Ade e la psicologia delle profondità

Il mito e l'archetipo di Ade come simbolo della natura complessa delle profondità interiori ma anche dei doni che può offrire
Ade e la psicologia delle profondità
Ade e la psicologia delle profondità
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… oggi l’individuo non ha tempo né voglia, o pensa di non averne, per interrogarsi sulla propria sofferenza, né riesce a credere al potere della “discesa nell’Ade”, nella terra dei morti.

Aldo Carotenuto

Il mondo sotterraneo e l’inconscio

Nel mito che tutti conosciamo, quando l’universo venne diviso con i suoi fratelli Zeus e Poseidone, Ade ricevette il dominio sul mondo sotterraneo e degli Inferi. E questo regno sconosciuto, misterioso e nascosto, ha ispirato molte riflessioni e teorizzazioni in anche in ambito psicologico, in particolar modo in quegli ambiti della psicologia che studiano le dinamiche inconsce, come la Psicoanalisi di Freud o la Psicologia Analitica di Jung, e tutto il filone di studi da esse evolutosi e oggi noto come “Psicologia Psicodinamica”.

La cosa curiosa è che Ade non è particolarmente rappresentato nella Mitologia, nonostante fosse una delle divinità più potenti. Scrive infatti James Hillman (1) che questa divinità è talmente invisibile che “in tutta l’arte dell’antica Grecia non si trovano rappresentazioni idealizzate di questo dio, come avviene invece per gli altri Dei”.

Anche il suo nome era usato raramente. Hillman non sembra essere però d’accordo con la posizione di alcuni autori che individuano in questo aspetto la manifestazione del timore della morte, a cui Ade inevitabilmente richiama. Il famoso analista e psicologo introduce infatti una riflessione che avremo modo di approfondire sulla natura più profonda di questa figura mitologica.

Curiosi sono i nomi con cui veniva identificato. “Veniva a volte chiamato ‘l’invisibile’, o più spesso Plutone (‘ricchezza’, ‘tesori’) o Trofonio (‘colui che nutre’). […] Forse Plutone è una descrizione di Ade, nel senso in cui lo interpreta Platone. In questo senso, Plutone rimanda alla ricchezza nascosta, ai tesori dell’invisibile. E allora si capisce una delle ragioni per cui non esistevano sacrifici e culti in suo onore: Ade era colui che è ricco, che da nutrimento all’anima.

Hillman entra dunque nel vivo della più profonda rappresentazione psicologica del personaggio archetipico Ade, collocandolo in quella profonda interiorità che non è difficile assimilare al regno delle profondità dell’inconscio. La sua definizione lascia però spazio ad una concezione dell’inconscio come aspetto della psiche che non si limita agli istinti inespressi e/o rimossi, ma a tutto quel vasto spazio in cui sono custodite anche le qualità più preziose dell’essere umano.

Scrive ancora Hillman, infatti, che l’immagine che ne emerge è quella “di un vuoto, di un’interiorità o profondità che è sconosciuta ma a cui può essere dato un nome, presente e avvertita benché non veduta. Ade non è un’assenza, è una presenza nascosta, una pienezza invisibile, si potrebbe dire”.

L’incontro con il potere di Ade

La prof.ssa Jean S. Bolen, in un testo dedicato all’approfondimento del rapporto tra la Psicologia e i Miti Greci (2), in linea con quanto affermato da Hillman scrive che per poter entrare in contatto con il regno di Ade è necessario effettuare una discesa. “Solo allora scopriamo le ricchezze che esistono nell’oscurità, nel freddo e nelle tenebre. E’ il luogo che i mistici definiscono ‘la buia notte dell’anima‘, e che le persone psicologicamente più dotate conoscono come una profonda depressione, in cui ci si estranea dalla realtà ordinaria, incapaci di esporsi o di sopportare la ‘luce del sole’ della vita”.

A conferma di questa affascinante ipotesi, il prof. Stephen Larsen in un suo testo sull’immaginazione mitica riporta un sogno di particolare interesse, riferitogli da una persona che lo aveva fatto durante un importante momento esistenziale di trasformazione personale. Il sognatore, afferma Larsen, come Dante si era perso in una “selva oscura”, a metà del cammino della sua vita. Ecco il sogno:

IL SIGNORE DELL’ABISSO
“Sto attraversando un parco cittadino con un amico, quando si avvicina un gruppo di giovani dall’aria minacciosa. Il mio amico scappa, ma sembra che vogliano soltanto portarmi dal loro “padrone” che è sottoterra, in un sotterraneo o in una galleria della metropolitana. Ma il padrone ha un’aura di grande sapienza e potenza, e mi mostra innumerevoli allegorie della vita. Poi passiamo davanti a una locandina cinematografica, che rappresenta tutte le perversioni più orribili e innaturali che si possono immaginare. Lui dice: “io sono anche questo”. Nell’ultima parte camminiamo insieme in montagna e parliamo. Ci sembra di guardare dall’alto il mondo intero”.

