Non c’è dubbio che buona parte dei messaggi, espliciti o più o meno velati, veicolati dalla nostra moderna società cerchino di spingere le persone ad anteporre i propri interessi a quelli degli altri, a cercare prima di tutto il proprio successo personale, ad affermarsi ad ogni costo o addirittura ad imporsi. Parlare oggi di senso di colpa potrebbe dunque sembrare anacronistico.
In un recente testo sulle emozioni (1) si afferma che nell’ottica del pensiero moderno relativo all’auto-aiuto il senso di colpa può banalmente arrivare addirittura ad essere concepito come “il grande nemico della produttività, ma anche della realizzazione personale”. Per cui, in quest’ottica vi sarebbe un’unica soluzione accettabile: “se siete sempre impegnati a espiare colpe che non vi siete davvero meritati, è difficile trovare il tempo di godervi la vita”.
Eppure, per quanto numerosi siano i tentativi di eliminarlo dalla nostra realtà, non sembra trattarsi di un vissuto emozionale in via di estinzione. Molte sono ancora le persone sensibili che sembrano oggi risentirne particolarmente. Ed è proprio solo su questo specifico aspetto che vorrei proporre qualche riflessione, dal momento che sul senso di colpa è disponibile una notevole mole di informazioni.
Nell’antichità la felicità era una ricompensa per pochi eletti selezionati. In un momento successivo venne concepita come un diritto universale che spettava a ogni membro della specie umana. Successivamente, si trasformò in un dovere: sentirsi infelici provoca senso di colpa. Dunque chi è infelice è costretto, suo malgrado, a trovare una giustificazione alla propria condizione esistenziale.
Zigmunt Bauman
Senso di colpa e sensibilità personale
Tra le tipologie di personalità che sembrano provare questa emozione in misura più limitata vi sono senza dubbio quelle narcisistiche e quelle antisociali. Possiamo dunque essere ragionevolmente persuasi del fatto che il senso di colpa appartenga invece per lo più a persone piuttosto sensibili, capaci di identificarsi empaticamente con il vissuto altrui e di attribuirsi responsabilità per l’altrui sofferenza.
Un’emozione di questo tipo è in grado di suscitare in alcune persone un vissuto depressivo che non sembra essere ragionevolmente fondato. A poco possono valere in casi come questi le rassicurazioni delle persone vicine.
Alcuni individui permangono in una condizione di colpa anche quando la realtà dei fatti da cui originano questi vissuti sembra essere del tutto diversa da quella percepita. Ma non di rado nel loro animo vi è qualcosa di più complesso e profondo, un’inquietudine esistenziale non spiegabile da un normale sentimento di colpa.
Colpa e crisi personale
A volte, nel lavoro terapeutico con alcune persone, si ha in effetti quasi l’impressione che il vissuto della colpa appartenga ad una “crisi” più generale, come se fosse parte di una più profonda ed ampia insoddisfazione relativamente a sé stessi.
E’ davvero interessante notare come, in questi casi, il senso di colpa non venga percepito come il “problema da risolvere”, o il “sintomo da rimuovere”. Questa particolare forma di vissuto emozionale personale sembra piuttosto assumere il ruolo di spinta verso un cambiamento più profondo, che non potrà prescindere dal nobile desiderio di pervenire ad un livello di individuazione più pieno.
Una crisi di questo tipo non di rado fa sorgere nella persona l’anelito a cercare una maggiore profondità di senso nella propria intera esistenza. Non si tratterebbe dunque in casi come questi di “risolvere” il problema del senso di colpa come se fosse un elemento a sé stante. Piuttosto, potrebbe sembrare più utile di comprenderne (paradossalmente) l’utilità. La vita non manca mai di fantasia nel suo proporsi a noi come maestra.
Quel che mi è sempre piaciuto del buddhismo è la sua tolleranza, l’assenza del peccato, la mancanza di quel peso sordo che noi occidentali, invece, ci portiamo sempre dietro e che è in fondo la colla della nostra civiltà: il senso di colpa.
Tiziano Terzani
Colpa e senso di responsabilità
Infine, senso di colpa e senso di responsabilità, in alcune persone possono essere strettamente collegati. Si potrebbe ipotizzare che per alcuni, in qualche modo, l’instaurarsi di un maturo senso di responsabilità possa rappresentare un’interessante evoluzione del più indifferenziato sentimento di colpa.
In altre parole, quando nella persona vi è un sincero desiderio di crescita interiore, se il senso di colpa si trasforma in senso di responsabilità possiamo affermare che il primo sia superato, o almeno in via di risoluzione.
Non si tratta naturalmente di un aspetto universalmente applicabile. E’ una finestra di opportunità di crescita che si apre solamente quando nella persona, oltre alla consapevolezza di riuscire a scorgere nuovi elementi di senso nella propria vita, vi è il sincero desiderio di assumersi responsabilità maggiori all’interno del proprio ambiente in generale.
E anche questo è uno dei possibili percorsi che la nostra vita ci può offrire per acquisire maggior consapevolezza di noi stessi e del nostro ruolo nel mondo.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) – Tiffany Watt Smith (2017) – Atlante delle emozioni umane – Utet