Ho letto recentemente un articolo su un sito che propone contenuti piuttosto interessanti per chi è alla ricerca di qualche approfondimento nell’ambito della Psicologia del Benessere Esistenziale. L’articolo offre una panoramica molto interessante sul tema della “Capacità di Amare“, visto però da una prospettiva piuttosto inusuale oggi.
Il riferimento all’articolo è riportato di seguito. Essendo rimasto particolarmente colpito dalla forza che dimostrano alcuni dei concetti in esso contenuti, ho deciso di trascriverne una ampia sintesi tradotta, con qualche piccolo adattamento personale per mettere in evidenza alcuni aspetti. In una realtà come quella quotidiana, in cui la parola “Amore” viene utilizzata con una frequenza davvero incredibile, è forse importante riflettere sul significato più autentico di questo aspetto.
Ben lungi dall’essere semplicemente un’emozione, l’Amore è infatti una forza che può trasformare completamente la qualità della vita, sia la propria che quella delle persone che appartengono al proprio ambiente. In questo spazio analizzeremo qualche suggerimento per migliorare il benessere psicologico, attingendo a quelle risorse interiori che, pur essendo sempre disponibili in noi, non sono forse facili da riconoscere. Ecco dunque di seguito i contenuti dell’articolo citato.
https://www.theschooloflife.com/thebookoflife/how-to-love/
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La capacità di amare nelle relazioni interpersonali
Uno dei più grandi enigmi con cui la vita quotidiana ci costringe a confrontarci regolarmente riguarda la natura troppo spesso meschina delle intenzioni umane. Perchè così tanta cattiveria, inaffidabilità, aggressività o menzogna? Di fronte ad interrogativi come questi saremmo senza dubbio tentati di rispondere che in effetti le persone sono cattive. E purtroppo così in effetti è, almeno in determinati casi.
Potremmo però trovare particolarmente interessante effettuare un esperimento mentale in grado di mettere in discussione molte delle nostre certezze, complicando ulteriormente la nostra visione della realtà. L’esperimento consiste nel tentativo di guardare agli altri “attraverso gli occhi dell’amore”. Va da sé che si tratta di un approccio alla vita piuttosto impegnativo. Il rischio di perdere la pazienza quando si ha a che fare con persone difficili è notevole, ed è pertanto preferibile effettuarlo in momenti in cui siamo predisposti all’equilibrio e alla tranquillità. Se davvero dovessimo riuscire a gestire nel modo migliore situazioni di questo tipo, potremmo pervenire ad uno dei momenti di soddisfazione etica più importanti della nostra vita.
Di norma siamo infatti piuttosto assorti nel nostro personale punto di vista, ed inclini a comportarci secondo le nostre personali regole morali. Eppure, di tanto in tanto, scopriamo di avere la forza di osservare le altre persone attraverso una lente diversa. Ci rendiamo conto che la loro realtà è probabilmente molto più complessa e densa di sfumature rispetto a quanto potremmo supporre.
Per questa ragione, contrariamente a come saremmo istintivamente predisposti ad agire, queste persone potrebbero essere meritevoli di una considerazione completamente diversa da parte nostra. Forse potremmo ottenere risultati sorprendentemente diversi nella relazione con loro se riuscissimo a superare la momentanea contrarietà e frustrazione che suscitano in noi i loro comportamenti.
Si tratta in sostanza, come dicevamo, di osservare gli altri attraverso gli occhi dell’amore. E questo impegnativo proposito implica alcuni presupposti, come quelli che seguono.
1. Usare la propria Immaginazione
L’atteggiamento moralista tende a valutare le persone per come si comporterebbero nei loro momenti peggiori. Il pensiero caratterizzato da una visione amorevole invita invece ad utilizzare la propria immaginazione per acquisire una maggior consapevolezza sulle ragioni dei comportamenti altrui. Nel momento in cui si comportano male con noi, forse hanno qualche preoccupazione. Forse stanno vivendo un momento di grande ansia e disperazione. Forse il loro intento era completamente diverso, ma a causa del loro stato d’animo l’effetto sulle altre persone può essere molto diverso da quanto avrebbero voluto.
Osservando la situazione con occhio amorevole, potremmo vedere un grande dolore dietro ad una sfuriata. Potremmo percepire una fragile vulnerabilità dietro ad un atteggiamento snobista e ostentante grandiosità. Sarebbe meno difficile ricordarsi che chi abbiamo di fronte è stato un bambino prima di essere un adulto aggressivo, e che la sua infanzia potrebbe essere stata caratterizzata da traumi e difficoltà precoci.
