Il Simbolo del Fuoco

Il simbolo del fuoco in chiave psicologica, emblema di profonda trasformazione interiore, di sublimazione del grossolano nel sottile, di elevazione e purificazione.
Il Simbolo del Fuoco
Il Simbolo del Fuoco
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Il simbolo del Fuoco abbraccia una quantità di significati di una vastità tale da rendere praticamente impossibile il tentativo di condensarne i più importanti aspetti in un singolo articolo, come questo. Ci concentreremo qui pertanto solamente sui più importanti aspetti di natura psicologica che questo simbolo sembra evocare, da sempre, nell’immaginario umano. Il Fuoco è infatti uno dei simboli archetipici più universalmente rappresentati in tutte le culture, e molto probabilmente anche uno i cui significati sono tra i più misteriosi ed occulti.

Roberto Assagioli, nel suo testo “Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica” ne riassume infatti il significato con queste parole: “Al livello puramente umano è un simbolo di calore, di protezione dal freddo e di difesa dagli animali feroci per l’uomo primitivo. Ma è anche simbolo di processi di trasformazione, del cambiamento e purificazione di materia grezza; perciò è un importante simbolo alchemico connesso con la trasmutazione e la sublimazione.
Inoltre è un simbolo di distruzione, di pericolo, ed infine è uno dei più puri, se non il più puro, simbolo sia dello spirito nell’uomo che ascende verso lo Spirito universale, sia del ‘fuoco’ che scende dal cielo”.

In maniera più estesa, ma sulla stessa linea di significato, l’Enciclopedia Treccani riporta quanto segue sul simbolo del fuoco: “L’importanza che il fuoco ha per la vita umana e in particolare quella che ha avuto nelle civiltà arcaiche e antiche spiega anche il posto che esso occupa in quasi tutte le religioni del mondo, sia nella mitologia sia nel culto. Tra gli innumerevoli miti dell’origine del fuoco, spicca quello del furto, il cui esempio classico è il mito di Prometeo, che si ritrova in varie forme presso popoli primitivi di tutti i continenti. I temi del furto, della ricerca o dell’invenzione sempre più o meno fortunosa del fuoco accennano a una sostanziale problematica del padroneggiamento di esso da parte dell’uomo e a una perenne enigmaticità del suo prodursi e manifestarsi, che ne provocano l’immediata collocazione nella sfera del sacro.
La presenza del fuoco quale realtà divina si articola in una vastissima gamma di funzioni: il
fuoco sacrificale trasmette alle divinità le offerte degli uomini; ma ha una parte importante anche nei riti di purificazione, nei riti funerari (cremazione), e in riti cosiddetti di passaggio, in cui, per instaurare un rinnovamento delle condizioni (per es., nelle feste di capodanno o dopo un caso di morte), si spengono i fuochi e se ne accendono di nuovi”.

Lasciate che vi spieghi meglio questa cosa. Così come vi sono tre virtù principali nel fuoco: calore, luce e fuggevole sottigliezza, così vi sono nell’essenza dell’anima tre analoghe virtù: della vita, del comprendere e del desiderare… In momenti diversi l’anima produce la sua varietà di semi in maggiore o minore profusione

Marsilio Ficino, Commentario sopra il Fedro di Platone

Il simbolo del Fuoco nelle filosofie antiche

Eraclito, lo indicava come “l’elemento fondamentale”, l’arché, il principio da cui sono generate tutte le cose, e tutte le cose altro non sarebbero se non trasformazioni del fuoco. La complessità interpretativa di affermazioni come queste richiede senza dubbio una profondità intuitiva non comune, al punto che, com’è noto, al filosofo del divenire venne attribuito l’appellativo di “oscuro”. Nel testo “Storia della Filosofia” di G.Reale e D.Antiseri il fuoco eracliteo è descritto con queste parole:“è perennemente mobile, è vita che vive della morte del combustibile, è incessante trasformazione del combustibile in fumo e cenere, è, come in modo perfetto dice Eraclito del suo Dio, «bisogno e sazietà». In altri termini, il fuoco è unità di contrari: è bisogno delle cose, e in tal senso fa essere le cose; ma è anche sazietà delle cose, e in tal senso distrugge e fa morire le cose”.

