I Simboli – elementi di trasformazione delle energie psichiche
Il termine simbolo deriva dal greco symbàllein, il cui significato è “mettere assieme“. Nella grecia antica, infatti, alcuni oggetti (come ad esempio una moneta) venivano opportunamente divisi in due metà e consegnate a due persone diverse, che avrebbero così avuto la possibilità di “riconoscersi” a distanza di un determinato periodo di tempo. E questo mezzo di riconoscimento era definito “simbolo”. Da qui è facile comprendere come il simbolo abbia dunque una funzione che, come affermato nel Dizionario Garzanti di Psicologia (alla voce “simbolo”) “rinvia ad una determinata realtà che non è decisa dalla convenzione, ma dalla ricomposizione di un intero“.
Il capitolo introduttivo al Dizionario dei Simboli (Chevalier-Gheerbrandt), fornisce una spiegazione piuttosto approfondita e completa sul significato del concetto di simbolo, di cui riportiamo dunque alcuni spunti tra i più interessanti. Viene innanzitutto affermato come l’immaginazione, non più irrisa come la pazza del villaggio, può oggi essere considerata la sorella gemella della ragione, essendo ispiratrice di scoperte e progresso. I simboli rappresenterebbero proprio il cuore di questa vita immaginativa, grazie alla loro capacità di rivelare l’inconscio e al loro potere di aprire lo spirito all’ignoto e all’infinito.
I simboli possono essere definiti come dei “condensatori di energie”, che possono essere opportunamente conosciute e risvegliate, grazie ad un corretto sforzo interpretativo che non può non avvalersi della più alta facoltà della mente umana: l’intuizione. Affermare che viviamo in un mondo di simboli (sempre citando il Dizionario) sarebbe limitante, dal momento che è più corretto affermare che un mondo di simboli vive in noi. Il suo significato tende però a sfuggire, dal momento che la nostra coscienza non è sempre nè preparata nè disponibile ad accettare la discontinuità che il simbolo offre, la possibilità di passare ad una dimensione diversa e ad un nuovo ordine delle cose. Il simbolo quindi, nella sua complessità rivela celando e cela rivelando.
Carl G. Jung e l’interpretazione dei simboli
Per Carl Gustav Jung, il simbolo non sarebbe nè un’allegoria, nè un semplice segno, ma un’immagine adeguata a indicare il meglio possibile la natura oscuramente intuita dello spirito. Il simbolo, dal suo punto di vista, non spiega nulla, non contiene nulla, rinvierebbe semplicemente al di là di se stesso, verso un senso ancora al di là, inafferrabile, oscuramente presentito, che nessuna parola di una lingua che noi parliamo potrebbe esprimere adeguatamente.
Il Dizionario prosegue poi affermando che il simbolo ha prima di tutto una funzione di ordine esplorativo. Esso implica qualcosa di vago, di sconosciuto e nascosto per noi. Quando lo spirito intraprende l’esplorazione di un simbolo è condotto verso idee che si situano al di là di ciò che la nostra ragione può cogliere. Ma ciò verso cui i simboli più potenti rinviano (ad esempio quelli che secondo Jung avrebbero un carattere “archetipico”) è ben lungo dall’essere una pura bizzarria dell’immaginazione.
Il simbolo avrebbe poi anche una funzione mediatrice: “lancia dei ponti, raduna elementi separati, collega il cielo e la terra, la materia e lo spirito, la natura e la cultura, il reale e il sogno, l’inconscio e la coscienza. Alle forze centrifughe di uno psichismo istintivo portato a disperdersi nella molteplicità delle sensazioni e delle emozioni, il simbolo contrappone una forza centripeta, stabilendo un centro di relazioni al quale il molteplice si riferisce e in cui si trova la sua unità“.
Una funzione del simbolo molto più complessa, descritta da C.G.Jung, è quella trascendente, intesa come la capacità di collegare e armonizzare i contrari. Il simbolo può “stabilire una connessione tra due forze antagoniste e, di conseguenza, di superare delle contrapposizioni e di aprire così la strada a un progresso della coscienza“.
L’interpretazione dei simboli secondo Roberto Assagioli
Vale forse la pena riportare in questa pagina introduttiva all’interpretazione dei simboli anche qualche spunto tratto dai lavori di Roberto Assagioli. Egli, in un suo scritto dal titolo “Simboli di esperienze transpersonali“, afferma che “i simboli rettamente riconosciuti ed intesi hanno grande valore: sono evocativi e suscitano la comprensione intuitiva diretta; anzi, il fatto che le parole indicanti realtà superiori abbiano radici nell’esperienza dei sensi serve a mettere in luce delle essenziali corrispondenze analogiche fra mondo esterno e mondo interno, fra macro e microcosmo“. Egli raccomanda però anche che i simboli non vengano presi alla lettera, altrimenti si corre il rischio di fermarsi al simbolo stesso e mancare la verità a cui esso indirizza.
Le interpretazioni dei simboli qui proposte si basano dunque sia sulle osservazioni degli autori citati che su altri contributi di natura prevalentemente psicologica o filosofica, con l’obiettivo di fornire qualche chiave di lettura di tipo introspettiva e psicologico-trasformativa.
Nel tentativo di interpretare i simboli prodotti ad esempio dall’immaginazione, dal sogno o da visualizzazioni creative, è sempre bene tener presente che se da un lato posseggono un significato ampio e spesse volte transculturalmente condiviso, dall’altro va indagata la presenza di “investimenti soggettivi“. Il fuoco viene generalmente riconosciuto come simbolo di forza, energia, creatività, passione, ecc. ma per una persona che di lavoro fa il ‘vigile del fuoco’ tale simbolo sarà più che altro associato ad una tematica di pericolo, perdita o sofferenza in generale. Di norma, l’investimento soggettivo è molto più forte rispetto a quello universale. Ignorarne la presenza porta a gravi errori interpretativi.