Tra gli aspetti della mente più snobbati dalla psicologia, un posto d’onore spetta certamente al fenomeno dell’intuizione. Per rendersene conto basta anche solo dare un’occhiata alla definizione proposta dall’Enciclopedia di Psicologia Garzanti, che si limita a descriverla come la “comprensione di qualcosa senza mediazione concettuale” , precisando anche che il termine è di pertinenza più filosofica che psicologica.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso in questi giorni nel trovare sul quotidiano “La Repubblica” un articolo dal titolo “Basta rimuginare: affidarsi all’intuito è la scelta migliore“, in cui viene citato uno studio pubblicato sul “Journal of Behavioral and Experimental Economics” che riporta i risultati di una ricerca che dimostrerebbe che la previsione di risultati di eventi sportivi risulta più accurata quando viene formulata una sola volta e senza ripensamenti.
Le previsioni che venivano riviste in un secondo tempo si dimostravano infatti meno accurate. Certo, si tratta di una differenza non particolarmente impressionante (9,3% vs. 7,7% di pronostici azzeccati rispettivamente nella prima e nella seconda condizione), ma sufficiente, secondo i ricercatori, a dimostrare che affidarsi alla nostra prima intuizione tende ad aumentare le probabilità di effettuare una scelta migliore.
“L’intuizione è la più alta forma di intelligenza”
Gerd Gigerenzer
Al di là della semplice curiosità verso l’articolo appena citato, esistono però contributi ben più autorevoli se si desidera osservare più da vicino il fenomeno dell’intuzione.
Gerd Gigerenzer, uno psicologo tedesco di fama internazionale e figura dirigenziale presso il Max Planck Institute for Human Development, ha ad esempio espresso il suo pensiero utilizzando le esatte parole della citazione appena riportata.
In un articolo pubblicato su Forbes, egli approfondisce il suo punto di vista con i seguenti termini: “Nel mio lavoro di scienziato ho delle intuizioni. Non saprei spiegare perchè mi trovo a pensare che un determinato filo logico sia quello corretto, ma sento di credere in esso e procedere in quella direzione. Ho però anche l’abilità di verificare queste intuizioni e scoprire poi di che cosa si tratta”.
L’intuizione nella Psicologia Analitica
Nell’ambito del filone Psicoanalitico della Psicologia, tra gli autori che più hanno contribuito a riconoscere l’intuizione come funzione psichica fondamentale dell’essere umano, spicca senza dubbio il nome di Carl G.Jung. Lo psichiatra svizzero, come forse è noto, ha distinto quatto funzioni psichiche fondamentali: pensiero, sentimento, sensazione e intuizione.
A suo avviso quella intuitiva è dunque a tutti gli effetti una funzione a qui riconoscere la medesima dignità assegnata alle altre. Ecco la definizione che ne da nel suo testo dedicato ai Tipi Psicologici (1):
“L’intuizione è quella funzione psicologica che trasmette le percezioni per via inconscia. […] La particolarità dell’intuizione è che essa non è né percezione sensoriale, né sentimento, né deduzione logica, nonostante possa presentarsi anche in queste forme.
Nell’intuizione un contenuto qualunque si presenta come un qualche cosa di compiuto senza che a tutta prima noi siamo in grado di indicare o di scoprire in quale maniera questo contenuto si sia realizzato.
L’intuizione è una sorta di comprensione istintiva di contenuti di qualsiasi genere.
Al pari della sensazione essa è una funzione percettiva irrazionale.
I suoi contenuti, come quelli della sensazione, hanno il carattere di dato di fatto, in contrasto con il carattere di “derivato”, di “prodotto” che hanno i contenuti del sentimento e del pensiero. La conoscenza intuitiva possiede quindi un suo proprio carattere di sicurezza e di certezza che indusse Spinoza a considerare la scientia intuitiva come la più alta forma di conoscenza.
L’intuizione ha questa qualità in comune con la sensazione la cui base fisica è ragione e causa della sua certezza.
Così anche la certezza dell’intuizione si basa su di un ben preciso dato di fatto psichico, la cui realizzazione e la cui disponibilità erano però inconsce”.
Saper distinguere le intuizioni autentiche
Per quanto le tendenze razionaliste moderne abbiano cercato, nel corso del tempo, di affrancarsi sempre più nettamente dal riconoscimento di una funzione cognitiva difficilmente descrivibile mediante il rigoroso linguaggio scientifico, essa ha comunque continuato ad affascinare non solo il pubblico in generale, ma anche qualche importante esperto del settore.
Credo personalmente che la questione principale che si debba prendere in considerazione nell’accostarsi al tema dell’intuizione sia l’esistenza di differenti tipi e gradi in cui essa si manifesta.
