Ho recentemente avuto il piacere di rileggere un articolo dal titolo “Sono troppi a fuggire dalla realtà” del mai abbastanza compianto Aldo Carotenuto, uno dei massimi esperti dello “junghismo” internazionale. Abbiamo già fatto un accenno all’ipotesi che, secondo alcuni ricercatori, la nostra sarebbe portata a sovrastimare le proprie reali capacità. E ciò avverrebbe ai fini del mantenimento di un adeguato livello di autostima.
Abbiamo anche introdotto l’argomento della dolorosa esperienza che ci tocca nel momento in cui ci risvegliamo dalle nostre illusioni, trovandoci di colpo a dover fare i conti con la realtà. In questo scritto vorrei innanzitutto riportare alcune illuminanti parole di Carotenuto, tratte da questo suo articolo. Ad esse seguirà una breve riflessione conclusiva. Vedremo come nell’ottica di una Psicologia che guarda alla realizzazione dell’Essere in tutta la sua pienezza, fuggire dalla realtà ha un prezzo che nessuno dovrebbe essere disposto a pagare.
‘Sono troppi a fuggire dalla realtà…’
“…D’altro canto quando l’animo è alla deriva , e preferisce non vedere e allontanare la consapevolezza della realtà con i suoi limiti e le sue dolorose rivelazioni, in quel momento anche ciò che è illusorio può essere miglior farmaco per la coscienza.
Jung sosteneva che è lo stesso inconscio umano, il suo spirito arcaico e collettivo, a proiettare sulle possibilità del reale i fantasmi di antiche credenze, di un mondo sovrannaturale ove tutto sia concepibile e attualizzabile. E noi crediamo a quanto egli dice, poiché conosciamo la necessità dell’uomo di vedere ciò che desidera e fingere di non scorgere quello che si mostra sul ciglio della strada.
É proprio in circostanze simili – durante il sonno della ratio – che la mano che ci offre immagini fittizie e chiede compensi concreti diventa mano amica. Perché ha perfettamente compreso ciò di cui lo spirito necessita: illudersi. Giocare con se stesso per ricreare il reale secondo la propria volontà. E allontanarsi da esso nel momento stesso in cui pretende di trasformarlo.
Le verità esistenziali, quelle che ci contestualizzano e pongono nel mondo quali elementi con ruoli e doveri vengono sostituite di colpo dalle “illusioni”. Delle quali – è inutile nascondersi dietro ostentate razionalizzazioni – abbiamo spesso bisogno. Anzi le ricerchiamo, quasi fossero l’unico espediente per sopportare il marasma della vita, la condanna alla libera scelta e alla responsabilità individuale. Le illusioni fungono da alternativa, quasi un paradiso della psiche dove la logica causale della mente razionale si arresta e lascia che aspirazioni e desideri si facciano trasportare da una zattera poco sicura.
Quando la visione del reale diventa troppo accecante, quando lo sguardo si stanca e duole nel confronto con una verità riverberante e rischiosa, allora gli occhi si chiudono. E ciò che emerge sono quelle istanze fideistiche che materializzano i desideri e vedono la possibilità del loro avveramento…“
Dal sito: centrostudipsicologiaeletteratura.org
Ricongiungersi al proprio Sé per non fuggire dalla realtà
Durante il sonno della ragione giochiamo dunque con noi stessi per “ricreare il reale secondo la nostra volontà”. Ma è solo quando il nostro Sé è dormiente che possiamo cadere vittima delle seducenti immagini di realtà illusorie. E’ solo quando il nostro cuore è messo da parte, che la nostra mente si arrende volentieri alla trappola dell’irreale. Ma, come diceva Carotenuto, ciò è esattamente quello che talvolta desideriamo.
Può sembrare un paradosso, ma il destarsi della nostra consapevolezza interiore può infatti costare caro. Potremmo renderci conto di quanto siano stati illusori molti dei presupposti fondamentali della nostra vita. Ma potremmo renderci conto, soprattutto, che appena sotto quel sottile strato di realtà che ingannava i nostri sensi esiste un intero universo di consapevolezza e pienezza. Potremmo sentirci quasi costretti, da una profonda inquietudine esistenziale, a dover orientare internamente quello sguardo che abbiamo ostinatamente sempre rivolto alle cose esterne.
Il risveglio può essere brusco o inaspettato, ma nessuno che lo abbia sperimentato davvero farebbe un passo indietro. Riuscire a guardarsi dentro davvero, senza timore di ciò che potremmo scoprire. E rendersi conto che la nebbia in cui abbiamo a lungo vagato scompare a questa nuova radiante luce del sole interiore.
Fuggire dalla realtà o elevarsi alla piena consapevolezza dell’autenticità diventa allora una questione di scelta. Possiamo scegliere se essere onesti con noi stessi oppure accontentarci delle apparenze. Possiamo chiederci se vogliamo Vivere davvero o svendere la nostra consapevolezza ad una realtà che è tale sono nel nostro fantasticare.
E con questo possiamo fare tesoro dell’esperienza che quotidianamente assimiliamo dalla vita, consapevoli che qualunque evento, condizione o situazione ci possa accompagnare in questo meraviglioso viaggio, ha lo scopo di renderci sempre più consapevoli e profondi. Possiamo esprimere tutta la nostra gratitudine per ciò che abbiamo, senza alcun desiderio rivolto a ciò che appartiene solo all’illusorietà dei desideri insoddisfatti che ci siamo lasciati alle spalle. E forse possiamo renderci conto della cosa più importante di tutte: la conoscenza autentica delle nostre qualità più reali e preziose. Questa scoperta ci rende consapevoli di avere qualità da poter offrire a noi stessi e agli altri in misura molto più concreta di quanto avremmo potuto immaginare.