Il Simbolo del Serpente

Al di là delle interpretazioni di tipo psicoanalitico classico, il Simbolo del Serpente può ricondurci ad aspetti psichici di elevazione e trascendenza.
Il Simbolo del Serpente
Il Simbolo del Serpente
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“Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. […] Allora il Signore Dio disse al serpente […] ‘Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.

(Genesi 3, 1-14-15)

L’interpretazione dei simboli che possono emergere nel Sogno o nell’Esperienza Immaginativa è un’operazione sempre molto delicata. Essa andrebbe effettuata solamente quando si conosca piuttosto bene la situazione psicologica della persona in oggetto. I simboli possono infatti assumere valenze anche molto diverse a seconda della persona alla cui coscienza affiorano. E ciò appare particolarmente vero per il simbolo del Serpente.

Questo simbolo è senza dubbio uno dei più curiosi e più studiati in Psicologia. Esso infatti è presente in molte culture fin dall’antichità con valenze piuttosto eterogenee a seconda dei contesti, del momento storico e delle diverse situazioni. Basti pensare alla valenza duplice che il Simbolo del Serpente possiede all’interno della simbologia cristiana. Nel racconto biblico del Giardino dell’Eden, ad esempio, è rappresentato come il simbolo tentatore di Satana. Ma nel Vangelo di Matteo (10:16) troviamo un’espressione con tutt’altro tipo di significato “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe“.

La simbologia legata a questo animale è piuttosto nota. Ci limitiamo pertanto a riportare in questo scritto solamente alcuni particolari di più difficile reperibilità e che non mancheranno di incuriosire il lettore appassionato alle questioni psicologiche.

Per una rapida panoramica culturale sul Simbolo del Serpente, prima di passare agli aspetti psicologici, possiamo fare ricorso alla straordinaria erudizione di René Guénon, che nel suo celebre testo “Simboli della Scienza Sacra” così si esprime in proposito:

“[…] si dimentica quasi sempre che il serpente ha pure un aspetto benefico, che si trova d’altronde anche nel simbolismo dell’antico Egitto, particolarmente sotto la forma del serpente regale, “uraeus” o basilisco […]. Persino nell’iconografia cristiana, il serpente è talora un simbolo di Cristo [Nel “Roi du Monde”, cap. III, abbiamo segnalato a questo riguardo la raffigurazione dell’«anfisbena» o serpente a due teste, una delle quali rappresenta Cristo e l’altra Satana]; e il Sheth biblico, di cui abbiamo segnalato altrove il ruolo nella leggenda del Graal […], è spesso considerato una «prefigurazione» di Cristo [È verosimile che gli Gnostici detti «Sethiani» non differissero in realtà dagli «Ofiti», per i quali il serpente (ophis) era il simbolo del Verbo e della Saggezza (Sophia)].

Si può dire che i due Sheth non sono altro, in fondo, che i due serpenti del caduceo ermetico […]: sono, se si vuole, la vita e la morte, prodotte entrambe da un potere unico nella sua essenza, ma duplice nella sua manifestazione […].Se ci fermiamo a questa interpretazione in termini di vita e di morte, per quanto essa non sia in definitiva che un’applicazione particolare della considerazione di due termini contrari o antagonisti, la ragione è che il simbolismo del serpente è effettivamente legato, prima di tutto, all’idea stessa di vita [Questo significato è evidente in particolare per il serpente che si arrotola attorno al bastone di Esculapio]: in arabo il serpente è “el hayyah”, e la vita “el hayah” (ebraico “hayah”, nello stesso tempo «vita» e «animale», dalla radice “hayi” comune alle due lingue) [“El Hay” è uno dei principali nomi divini; si deve tradurlo non con «il Vivente» come si fa spesso, ma con «il Vivificante», colui che dà la vita o è il principio della vita].
Questo, che si ricollega al simbolismo dell’«Albero della Vita» […], consente al tempo stesso di intravedere un singolare rapporto del serpente con Eva (Hawa, «la vivente»); e si possono qui richiamare le raffigurazioni medioevali della «tentazione» in cui il corpo del serpente arrotolato all’albero è sormontato da un busto di donna […].


Cosa non meno strana, nel simbolismo cinese, Fo hi e sua sorella Niu Koua, che si dice abbiano regnato insieme, e formano una coppia fraterna come se ne trovano anche nell’antico Egitto (e sino all’epoca dei Tolomei), sono talvolta rappresentati con un corpo di serpente e una testa umana; e succede pure che questi due serpenti siano allacciati come quelli del caduceo, alludendo senza dubbio al complementarismo dello yang e dello yin […].


Senza insistervi ulteriormente, il che rischierebbe di portarci molto lontano, possiamo vedere in tutto ciò l’indicazione che il serpente ha avuto, in epoche senza dubbio remotissime, un’importanza che oggi non si sospetta più; e se si studiassero da vicino tutti gli aspetti del suo simbolismo, particolarmente in Egitto e nell’India, si potrebbe esser condotti a constatazioni abbastanza inattese.

Carl Gustav Jung e il Simbolo del Serpente

Da sempre attratto dalle tematiche antropologiche e dalla simbologia delle diverse culture, Carl G. Jung, in un testo che raccoglie alcuni seminari da lui tenuti sull’interpretazione dei sogni, propone alcune riflessioni personali molto interessanti. Anch’egli parte dalla concezione del Simbolo del Serpente all’interno della visione cristiana, con particolare riferimento al punto di vista filosofico dello gnosticismo.

