Il potere del complesso psicologico

Il significato del complesso psicologico, quale componente autonomo all'interno della psiche e la sua possibile integrazione
Il potere del complesso psicologico
Il potere del complesso psicologico
Image purchased under standard licence from: depositphotos.com

Tra le espressioni psicologiche divenute ormai di uso comune vi è senza dubbio quella di “complesso psicologico“. Al pari di altri termini appartenenti al linguaggio tecnico della psicologia a cui tocca la stessa sorte, non sempre viene però utilizzato appropriatamente. Avrei quindi piacere di ripercorrere l’origine di questo termine per comprenderne il significato così come originariamente definito, in quanto mi è sempre apparso di particolare curiosità.

Diciamo innanzitutto che si tratta di un termine che si è sviluppato nel contesto psicoanalitico della psicologia. Carl G. Jung, grazie alle sue ricerche, ne ha potuto dare una definizione particolarmente interessante. Quando però si parla di complessi psicologici, non è raro che anche in ambito “profano” affiori alla mente il “complesso di inferiorità” o il “complesso di superiorità”. Queste definizioni, che approfondiremo in seguito, appartengono ad un altro pioniere della psicoanalisi, padre di quel filone definito “psicologia individuale”: Alfred Adler.

Definizione del complesso psicologico

Aldo Carotenuto, nel suo “Trattato di Psicologia della Personalità”1, entrando nel merito della concezione Junghiana definisce il complesso psicologico come “… un insieme di immagini e di idee raggruppate intorno a un nucleo e fortemente colorate da una comune tonalità affettiva, e agisce in maniera autonoma all’interno della personalità. Può essere controllato con la volontà cosciente, ma mai represso completamente”.

Mi rendo conto che parlare di qualcosa in grado di agire in maniera autonoma all’interno della nostra psiche possa lasciare particolarmente sorpresa più di una persona. Ma essendo ormai ben noti molti dei meccanismi psichici inconsci, tutto questo non dovrebbe risultare più di tanto sconcertante.

“Per comprendere bene il concetto”, continua infatti Carotenuto, “possiamo immaginare il complesso come una personalità autonoma, un frammento scisso e organizzato della psiche che si comporta come un sé, e sappiamo che possono coesistere all’interno di una personalità diversi sé, ovvero diverse personalità secondarie”.

Per meglio chiarire la forza di questo fenomeno, Jung affermava addirittura che non sarebbe del tutto corretto dire che una persona ha un complesso. Si dovrebbe affermare che il complesso ha la persona.

Origine e manifestazione del complesso psicologico

Afferma ancora l’autore che vi sono situazioni particolari o rapporti interpersonali che hanno la facoltà di attivare il complesso. In tal modo “entra in gioco un aspetto psicologico della persona poco coerente con l’abituale struttura psichica, che ha la forza di imporsi e di organizzare il comportamento, sia con effetti positivi che con effetti negativi”. In conseguenza di questo, la persona si comporta come se fosse “posseduta da una personalità autonoma”.

In questo modo, queste “parti psichiche frantumate della nostra personalità […] funzionano in modo arbitrario e autonomo, conducono un’esistenza a parte nelle zone oscure dell’anima, donde possono in ogni momento ostacolare o favorire le prestazioni coscienti”2.

Rimanendo nell’ambito della teoria Junghiana, l’origine del complesso sarebbe di tipo traumatico. Citando ancora il testo di Jacobi, si tratterebbe di “uno shock emotivo o qualcosa di simile, per il quale è stato incapsulato o staccato un pezzo di psiche”. Il trauma, o il conflitto, potrebbe risalire all’infanzia, oppure appartenere ad un’epoca più recente. La ragione ultima del complesso psicologico è comunque “l’evidente impossibilità di accettare la propria essenza individuale in toto”.

Per questo motivo si ribadisce l’importanza di non tentare semplicemente di eliminare o reprimere la manifestazione del complesso psicologico. L’obiettivo, anche in un eventuale percorso terapeutico, dovrebbe infatti essere quello di pervenire ad una equilibrata armonizzazione in un insieme coerente di tutte le componenti psichiche non integrate e agenti autonomamente.

