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Prendo spunto da un breve opuscolo divulgativo pubblicato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia, per riportare alcuni dei più comuni pregiudizi sullo psicologo che influiscono negativamente sulla valutazione dell’opportunità di rivolgersi ad uno Psicologo professionista nel momento in cui si sperimenta una situazione di disagio o di difficoltà nel corso della propria vita.
E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio
Ronald Lippitt
Ne riporto di seguito alcuni, con un breve commento.
Lo Psicologo è per i matti
Senza dubbio lo Psicologo si occupa anche di psicopatologia, ma questo è probabilmente il pregiudizio in un certo senso più pericoloso. Esserne vittima può infatti ostacolare la richiesta di aiuto anche in un momento di seria difficoltà personale, prolungando inutilmente anche quelle situazioni che potrebbero alleggerirsi semplicemente esprimendo il proprio disagio ad un professionista capace di autentico ascolto.
Ad esempio, il tipo di aiuto da me offerto è preferibilmente rivolto a persone psicologicamente “sane”, che si trovano ad affrontare un momento di difficoltà e di fronte al quale possono temporaneamente sentirsi disorientate, spaventate o addirittura angosciate.
Lo Psicologo è per i deboli (e io voglio farcela da solo)
Riuscire a superare con le proprie risorse un momento di disagio può senza dubbio essere indice di una forza d’animo importante. A volte però ci vuole una forza d’animo ancora più grande nel riuscire a superare i propri pregiudizi sullo psicologo e ammettere a sé stessi che richieder un consulto potrebbe essere una valida opportunità di crescita e benessere interiore.
Non sono le persone deboli a rivolgersi allo Psicologo. Sono piuttosto le persone che si pongono l’obiettivo di migliorare più rapidamente. Sono le persone che desiderano far emergere e affrontare le dinamiche psicologiche alla base della situazione attuale, senza timore di mettersi in discussione e nella piena disponibilità a voler trarre il giusto insegnamento anche dalle situazioni più difficili.
Lo Psicologo potrebbe manipolare la mia mente
E’ forse utile ricordare innanzitutto che lo Psicologo è preparato ad intervenire nelle situazioni che gli competono grazie alla formazione prevista dalla Legge, e alla Legge risponde del suo operato attenendosi scrupolosamente al Codice Deontologico.
L’articolo 4, a tal proposito recita infatti: “Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità”. (1)
Io sono fatto così, cambiare è impossibile
Una frase piuttosto diffusa in rete ed erroneamente attribuita ad Albert Einstein, afferma che “Follia è fare sempre la stessa cosa ed aspettarsi risultati diversi“. Ed anche se a pronunciarla non è stato un genio della Fisica, il suo senso è perfettamente chiaro.
L’intera nostra esistenza è, alla fine, una storia di cambiamenti. Sta a noi decidere se adattarci flessibilmente al mutare delle situazioni, elaborando di volta in volta nuove strategie, oppure se irrigidirci sulle nostre convinzioni e cercare autolesionisticamente addirittura qualche prova del fatto che niente può cambiare.
Nessuno può capire il mio dolore
Quando rifletto su queste parole mi rendo conto che si tratta di uno dei pregiudizi sullo psicologo che, personalmente, più mi rende consapevole della responsabilità di chi opera con l’anima degli individui.
Non possono non tornarmi in mente le parole del compianto Prof. Aldo Carotenuto, quando affermava che “nessuno soffre invano, nessun dolore – che pur nasce e si esaurisce nell’anima di ogni singolo individuo – transita e sfuma nell’inutilità collettiva. Ogni sofferenza reca una scoria, o meglio un prodotto che dal mondo nasce e al mondo ritorna”.
Certo, non vi è nulla di più soggettivo dell’esperienza del dolore, ma il nostro dolore non è mai totalmente personale. Come poeticamente affermava Carotenuto, il nostro dolore in qualche modo appartiene al mondo e non può scomparire nell’inutilità collettiva.
