Impazienza e Insoddisfazione

Impazienza e insoddisfazione appartengono al nostro quotidiano. Esse possono però alimentare un desiderio di maggior autenticità esistenziale
Impazienza e Insoddisfazione
Impazienza e Insoddisfazione
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La quotidianità dell’esperienza di impazienza e insoddisfazione

I sentimenti di impazienza e insoddisfazione sono aspetti della nostra esistenza di cui tutti tendiamo a fare frequente esperienza. Vi sono naturalmente notevoli e virtuose eccezioni a questo, ma credo che ciascuno di noi possa rinvenirne almeno qualche traccia all’interno della propria vita.

Uno dei numerosi spunti di riflessione offerti da Roberto Assagioli, alcuni dei quali inediti e resi disponibili dall’Archivio Assagioli, offre una visione di grande modernità e saggezza proprio su questo tema.

Afferma infatti il padre della Psicosintesi che “Quando una difficoltà, una contrarietà, una prova ci si para dinanzi e ci ostacola il cammino, e ancor più quando si presenta una serie di tali prove – la nostra reazione spontanea e ‘naturale’ è un senso di impazienza e di scontento, che può giungere sino alla ribellione.”
Eppure quelle difficoltà, quegli ostacoli hanno funzioni utili nella nostra vita
“. Il problema rimane dunque quello di riuscire a riflettere e ad agire con sufficiente saggezza da saper accogliere questa paradossale utilità.

Molte delle frustrazioni che attanagliano le persone oggi, nel frenetico vissuto quotidiano, sembrano proprio derivare dall’impazienza verso la realizzazione dei propri desideri, e dall’insoddisfazione che ne consegue.

L’incapacità di differire il bisogno di gratificazione immediata delle proprie pulsioni può essere fonte di malesseri anche gravi, che non di rado portano le persone a richiedere un aiuto psicologico.

Una scossa salutare…

Oggi possiamo avere davvero tanto. La stragrande maggioranza delle persone può fare cose che fino a qualche decennio fa erano privilegio di pochi. Eppure il livello di insoddisfazione tende addirittura a crescere, nella nostra vita.

Assagioli afferma che le contrarietà e gli ostacoli che la vita ci pone di fronte dovrebbero innanzitutto servire a “saggiare la serietà, la saldezza, la costanza dei nostri propositi”. In questo modo abbiamo la possibilità di selezionare quegli ambiti che si dimostrano davvero degni dei nostri sforzi e dei più impegnativi sacrifici.

Le contrarietà servirebbero a “darci una scossa salutare”, in modo da risvegliare e alimentare in noi quelle risorse che rimarrebbero altrimenti sopite. A volte sembra necessario provocare un qualche tipo di attrito interiore per generare il fuoco della volontà, della saggezza o della creatività.

Spesso è solo in questo modo che possiamo far nascere “delle vivide scintille nella nostra anima”, in grado di arricchirci e rivelare a noi stessi. Un’opera “ha tanto maggior efficacia e persistenza, ha tanto maggior potere di irradiazione, quanto più ci è costata, quanto più vita abbiamo dovuto immettere in essa, quanti più sacrifici abbiamo dovuto fare per attuarla”.

Nulla è più pericoloso e mortale per l’anima che occuparsi continuamente di sé e della propria condizione, della propria solitaria insoddisfazione e debolezza

Hermann Hesse

Insoddisfazione e profondità esistenziale

I modelli che la modernità offre sono però per lo più oggi rivolti al godimento del maggior numero di esperienze possibili. Esse sono da attuare in tempi sempre più brevi e con l’illusoria aspettativa che questa possa essere la strada verso la felicità.

Mi rendo però sempre più conto, anche dai contenuti dei colloqui individuali con le persone, che accanto a tutto questo in molte persone vi è la bellezza di un profondo desiderio di autenticità e arricchimento interiore.

Possiamo dunque scegliere consapevolmente se concedere alla nostra impazienza e all’insoddisfazione il potere di intrappolare la nostra vita entro schemi che obbediscono esclusivamente al “principio del piacere“. Oppure se considerare le difficoltà, gli ostacoli e le frustrazioni come paradossali ma potenti alleati nel nostro cammino verso una vita di pienezza e di profondità esistenziale.

Come sempre, mi permetto di insistere sul fatto che non è necessariamente ciò che la vita ci offre, nel bene e nel male, a determinare il nostro livello di felicità. Uno stato di autentica gioia e di piena realizzazione esistenziale, o addirittura spirituale, deriva piuttosto dal modo in cui decidiamo di accogliere ed interpretare gli eventi. In modo particolare, quando la loro inevitabilità supera i nostri più coraggiosi sforzi di modificarne il corso.

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