Con il termine “intuizione”, infatti, vengono definiti aspetti psichici di enorme eterogeneità. La capacità di pronosticare con maggiore accuratezza un evento sportivo ne è un esempio in un certo senso piuttosto banalizzante rispetto all’intera questione.
Con il medesimo termine si descrive anche la rara qualità dimostrata da alcune menti in differenti ambiti delle potenzialità umane. Si pensi al genio matematico che “intuisce” una dimostrazione a cui nessuno aveva mai avuto accesso precedentemente.
E non è dunque forse un caso che anche Einstein riconoscesse questa funzione con inequivocabile certezza: “Tutte le grandi conquiste scientifiche nascono dalla conoscenza intuitiva, vale a dire da assiomi a partire dai quali si fanno delle deduzioni […]. L’intuizione è la condizione necessaria per la scoperta di questi assiomi” (2).
Se ci limitassimo a definire “intuizioni” solamente quei fenomeni che appartengono alle facoltà superiori della mente e manifestantisi sotto forma di brillanti e sbalorditivi processi di pensiero, forse la comunità scientifica sarebbe meno in imbarazzo nel riconoscerne la natura.
Intuizione ed immaginazione creativa
Pare che Einstein abbia anche affermato che “l’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata; l’immaginazione racchiude il mondo”. Che cosa intendeva il genio della Fisica con il termine “immaginazione”? E’ piuttosto improbabile che si riferisse alla fantasticheria o al sogno ad occhi aperti a cui piacevolmente molti si abbandonano.
La sua intenzione probabilmente era quella di indicare il modo attraverso il quale l’essere umano di grande intelligenza può pervenire alla soluzione di problemi complessi: la capacità di organizzare nella propria mente i dati di uno specifico problema in forma immaginativo-astratta. E sarebbe proprio questa capacità a favorire l’emergere di qualche nuova intuizione.
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Questo è sostanzialmente il motivo per cui amo operare con la tecnica dell’Esperienza Immaginativa. Si tratta infatti di un metodo che suscita nella persona, attraverso l’elaborazione di processi immaginativi creativi, nuove intuizioni sulla propria realtà psichica presente e sui possibili scenari di soluzione futuri.
Se desideri informazioni su questo metodo di lavoro psicologico o per richiedere un primo colloquio gratuito (online o presso lo studio di Milano), mi puoi contattare tramite i canali che trovi in questa pagina.
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(1) – Jung, C.G., 1969-1996, Tipi Psicologici, Bollati Boringhieri
(2) – citato in: Alexander Moszowski, 1971, 0 Conversation with Einstein, Horizon Press, New York, p. 180.
1 commento su “Il Fenomeno dell’Intuizione”
Ho vissuto questa esperienza, estremamente gratificante, nel rapporto con un amico, ritrovato dopo sessant’anni, pur rimanendo lontani nello spazio, collegati solo nel web, cui ho dato visibilità in versi che lui ha definito ‘intriganti’:
“Non so, ma sento”
Non so ma sento, cosa e perché.
Non so ma sento, chi
T’ha portato al bisturi,
Se dove e quando:
Con calma taglierai sicuro.
Non ti dirò ‘ti voglio bene’:
Intenerirti? No, non ora.
Non ti dirò di bimbi:
Commuoverti? Non ora.
Non ti dirò di gatti e di pinguini:
Distrarti? No, non ora.
Non più vicina: dentro, io mi aggiro.
Due mani, più forti d’una,
Ti guideranno al passo.
Duro spietato e lucido, tu
Risolverai problemi.
L’attesa è zero.
Poni le tue domande al mare
Davanti all’onda che risponde
E vite, d’altri e tue, ti svela.
Occhi profondi a penetrare la notte
Di stelle popolata e non più scura,
Labbra d’albatro a ringraziar la luna.
Alti e più chiari, all’alba, voleranno
i tuoi pensieri e torneranno.
È fatto! E mi dirai
‘Grazie’ del tuo silenzio.
Non più parole di inutile rumore.
Non più polvere grigia che rattrista.
Questo volevi, che capissi.
Sarà la pace a non farti sbagliare,
Se è solo, carico e arrabbiato
Che vuoi stare, per reggere il timone,
Oceani da sfidare.
Stanco, ti volterai e sarò lì
Nell’ombra a darti il cambio.
Chiudi gli occhi un momento,
Anche i giganti si fermano a sognare.
Ma ora va, nel tuo silenzio
E fa la cosa giusta.
Se c’è dell’altro, lo dirai, non dirlo.
Non so ma sento,
Comaante!
Poi, quello che sentivo è successo …