Esempi di complessi psicologici

Un esempio menzionato da Carotenuto riguarda il “complesso materno“. Chi ne è portatore, sarebbe talmente legato alla figura materna e al proprio nucleo familiare da non riuscire ad esprimere i propri sentimenti con un sufficiente grado di autonomia.

Mancherebbe dunque la capacità di conquistare la propria indipendenza e un ottimale grado di differenziazione rispetto alle figure di riferimento affettivo. In un simile contesto, afferma l’autore, la persona “non potrà mai avvicinare costruttivamente l’altro sesso, poichè l’immagine inconscia materna (o paterna) è talmente potente da proibire l’innamoramento e la relazione. […] probabilmente esiste una dimensione psicologica inconscia che impedisce una scelta costruttiva”.

E non è difficile rendersi conto che in una situazione di questo tipo è particolarmente importante che la persona possa essere posta nelle condizioni di poter elaborare le sue resistenze, “per rendersi più disponibile all’incontro e guardare l’altro con occhi più obiettivi”.

Un altro esempio proposto dall’autore, riportato proprio a testimonianza della potenza del complesso psicologico, è il cosiddetto “complesso di inferiorità“. “Chi ne è posseduto conduce un’esistenza improntata al presupposto di essere inadeguato a tutte le situazioni della vita. Non si chiede affatto se le carenze che si imputa abbiano una corrispondenza sul piano di realtà: le vive come tali e pertanto finisce per diventare veramente insufficiente”.

Per dirla con le parole di Alfred Adler, riportate nel testo di Carotenuto, “il complesso di inferiorità e il suo parente prossimo, il complesso di superiorità, costituiscono le modalità attraverso cui la persona dichiara a sé stessa e agli altri che non possiede la forza necessaria a risolvere un dato problema in un modo che risulti socialmente vantaggioso. […] E’ ben noto che questo stato d’animo, con tutti i suoi pensieri, i sentimenti e le azioni pratiche che comporta, conduce a fallimenti”.

Considerazioni conclusive

Per come abbiamo definito il complesso psicologico è facile rendersi conto che si tratta di una condizione tutt’altro che rara. Siamo però piuttosto bravi a riuscire ad ipotizzare la presenza di una situazione di questo tipo nelle altre persone. Molto più difficile è rendersi conto di essere portatori in prima persona di un possibile complesso psicologico.

Per questa ragione, come già accennato, è di fondamentale importanza saper essere onesti con sé stessi e provare ad osservare con trasparenza le proprie dinamiche. In particolare, la manifestazione del complesso si fa più chiara quando le nostre emozioni vengono sollecitate in maniera più marcata rispetto alle condizioni abituali. E ciò può inevitabilmente accadere ad esempio nei contesti relazionali.

Forse un complesso psicologico può spaventare di meno se si considera il fatto che una sua eventuale integrazione all’interno della personalità può costituire un fattore di liberazione di energie creative e di espressione esistenziale più autentica.

Finché ci ostiniamo a ignorarlo persino quando vi sono evidenti segnali della sua presenza, continuerà ad agire indisturbato, illudendoci di avere il controllo della nostra espressione psichica. Ma se decidiamo invece di volerci esprimere in conformità con la nostra psiche nella sua totalità, siamo probabilmente più disposti ad accettare il confronto con il trauma che lo ha generato, aprendo la strada verso una vita dotata di maggior significato.


NOTE BIBLIOGRAFICHE

1 – Carotenuto A., Trattato di Psicologia della Personalità, Raffaello Cortina Editore, prima edizione 1991, p.20;
2 – Jacobi J., La Psicologia di C.G. Jung, Bollati Boringhieri, prima edizione 2014, p.54;

Condividi:

Richiedi un primo colloquio conoscitivo gratuito​

Se hai piacere di parlarmi di una situazione personale che ti sta a cuore, puoi contattarmi per fissare un primo colloquio e poter fare assieme una prima valutazione

Altri articoli del Blog

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto