Spesso viviamo la nostra quotidianità talmente avvolti dai ritmi frenetici della vita, che ci “dimentichiamo” di ascoltare noi stessi e di osservare il nostro vissuto interiore, per verificare se quello che stiamo vivendo e sperimentando è frutto di una realtà o di un’illusione. Non sono poche le persone che riferiscono di aver vissuto momenti importanti, passioni intense e momenti di grande felicità, per poi scoprire che il presupposto su cui erano basate aveva natura illusoria.
Molte delle nostre illusioni si creano in uno degli ambiti dove spesso abbiamo un grande bisogno di mantenerle: quello degli affetti. Poche sono infatti le situazioni della vita in cui ci sentiamo esposti al pericolo di soffrire in maniera così grande come quelle relative agli affetti ed ai sentimenti.
Ci troviamo ad avere a che fare con un’illusione ogni volta in cui ci costruiamo un’immagine mentale di una data situazione che non corrisponde alla realtà. Si tratta di un fenomeno molto più frequente di quanto non sembri, e come vedremo a volte è addirittura funzionale al nostro benessere psicologico.
A volte può capitare che, per una serie di circostanze, nulla intervenga a turbare il corso della nostra vita, consentendo alle nostre illusioni di perpetuarsi nel tempo e di continuare a restituirci la percezione di un’esperienza positiva o addirittura felice.
Altre volte capita invece che, a seguito di qualche particolare “life event” o di una presa di coscienza più profonda e realistica, veniamo più o meno bruscamente sbalzati fuori dal nostro “rassicurante” contesto illusorio, scoprendoci poi spesso impotenti, feriti, increduli o tristemente arrabbiati di fronte all’inevitabilità della nuova consapevolezza.
Nel corso dell’infanzia e della giovinezza è abbastanza normale costruirsi delle illusioni, che di norma finiscono poi, nell’età della maturità, per lasciare il posto ad un modo di vedere ed affrontare la vita più consapevole, razionale e realistico.
Si dice non a caso che “diventare realmente adulti comporti la perdita del privilegio di poter incolpare gli altri di ciò che ci accade”, e anche questo “privilegio” è senza dubbio una forma di illusione che prima o poi deve essere compresa e superata.
Più complesso è invece il caso in cui determinate illusioni permangono o vengono addirittura create nell’età adulta. Carl G.Jung affermava che le persone farebbero di tutto per evitare di incontrare la propria Anima, e probabilmente lo stesso si potrebbe dire sull’evitare di lasciar cadere le proprie illusioni. Non di rado siamo ben consapevoli della sofferenza che inevitabilmente occuperebbe in noi il posto lasciato libero da un’illusione spezzata.
E questo è spesso il motivo per cui, pur in presenza di nitide evidenze contrarie e di una grande ragionevolezza e buon senso dimostrati in altre occasioni, nulla sembra consentirci di lasciarle andare. Ma il crollo dell’illusione è spesso inevitabile e/o necessario. Non c’è crescita, non c’è consapevolezza all’interno dell’illusione. Prima o poi deve essere individuata con l’aiuto della ragione e del buon senso, per poi essere allontanata dalla mente con un atto di volontà.
Le persone più autenticamente orientate alla scoperta del proprio Io più vero non hanno alcun dubbio sulla necessità di liberarsi dalle illusioni se si desidera seriamente vivere una vita più piena e consapevole. E forse non è un caso che siano state elaborate, nel corso dei secoli, intere filosofie di vita miranti alla liberazione dall’illusione, per condurre l’uomo “dall’irreale al reale” e farne un essere più pienamente autocosciente.
Chiunque si trovi ad attraversare il desolante deserto interiore lasciato nel proprio cuore dopo la scomparsa di una grande illusione emozionale, sappia che sta solamente intraprendendo il viaggio per “ritornare a sé stesso”. Sta percorrendo quella strada che, per quanto dolorosa, lo condurrà in territori inesplorati ed impregnati di consapevolezza e verità.
Sembrerebbe quasi che l’uomo, in un certo senso, nel corso della sua evoluzione sia ontogenetica che filogenetica, sia chiamato a divenire sempre più consapevole dell’illusione, individuale e collettiva. Siamo immersi in questo fenomeno molto più profondamente di quanto possa sembrare a prima vista.
Basti pensare a quante persone in età avanzata dichiarano di avere rimpianti per aver inseguito, nella loro vita, sogni rivelatisi poi semplici illusioni di momentanea felicità. Tutto questo, a scapito di ben più importanti conseguimenti in termini di consapevolezza e crescita interiore, che vengono però riconosciuti come tali solo dopo aver attraversato la valle dell’illusione.
Sembra dunque non sia possibile per noi evitare questa pericolosa trappola, ma molto possiamo apprendere da questa lezione. Innanzitutto non dobbiamo rinnegare l’esperienza vissuta. Una gioia derivante da un vissuto illusorio, per chi la sperimenta in quel momento è di per se stessa tanto reale quanto una gioia derivante da un’esperienza più autentica.
E’ infatti solo dopo aver raggiunto un adeguato grado di consapevolezza sulle le proprie illusioni che è possibile rendersi conto dell’autenticità di certi vissuti. E invece di arrabbiarci o di provare frustrazione per esserci lasciati andare all’irreale, dovremmo essere grati alla vita per averci ricondotti sulla strada della verità, per quanto dolorosi possano essere i primi passi. Questi primi momenti saranno poi abbondantemente compensati dalla gioia creata in noi da questa nuova e più profonda consapevolezza.
Spesso veniamo travolti dal dolore che accompagna questo processo. Nessun “risveglio” avviene con naturalezza e facilità. Si tratta quasi sempre di momenti di trasformazione interiore piuttosto impegnativi, ma come suggeriva Khalil Gibran, non dobbiamo mai dimenticare che il dolore è “lo spezzarsi del guscio che racchiude la nostra conoscenza. Anche il dolore per la distruzione di un’illusione ha un valore, un valore di consapevolezza e libertà sempre maggiore.