Non meno misteriosi sono i significati del simbolo del fuoco che giungono a noi dalle più antiche tradizioni orientali. L’ottimo Dizionario dei Simboli (Chevalier-Gheerbrandt) a p.475 riporta ad esempio questo interessante spunto, che dimostra quanto il mistero di questo simbolo sia ben lontano dall’essere comprensibile con immediatezza. “Al fuoco sacrificale dell’induismo, il Buddha sostituisce il fuoco interiore, che è nello stesso tempo conoscenza penetrante, illuminazione e distruzione dell’involucro […]. Le Upanishad assicurano parallelamente che bruciare esteriormente non è bruciare […]. E’ almeno curioso notare che Abū Yaʿqūb Sajastani considera il fuoco nella funzione di ‘portare le cose allo stato sottile’, mediante la combustione dell’involucro grezzo”.

E questo spunto di riflessione ci consente di introdurre uno degli aspetti psicologici più affascinanti del simbolismo legato al fuoco: la trasformazione interiore. Naturalmente si tratta di un concetto che emerge di norma nell’ambito delle diverse tradizioni spirituali, ma non è senza dubbio meno rappresentativo anche dei processi interiori che emergono durante un percorso di crescita psicologica. Non a caso Jung ne parla estesamente utilizzando il linguaggio simbolico dell’alchimia, come vedremo in seguito.

Il simbolo del fuoco nella filosofia di Bachelard

Gaston Bachelard è il filosofo che più di tutti ha influenzato il pensiero e le scoperte di Robert Desoille, il cui lavoro consentì lo sviluppo del metodo oggi conosciuto come “Esperienza Immaginativa“, a cui ampio spazio è dedicato nelle pagine di questo sito.

Bachelard parla del simbolo del fuoco evidenziando la contraddittorietà della sua natura, aspetto che lo renderebbe però idoneo ad incarnare “uno dei principi universali“. Il suo pensiero non è mai semplice ed immediato, ma questo estratto dal suo testo “La Psicoanalisi del Fuoco” rende conto della profondità con cui il filosofo contemplava la vastità di quest simbolo:

“Il fuoco e il calore offrono mezzi di espressione nei campi più vari, poiché costituiscono l’occasione per ricordi imperituri, per esperienze personali semplici e decisive. Il fuoco, in tal senso, è un fenomeno privilegiato, che può spiegare ogni cosa. Se tutto ciò che cambia lentamente si spiega attraverso la vita, ciò che cambia rapidamente si spiega attraverso il fuoco. Il fuoco è l’ultravivente. Il fuoco è intimo e universale. Vive nel nostro cuore. Vive nel cielo. Giunge dagli abissi della sostanza e si offre come un amore. Ridiscende nella materia e si nasconde, latente, sopito come l’odio e la vendetta. Tra tutti i fenomeni, è veramente il solo che possa ricevere in modo così chiaro i due valori contrari: il bene e il male. Il fuoco splende in paradiso. Brucia all’inferno. E’ dolcezza e tortura. E’ cucina e apocalisse. E’ gioia per il bambino tranquillamente seduto accanto al focolare; e tuttavia punisce ogni disobbedienza se il bambino si avvicina troppo per giocare con le fiamme. E’ benessere e rispetto. E’ un dio tutelare terribile, buono e cattivo. Può contraddirsi: è dunque uno dei princìpi di spiegazione universale“.

Dato che ci occupiamo qui del simbolo del fuoco in chiave psicologica, è senz’altro interessante anche l’accostamento che Bachelard propone, sempre nell’opera citata, tra il “complesso di Prometeo” e il ben più noto “complesso di Edipo“. Il filosofo francese suggerisce l’idea di “annoverare sotto il nome ‘complesso di Prometeo’ tutte le tendenze che ci spingono a «sapere » come i nostri padri, più dei nostri padri, come i nostri maestri, più dei nostri maestri”.