Un occhio incline ad una sensibile ed amorevole compassione scorge le qualità migliori delle altre persone, anche quando rimangono sotto la superficie. Costoro, potrebbero essere semplicemente impegnati nel tentativo di mitigare le circostanze di una vita che a loro stessi può apparire catastrofica.
2. Osservare con occhi diversi
Una modalità amorevole di pensiero rifiuta la convinzione che possa esistere qualcosa come il male fine a se stesso. Il cattivo comportamento è invariabilmente la conseguenza del dolore: chi grida non si sente ascoltato; il sarcastico è stato umiliato; il cinico insensibile soffre di qualche perduta speranza.
Tutto questo non solleva certamente le persone dalle proprie responsabilità. Può però essere un prezioso invito ad osservare la realtà da un punto di vista diverso. Se riusciamo a pensare che un’azione sbagliata ha probabilmente una ferita personale alle spalle, forse è più facile rendersi conto che non sempre le azioni altrui scaturiscono dalla mera ambizione. E quando il nostro pensiero è ricco di amore e compassione possiamo con più facilità distinguere i comportamenti volutamente spiacevoli da quelli scatenati da qualche problematica personale.
3. Non fermarsi al titolo
Il pensiero moralista ama il sensazionalismo del titolo. Una modalità amorevole di pensiero cerca invece di approfondire l’intera storia. Ciò che si nasconde dietro ad un titolo come“Moglie arrabbiata abbandona la famiglia” può essere il frutto di eventi acceduto qualche decennio prima. Può essere la conseguenza di quanto accaduto in una vecchia casa, per mano di genitori instabili, che hanno distrutto l’innocenza e la stabilità di una bambina. “Gli scandali di un amministratore rovinano l’azienda” potrebbe non essere il titolo di una storia di mera avidità o venalità. Potrebbe però velare un vissuto di perdita, di dolore o malattia mentale. Di fronte allo slogan, il compito del pensiero amorevole è quello di mantenere un amorevole interesse per la storia sottostante.
4. Vedere il bambino interiore
Considerare gli altri con amore significa saper prestare attenzione al bambino che è in loro. Anche se abbiamo di fronte un uomo o una donna ormai completamente cresciuti, il loro comportamento sarà sempre connesso con i primi anni della loro vita. Potrebbe dunque essere una buona idea quella di ignorare, qualche volta, l’adulto che abbiamo di fronte per entrare in risonanza con il bambino arrabbiato e confuso che si nasconde al suo interno.
Dovremmo sostanzialmente comportarci come se avessimo di fronte un bambino. Quando i bambini ci irritano non li definiamo cattivi o deviati. Riusciamo sempre a trovare una spiegazione semplice e tranquillizzante in grado di giustificare i loro comportamenti. E di certo non attribuiamo loro intenzioni negative. Al contrario, tendiamo ad individuare sempre motivazioni benevoli.
Per i bambini abbiamo sempre a disposizione un ventaglio di spiegazioni razionali e positive da cui attingiamo quando interagiamo con loro. Quando il loro umore è irritabile pensiamo che lo stiano facendo per stanchezza, o perchè stanno spuntando di dentini, oppure ancora perchè sono preoccupati per l’arrivo di un fratellino.
Se avessimo la stessa pazienza con gli adulti, e riuscissimo ad adottare un modello di spiegazione che tende a giustificare i comportamenti, la nostra prima ipotesi sulle cause delle loro azioni nei nostri confronti potrebbe essere molto diversa. Alcuni atteggiamenti che abbiamo nei confronti dei bambini, se opportunamente adattati ad un destinatario adulto possono fare miracoli nel creare una risonanza empatica con le loro emozioni.
5. A volte è semplicemente sfortuna
Il pensiero moralista induce a pensare che le persone ottengano dalla vita esattamente ciò che meritano. Una modalità amorevole di pensiero semplicemente osserva le cose per come si presentano. Anche gli eventi più drammatici della vita possono capitare a persone che si comportano in maniera impeccabile verso gli altri.
