Mi è capitato davvero diverse volte, nella mia attività di psicologo, di sentirmi dire “vorrei avere un po’ di pace”, o “vorrei trovare la pace interiore“. Se questo è davvero il nostro obiettivo dobbiamo innanzitutto renderci conto che, nel moderno contesto occidentale sono poche le persone che possono affermare di godere delle condizioni oggettive per poterla realizzare. Manca il silenzio nelle nostre vite, ma manca soprattutto la capacità di crearlo in noi stessi, indipendentemente dal caotico contesto moderno della grandi città.
In questo scritto vorrei provare a fare una brevissima riflessione sul significato che può avere oggi per noi il concetto di pace interiore, all’interno di un mondo rapido e mutevole come il nostro. La pace interiore viene oggi cercata tramite corsi, pratiche o insegnamenti per lo più estranei all’ambito della psicologia, come se fosse qualcosa di ottenibile semplicemente attenuando la risposta sensoriale all’ambiente o ritirando il pensiero all’interno di una dimensione di tranquillità emozionale.
Personalmente credo però che se davvero desideriamo realizzare in noi una condizione di pace interiore dobbiamo prima di tutto accettare di venire a patti con i nostri “fantasmi”. Dobbiamo accettare i nostri conflitti interiori, il loro riflesso sull’ambiente esterno e far nascere la volontà di risolverli.
Non esiste infatti una condizione di pace interiore autentica in assenza di uno stato autentico di libertà. E la libertà è prima di tutto nel pensiero. Se la dimensione del silenzio o il semplice stare con noi stessi evoca ansietà o turbamento, probabilmente non siamo liberi. Non abbiamo risolto la nostra conflittualità interiore.
Nel mio lavoro di psicologo ho il privilegio di poter osservare lo sviluppo degli scenari immaginativi prodotti dalle persone mediante l’utilizzo dell’Esperienza Immaginativa. E questi scenari immaginativi evolvono nel tempo da una chiara manifestazione sintomatica verso stati che possono arrivare alla purezza della trascendenza. E la dimensione della pace interiore ne è una conseguenza diretta, prodotta da una consapevolezza di sé rinnovata o del tutto nuova, capace di offrire senso e scopo all’esistenza.
Il superamento dei conflitti personali dona quella libertà forse sempre inseguita ma mai realizzata. Ed è solo uno stato di libertà autentica così definita a poter assicurare un sincero cambiamento nella direzione della pienezza interiore e della pace del cuore.
La pace interiore non è dunque una condizione di rinuncia all’azione, al desiderio o alla realizzazione personale. Deriva molto più probabilmente dalla realizzazione del proprio senso esistenziale più autentico, dal vivere nella verità della propria vocazione più sincera.