La concezione Junghiana è di gran lunga più affascinante rispetto a quella classica psicoanalitica. Freud, ad esempio, nel suo celebre testo “L’Interpretazione dei Sogni” associa il Serpente ad un simbolo di natura fallica. Se a quel tempo tale osservazione poteva ritenersi certamente interessante e rivoluzionaria, la sua universale applicabilità lascia però diversi dubbi. Profondo conoscitore del substrato culturale dal quale emergono i simboli che costellano l’inconscio collettivo dell’uomo, Jung ne estende l’ambito fino a definirlo come il simbolo di profonde energie vitali in grado di svilupparsi, emergere e trasformare creativamente la nostra individualità.

Così infatti si esprime a questo proposito, evidenziando la difficoltà e il timore che l’uomo ha sempre avuto di fronte alla necessità (o opportunità) di integrare energie di questo tipo all’interno della propria sfera psichica personale: “Abituati a temere il nostro istinto e le nostre emozioni, abbiamo confinato il simbolo del Serpente in sfere di negatività profonda, dimenticando che tra le tante qualità che esso rappresenta molte potrebbero esser preziose per ravvivare e rinnovare la nostra vita quotidiana e renderla più in contatto con la nostra parte viscerale. Il Serpente come simbolo di trasformazione e rinnovamento è un archetipo di tutte le culture”.

Vediamo dunque gli aspetti del Simbolo del Serpente affrontati dal famoso psichiatra svizzero nei seminari riportati nel testo:

I primi filosofi gnostici pensavano che il verme fosse stato creato da Dio per creare un mondo spirituale: Yahweh aveva creato il mondo materiale, poi Dio ne ebbe pietà e mandò giù il suo messaggero, suo figlio il serpente, perché avesse pietà delle sue creature e desse loro la conoscenza.

Il serpente, una benedizione travestita, disse loro di mangiare dell’albero della conoscenza perché potessero vedere quanto fosse imperfetta l’opera del Demiurgo divino. Fu il primo passo verso la liberazione. Se si riconosce che una cosa è imperfetta, ci si può fare qualcosa.
Gli gnostici pensavano che il serpente fosse il Messia, il figlio del Dio spirituale che insegna alla gente come sfuggire alla maledizione dell’incoscienza. Quest’insegnamento ha avuto un grande ruolo. La Chiesa cattolica è quasi entrata nello stesso alveo, ma i primi Padri ne riconobbero il pericolo.Nel II e nel III secolo la cristianità era come una grande tenia, senza alcuna sintesi, e doveva ad ogni costo uscire da quello stato, quindi non poteva accettare una teoria il cui ideale fosse una comprensione superiore, una coscienza superiore. Come ideale centrale potevano soltanto ammettere l’obbedienza all’autorità, per riunire tutti gli elementi dissenzienti e formare così l’unità della grande Chiesa cattolica. A quell’epoca era l’unica cosa da fare.

Nello stesso testo prosegue poi rimarcando l’aspetto viscerale delle energie associate al Simbolo del Serpente:

Ogniqualvolta appare un serpente, simboleggia una parte di psicologia istintiva in noi che è semplicemente inaccessibile, qualcosa che ha un potere tremendo, qualcosa d’inesorabile con cui non possiamo scendere a compromessi.
Un mito nordico dice che si può riconoscere l’eroe dai suoi occhi di serpente, freddi, di cui non ci si può fidare. Non si può influenzare il lato serpente di un uomo, e questo lo rende o un eroe o uno stregone. Il serpente, nella psicologia orientale, è molto spirituale: simboleggia il tesoro della saggezza. Gli yogi hanno una comprensione istintiva delle persone con gli occhi di serpente, perché sono in contatto con quella parte della propria psicologia.
Ma gli occhi di serpente significano naturalmente anche la qualità malvagia, qualcosa di assolutamente inumano che si vede anche negli stregoni primitivi. Nel libro di Spencer e Gillen(13) c’è la fotografia di un uomo del genere; ha uno sguardo particolare, fisso, è l’occhio maligno che può incantare i serpenti. L’eroe ha una natura di questo tipo. Riproduce la propria giovinezza mutando la vecchia pelle e prendendone una nuova; un ringiovanimento continuo ottenuto sconfiggendo il grande drago, la Morte.
La qualità inumana che il serpente rappresenta è legata ai centri inferiori del cervello e al sistema spinale, in cui i fachiri penetrano di tanto in tanto, dato che sono capaci di arrestare il proprio sanguinamento o di produrre lacrime a volontà, come fanno alcune attrici; sono questi i poteri del serpente.

Il Simbolo del Serpente secondo Roberto Assagioli

E chiudiamo riportando anche le osservazioni del padre della Psicosintesi. In una lezione sull’interpretazione dei simboli, Roberto Assagioli così infatti si esprime a proposito del simbolo del Serpente:

“…può avere un significato negativo come animale pericoloso, minaccioso, che può uccidere o soffocare; oppure, secondo Freud, rappresentare un simbolo sessuale. Può però anche avere significati spirituali: il serpente della sapienza, il serpente sacro, il serpente che si morde la coda, simbolo dell’eternità, e così via.
Quando ci troviamo di fronte a serpenti in un sogno, occorre indagare, senza preconcetti, quale significato l’inconscio ha dato al simbolo”.

Egli era senza dubbio consapevole della “pericolosità” di una interpretazione unilaterale o superficiale dei prodotti dell’inconscio di un individuo. Ne abbiamo parlato anche nell’articolo sull’interpretazione dei sogni. Pur riconoscendo pienamente l’esistenza di elementi appartenenti all’inconscio personale e alle pulsioni istintuali, Assagioli ha sempre cercato di enfatizzare il potere di trasformazione e di elevazione legato agli aspetti più elevati dei simboli. E come abbiamo visto, il Simbolo del Serpente è senza dubbio uno tra quelli che più si prestano ad errori di questo tipo.

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