Per quanto ci è dato comprendere, viviamo in un universo che purtroppo è del tutto imprevedibile. Le “sventure” vengono distribuite in maniera del tutto casuale, senza alcun criterio di equità o di giusta retribuzione-punizione. Al fine di avere un corretto atteggiamento verso gli altri è dunque indispensabile accettare la “spaventosa” ipotesi che il fallimento non è per nulla destinato solamente alle persone cattive. Cerchiamo quindi di non giudicare le persone in base a criteri di questo tipo.
6. Una pazienza infinita
I pensatori moralisti raggiungono le loro certezze rapidamente. Chi adotta invece una modalità di pensiero amorevole si prende il giusto tempo per avere più chiara la situazione. Persino di fronte a comportamenti spiacevoli di altre persone, come una momentanea perdita di controllo, qualche accusa o osservazioni che mancano di rispetto, ha la capacità di mantenere la calma e la giusta serenità.
La migliore qualità delle persone caratterizzate da una grande capacità di amare è sostanzialmente un’istintiva tendenza a trovare spiegazioni ragionevoli per ogni comportamento altrui. Anche nelle persone più impulsive e agitate riescono a vedere un carattere adorabile. Di fronte ad una persona che batte i pugni sul tavolo o che sostiene aggressivamente qualche idea stravagante, riescono comunque a considerare prima di tutto il fatto che potrebbe semplicemente trattarsi di una manifestazione di stress o di una malcelata preoccupazione.
7. Redimere le qualità individuali
Chi è dotato di una saggia capacità di amare tende ad interpretare le qualità altrui come punti di forza, pur essendo perfettamente in grado di individuare anche i punti di debolezza. Di fronte a questi ultimi, parte comunque dal presupposto che in un modo o nell’altro, qualsiasi aspetto problematico di una persona deve avere una controparte positiva. Forse si tratta solamente di volerla vedere, e per questa ragione la persona dal pensiero amorevole compie un consapevole sforzo per rintracciare queste connessioni.
Rendersi conto della pedanteria o dell’intransigenza di qualcuno è piuttosto facile ed immediato. Più difficile potrebbe essere notare la loro precisione e l’onestà. Concentrarsi sulle difficoltà di una persona e sui suoi aspetti problematici impedisce di vederne l’entusiasmo creativo, che rischia pertanto di rimanere nascosto. Nessuno al mondo possiede solo difetti, e se sappiamo osservarli assieme agli inevitabili pregi, le difficoltà nei rapporti interpersonali potrebbero appianarsi notevolmente.
8. Tutti possiamo essere “peccatori”
Il più grande incoraggiamento ad osservare gli altri da una prospettiva amorevole viene dall’inevitabile constatazione che ciascuno di noi è ben lontano dalla perfezione e in qualche aspetto persino un po’ stravagante. Sentirsi superiori o migliori degli altri ostacola fortemente il processo di armonizzazione dei rapporti. Iniziare a riconoscere le proprie imperfezioni e le proprie stranezze è un buon inizio per migliorare le proprie competenze relazionali.
Solo una rigida credenza nella propria perfezione conduce a comportarsi come giudici severi delle imperfezioni altrui. Osservando il mondo con occhi amorevolmente più realistici, ci si scopre costretti ad ammettere che nessuno può essere considerato una persona unicamente cattiva. Dietro ad ogni comportamento incivile c’è spesso dolore, ansia e sofferenza, che sovrapponendosi hanno determinato un carattere particolare.
Tutto ciò non ha la funzione di ostentare un’ipocrita gentilezza. Si tratta di uno sforzo sincero, autentico e costante per arrivare alla natura autentica delle cose; per arrivare a conoscere la realtà in maniera più completa.
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Senza dubbio l’applicabilità alla nostra vita quotidiana di indicazioni come quelle contenute in questo scritto presenta enormi difficoltà. Esige un cambio di mentalità e di approccio piuttosto complesso per quella che è la natura relazionale dell’uomo medio. Eppure, volendo anche solamente compiere lo sforzo di porsi nella giusta prospettiva, potremmo renderci conto della quantità enorme di successi che potremmo realizzare nei nostri rapporti con le persone.
La precisazione conclusiva sulla necessità dello sforzo personale in questa direzione, chiarisce ogni dubbio sul fatto che non si tratta in alcun modo di assumere un atteggiamento finalizzato ad uno scopo. Non si tratta di indossare una maschera al fine di ottenere vantaggi sociali. Si tratta piuttosto di mettere in discussione le proprie certezze su sé stessi e dichiararsi disponibili ad una rielaborazione profonda del proprio vissuto interiore.