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Il dolore, di qualsiasi natura esso sia, non si presenta mai alla nostra porta bussando con gentilezza. Difficilmente, o molto raramente, fa la sua comparsa nella nostra vita con garbo e delicatezza. Il più delle volte, semplicemente si impone, lasciandoci in uno stato di difficoltà e disorientamento.
Il dolore lascia spesso dietro di sé dei traumi, delle situazioni irrisolte o delle emozioni mai rielaborate. Gli effetti dei traumi più dolorosi sono ben noti alla moderna psicologia. Ed è ben noto anche il modo in cui possono condizionare negativamente la propria esistenza. Quando si parla di traumi, sappiamo che possono condizionare la propria realtà fino al punto da mettere la persona nella condizione di sviluppare un Disturbo Post Traumatico da Stress.
La teoria della Crescita Post Traumatica
Vorrei però qui soffermarmi su alcune riflessioni che è possibile formulare sulla apparentemente controintuitiva teoria della Crescita Post Traumatica (PTG – Post Traumatic Growth). Questa teoria è stata proposta a metà degli anni ’90 dagli psicologi Richard Tedeschi e Lawrence Calhoun.
Essa afferma che alcune persone, dopo aver intrapreso una lotta psicologica a seguito di un periodo di avversità, sono in grado di sviluppare una crescita positiva. “Le persone sviluppano una nuova comprensione di se stesse, del mondo in cui vivono, di come si relazionano con le altre persone, del tipo di futuro che potrebbero avere e una migliore comprensione di come affrontare la vita”. Questo è il modo in cui cui Tedeschi introduce l’argomento, in un articolo molto interessante dell’autrice Lorna Collier pubblicato sul sito dell’American Psychological Association1.
Nel medesimo articolo l’autrice prosegue evidenziando come la PTG sia talvolta considerata sinonimo di resilienza. Diventare più resilienti in seguito alla lotta contro il trauma può senza dubbio essere ritenuto un esito importante di tutto il percorso. Ma il concetto di Crescita Post Traumatica è diverso da quello di resilienza.
La prof.ssa Kanako Taku (PhD), della Oakland University, citata nel medesimo articolo, si riferisce alla resilienza semplicemente come ad un attributo personale o alla capacità di riprendersi. La Crescita Post Traumatica è invece definita come “ciò che può accadere quando qualcuno che ha difficoltà a riprendersi sperimenta un evento traumatico che sfida le sue convinzioni fondamentali, sopporta una lotta psicologica (anche una malattia mentale come il disturbo da stress post-traumatico) e poi alla fine trova un senso di crescita personale. È un processo che richiede molto tempo, energia e lotta”.
Dal dolore alla crescita interiore
Benché questa teoria si focalizzi specificatamente sulla reazione ai traumi gravi, come alternativa positiva e virtuosa rispetto alla sviluppo di un disturbo post traumatico, essa può ispirare anche considerazioni di carattere più generale, applicabili in tutti i contesti in cui le difficoltà della vita possono aiutarci a produrre sviluppi e cambiamenti positivi.
La possibilità che il dolore o le difficoltà ci possano condurre ad un maggior livello di sviluppo interiore non è forse mai stata del tutto estraneo al sapere umano. Vi sono interessanti esempi sin dall’antichità. Basti pensare all’atteggiamento virtuoso con cui gli stoici descrivevano il modo con cui le difficoltà andrebbero affrontate.
La visione Stoica della Crescita Post Traumatica
Secondo la loro concezione il dolore non dovrebbe essere negato. Al contrario, sarebbe di grande importanza imparare ad utilizzarlo per sviluppare forza interiore. E questo perché dobbiamo essere consapevoli che non di rado abbiamo scarso controllo sugli eventi della nostra vita.
Abbiamo però sempre la possibilità di esercitare il controllo sul modo in cui possiamo reagire ad essi. Soprattutto se le ferite che la vita ci infligge riescono ad essere trasmutate in opportunità di esercitare virtù come il coraggio, la saggezza o la pazienza, rinunciando a farci trascinare in un vortice di emozioni negative.
Gli storici non negavano il dolore. Cercavano piuttosto di trasformarlo in qualcosa in grado di accrescere la loro disciplina. Lo affrontavano con il medesimo grado di determinazione e rispetto che si riserva ad un degno avversario.
Il dolore e il contatto con noi stessi
Ogni trauma, ogni ferita, o qualsiasi altra forma di dolore che precipita inaspettatamente nella nostra vita ci pone di fronte a noi stessi. Ci costringe a guardare dentro di noi senza quel prezioso filtro di “difese psicologiche” a cui abitualmente facciamo ricorso. Esse hanno la preziosa funzione di aiutarci a mantenere un livello adeguato di autostima e consolidare la percezione di vivere in una realtà dotata di senso.
Ma forse proprio in quei momenti di difficoltà o di crollo emotivo possiamo iniziare a scorgere il lieve bagliore di un nuovo livello di consapevolezza nella nostra vita. Il trauma interrompe inevitabilmente il fluire placido del senso della nostra continuità esistenziale.
Ma questa frattura può aprire nuovi spazi di consapevolezza. Il dolore inevitabilmente toglie qualcosa dalla nostra vita. Ma molto può anche restituire se siamo disposti, all’interno di quel dolore, ad incontrare noi stessi autenticamente.
Da dove possiamo partire?
A volte si tratta semplicemente darsi il diritto di prendersi una pausa dal fluire dei troppi pensieri. Di darsi il permesso di fermarsi, respirare, e pensare che tutto non deve necessariamente proseguire in questo modo.
Possiamo provare poi a raccontarci qualche nuova verità, anche se scomoda, anche solo sottovoce. E cercare poi di dare un nome a quelle inaspettate emozioni che stiamo provando.
Sentirsi fragili, in un contesto come questo, è assolutamente normale, e non dobbiamo assumere il ruolo di giudice severo verso noi stessi. Se non abbiamo la possibilità di esprimere a parole con qualcuno i nostri stati d’animo, abbiamo sempre la possibilità di scriverli.
Un diario quotidiano può rivelarsi un meraviglioso strumento di raccolta delle nostre emozioni più autentiche. Se compilato con costanza, sarà testimone del nostro cambiamento nel tempo e dello sviluppo giorno dopo giorno di un nuovo modo di guardare la vita.
In sostanza, la crescita post traumatica non è una formula magica per superare qualsiasi avversità nella nostra vita. È piuttosto un percorso che possono intraprendere le persone più coraggiose, persone disposte a verificare se davvero nella difficoltà si possono nascondere preziose opportunità.
È inevitabile nel corso della nostra vita attraversare zone d’ombra o addirittura di buio totale. Ma è proprio in momenti come questi che possiamo fare la differenza se siamo disposti a dare fiducia alle nostre migliori qualità. Come affermava L’Antico saggio cinese Lao Tzu, quando ci troviamo al buio possiamo accendere una lanterna o maledire l’oscurità.
E se davvero troviamo il coraggio di farlo, potremmo assistere alla meravigliosa sorpresa di vedere quella Lanterna illuminare le nostre più preziose qualità interiori.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
- Collier, L. (2016, November 1). Growth after trauma. Monitor on Psychology, 47(10). https://www.apa.org/monitor/2016/11/growth-trauma ↩︎