Il furto del fuoco della conoscenza compiuto dal Prometeo mitologico apparirebbe dunque in quest’ottica come quello stadio psicologico-evolutivo necessario per garantire il raggiungimento di una maturazione intellettuale adatta ad assicurare sia la pienezza dello sviluppo individuale, che il proprio contributo personale allo sviluppo dell’umanità nel suo insieme. Una fase dunque forse più importante ancora rispetto al raggiungimento della piena maturità sessuale ottenuta grazie al superamento del complesso di Edipo, almeno secondo il punto di vista della psicoanalisi classica.

Il terribile prezzo pagato da Prometeo per il gesto di “rubare il fuoco agli dei” rende conto della forza di questo impulso umano alla conoscenza, a quella profonda conoscenza interiore che deve essere ottenuta a qualsiasi prezzo, correndo qualsiasi rischio e andando incontro alla certezza della “vendetta” degli dei.

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Dai contributi fino ad ora analizzati, il simbolo del fuoco appare come emblema di profonda trasformazione interiore, di sublimazione del grossolano nel sottile, di elevazione e purificazione. In un percorso psicologico di crescita interiore, “bruciare” ciò che non è più necessario, alla fine, significa rendere più “pura” la propria personalità, renderla affine alla propria natura più autentica affinché possa manifestarsi il proprio sole interiore.

Per concludere riportiamo un ultimo aspetto della trattazione psicologica del simbolo del fuoco, quella che lo vede protagonista delle ricerche condotte da Carl G.Jung sul rapporto tra simbolismo alchemico e Psicologia Analitica.

Il Fuoco nell’Alchimia Psicologica

Uno degli ambiti in cui il simbolismo del Fuoco è stato posto in evidenza con particolare enfasi è quello alchemico. Ci riferiamo qui, naturalmente, ad una visione esclusivamente psicologica dell’alchimia, come quella a cui Jung ha dedicato ampio spazio nel corso dei suoi studi. Jeffrey Raff, nel suo testo Jung e l’immaginario alchemico, afferma infatti che “Il Fuoco è forse il simbolo più importante in tutta l’alchimia, e per gli alchimisti rimane uno dei misteri centrali. Vi sono molti tipi di Fuoco, e molti significati che il Fuoco può rivestire. In ambito Junghiano, il Fuoco è stato interpretato come segno di intensa passione, o di desideri che devono venire frustrati per alimentare il processo di trasformazione.

Raff specifica che questo aspetto è solo una tra le diverse manifestazioni che può assumere questo simbolo. In ambito psicologico ha senza dubbio un’importanza particolare, in quanto sarebbe anche alla base del fenomeno della Sublimazione già descritto da Freud. Le energie psichiche sarebbero in grado non solo di trasformarsi, ma anche di trasmutare la loro natura in direzione ascendente. Si tratta di un concetto piuttosto complesso, rispetto al quale dobbiamo qui limitarci ad accennare al fatto che le energie psichiche, soprattutto quelle particolarmente intense come quelle di natura sessuale, possono trovare espressione anche in forme “sublimate”, come ad esempio le forme artistiche. La cosa fondamentale è che alla base vi sia un Fuoco sufficientemente potente da poter essere reindirizzato verso questo tipo di dimensione.

Rimanendo sul versante simbolico-alchemico, il Fuoco può assumere anche una valenza di tipo “spirituale”. Raff prosegue infatti affermando che “Il simbolismo del Fuoco è talmente complesso che nessuna interpretazione semplicistica può renderne conto […]. Il Fuoco è visto spesso come una forza spirituale che viene da un potere personale nascosto od occulto […]. Il Fuoco è un principio spirituale che agisce in modo tale da creare trasformazione. Alimenta il processo, e non sono la frustrazione, il desiderio o qualsiasi altro atto cosciente a crearlo, perchè emerge dall’interno del mondo spirituale stesso. E’ certamente correlato al simbolismo del Sé, e si potrebbe leggerlo come l’innato potere del Sé di costruire la propria stessa trasformazione.

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