individuare un senso e un fine ultimo in quello che potremmo definire il nostro personale “destino”, soprattutto quando analizzato retrospettivamente, è forse il più alto valore esistenziale che dovremmo essere in grado di sviluppare in noi stessi. Esso, con ogni probabilità, è anche il dono più grande che dovremmo essere in grado di offrire alle altre persone. Proteggerle dalla frustrazione non è dunque sempre possibile. Forse non sarebbe nemmeno opportuno, ma la complessità filosofica di questa questione la mantiene inevitabilmente aperta.

Insegnare ai nostri cari ad amare la vita indipendentemente da come essa si offre alla nostra esperienza ed apprendere a “leggere” in essa i significati più elevati a cui l’intuito del cuore consente di pervenire, è senza dubbio un dono enormemente superiore in termini di crescita psicologica e spirituale rispetto alla “semplice” protezione dalla frustrazione.

Questo, in sintesi, dovrebbe essere lo spirito secondo cui opera anche lo psicologo. Il risveglio nell’individuo della capacità di attribuire un senso all’esperienza personale e alla vita stessa, individuandone nel contempo anche il carattere teleologico, dovrebbe essere il fine più nobile a cui aspira il professionista disposto a relazionarsi con l'”anima” di chi a lui si rivolge per un aiuto.

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(1) Aldo Carotenuto – Trattato di Psicologia della Personalità – Raffaello Cortina Editore – Prima edizione: 1991

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