Offrire ad un professionista l’opportunità di aprirsi empaticamente al nostro dolore può dunque essere un atto di straordinario coraggio. Costituisce però anche il dono del proprio mondo interiore allo Psicologo, che pur custodendolo accuratamente dentro sé, si assume anche il privilegio di essere testimone della particolare sofferenza di un’anima.
E non può che essere anche un atto di avvicinamento alla consapevolezza che per quanto soggettiva e personale possa essere la nostra sofferenza, forse potremmo trovare un primo sollievo anche solamente condividendo la nostra situazione con un professionista capace di accoglierci nella nostra unicità.
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E’ impossibile risolvere problemi concreti solo parlando
La Psicologia che più amo si occupa di problemi esistenziali. Come affermava Jung, i grandi problemi della vita non possono essere risolti, possono solo essere superati. Ed è proprio questo l’obiettivo di un intervento psicologico: esporre il proprio problema; prenderne coscienza; osservarlo da punti di vista alternativi; far affiorare alla coscienza nuove intuizioni rispetto ad esso; reinterpretarlo. Detto in altri termini, superarlo.
Esistono problemi che non si possono risolvere in alcun modo, ed è piuttosto frequente che l’obiettivo che ci si pone assieme allo Psicologo non parli minimamente di “soluzioni”. Si pensi ad esempio alla perdita di una persona cara. Niente e nessuno al mondo potrà “risolvere” questo problema, ma il fatto stesso di poterne parlare con qualcuno che è in grado di accogliere questo tipo di sofferenza in molti casi può aiutare a superarlo e talvolta persino a vedere la vita con occhi diversi.
Perchè rivolgersi ad uno Psicologo quando posso parlare con un amico?
Vorrei innanzitutto precisare che avere la fortuna di poter godere della presenza di buone amicizie nella propria vita costituisce un fattore di benessere personale di qualità straordinaria. Un amico capace di ascoltare e di dimostrarci la sua empatia in un momento di difficoltà può davvero costituire un aiuto insostituibile.
Vi sono però situazioni o fasi della vita in cui tutto questo potrebbe non bastare. Esistono tematiche psicologiche di fronte alle quali la vicinanza di un amico potrebbe non essere sufficiente per aiutarci a dare un senso al nostro disagio. Lo Psicologo, a differenza dell’amico che non possiede le medesime competenze, è preparato ad individuare nuclei tematici e precise dinamiche psicologiche nelle parole, nei gesti e nelle emozioni del Paziente. Il colloquio con lo Psicologo è strutturato sulla base di regole ben precise, ha finalità ben precise e richiede una competenza specifica.
Ah! … sei Psicologo?!
Tra tutti i possibili pregiudizi sullo Psicologo, questo è molto probabilmente il più divertente. Si va dal timore che lo Psicologo possa avere una sorta di sinistra capacità di leggere nella mente altrui, fino alla paura di esprimersi a causa della preoccupazione che qualsiasi parola pronunciata possa essere interpretata, rivelando dettagli sconvenienti sulla propria vita. Credo non ci sia necessità di commentare…
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Ritengo, in conclusione, che la cosa più semplice da fare sia contattare lo Psicologo, condividere le proprie preoccupazioni e cercare di comprendere se può esserci d’aiuto nella nostra specifica situazione. E la possibilità di effettuare un primo colloquio gratuitamente è finalizzata anche a superare i pregiudizi e ad avere informazioni sugli eventuali vantaggi di un sostegno, qualora dal primo incontro emergessero ragioni sufficientemente valide per raccomandarlo.
I luoghi comuni non portano a nulla. In alcuni momenti critici della nostra vita un aiuto psicologico potrebbe offrirci la possibilità di riacquistare un ottimale benessere ed equilibrio psicologico.
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NOTE:
(1) – Codice Deontologico degli Psicologi Italiani