Il signore dell’abisso, dice il sogno, “ci può anche guidare verso le vette. E in questo senso si manifesta come “Plutone”, come “ricchezza”, qualità che secondo gli antichi questo dio possedeva e poteva elargire. Il viaggio nel mondo infero, prosegue ancora Larsen, è finalizzato alla scoperta di sé stessi, del proprio arricchimento personale. Il “padrone del sotterraneo” avrebbe dunque il medesimo ruolo che Virgilio ha per Dante.

Aldo Carotenuto segue la stessa linea di pensiero nell’accostare il viaggio nell’Ade all’immersione nelle proprie profondità interiori (4): “Il viaggio nell’Ade rappresenta per l’individuo la possibilità di comprendere un linguaggio dimenticato, di avvicinarsi ai territori inconsci da dove provengono tutte le suggestioni, le illusioni, ma anche le potenzialità creative dell’individuo. L’esperienza numinosa porta l’uomo a confrontarsi con una forza che reca in sé un “senso” non ancora svelato, avvincente e fatale”.


Ade non incarna però un mito che corrisponde solamente all’immersione nei territori dell’inconscio, per quanto vasta possa essere questa considerazione. E’ una figura che si presta molto bene anche a rappresentare altri aspetti della natura psichica umana. Gli esempi che riporteremo di seguito sono tutti tratti dal già citato testo di Jean Bolen (2).

Ade come archetipo dell’Eremita

Uno degli archetipi che possiamo incontrare attraverso la figura di Ade è quello dell’Eremita, e riguarderebbe la persona che si ritira in solitudine, disinteressata a ciò che accade nel mondo.

E’ possibile che per questo individuo il mondo abbia perso il suo interesse, e ora viva la sua esperienza come “un’ombra nel regno dei morti, muovendosi come un automa e privo di qualsiasi vitalità, specialmente se è anche depresso”. E’ una condizione che può associarsi anche a isolamento e a tratti di personalità paranoide.

A volte segue semplicemente la sua natura, preferendo vivere da solo, senza essere notato e importunato. Ma la sua condizione non è sempre necessariamente una scelta. A volte sono le circostanze a determinare la sua solitudine. In questo caso non gli rimane altra scelta se non “vivere come il dio di cui possiede l’archetipo”.

Rimanendo in ambito psicologico, questo individuo può manifestare anche tratti di personalità schizoide o evitante. E non si tratta mai, in genere, di condizioni particolarmente egosintoniche. Nancy McWilliams a questo proposito afferma infatti di non aver mai incontrato un paziente che non viva il ritiro in modo conflittuale.

Rimane dunque il vuoto affettivo, la mancanza di rapporti e di spontaneità emotiva. La solitudine può certamente essere una scelta, ma è una scelta che ha un prezzo, e per quanto possa sembra egoistica al mondo esterno, spesso è solamente la scelta tra il minore di due mali.

Ade e il concetto Junghiano di Ombra

Nella psicologia Junghiana il concetto di Ombra rappresenta tutti quei contenuti psichici inaccettabili a noi stessi o all’idea che riteniamo che gli altri potrebbero avere di noi. Ma nel momento dell’autentico confronto con noi stessi non possiamo sfuggire al confronto con la nostra ombra. Compito nostro è di accettarla e integrarla. Non a caso questo confronto rappresenta il primo passo del processo di individuazione.

L’ombra, afferma Bolen, corrisponde da un lato al concetto freudiano di Es, e all’oscuro Tartaro, “quella parte dell’Ade dove venivano tenuti prigionieri i Titano sconfitti e tutti coloro che avevano offeso gli dei dell’Olimpo”.

L’autrice fa però notare che l’idea Junghiana di Ombra contiene anche aspetti positivi. Si tratta di quelle potenzialità che possono affiorare alla coscienza, ma che sono ancora latenti e che costituirebbero quelle ricchezze sotterranee associate a Ade – Plutone.

L’archetipo di Ade come ricchezza interiore

L’evoluzione dell’Ade eremita e dell’Ade che si è saggiamente confrontato con la propria Ombra può dare origine, con una modalità psicologicamente equilibrata, ad un individuo caratterizzato da una forte tendenza introversa.

Questa condizione, ben lontana dall’imposizione da parte delle circostanze ambientali, costituisce di fatto quel viaggio di ricerca interiore dell’essere umano che sceglie di preferire le profondità interiori rispetto ai richiami del mondo esterno.

In questo senso, scopre l’aspetto Plutone nella sua forma più pura, senza correre il rischio di rimuovere “la visione obiettiva della realtà che possiede Zeus”, o di fuggire di fronte alla “sensibilità emotiva di Poseidone”.

Le sue percezioni interiori profonde e le profondità di sento attribuite alla sua esistenza non hanno una natura solipsistica, ma sono l’autentico ritorno alla propria vita più autentica dopo aver percorso, nelle polverose strade della vita, il mitologico viaggio dell’Eroe.


NOTE BIBLIOGRAFICHE

1 – Hillman J., 2003, Il sogno e il mondo infero, Adelphi
2 – Bolen J.S., 1994, Gli dei dentro l’uomo, Astrolabio
3 – Larsen S.,2001, L’Immaginazione Mitica, Pratiche Editrice
4 – Carotenuto A., 2004, Oltre la terapia psicologica, Tascabili Bompiani

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