Diversi anni fa mi appassionai a quella disciplina che potremmo oggi definire “Psicologia Quantistica“. Era il periodo in cui approfondivo questa affascinante materia per poter completare la mia tesi di laurea in Psicologia dal titolo “Il contributo della Fisica Quantistica allo studio della Coscienza“.
Come è facile rendersi conto fin dai primi approcci alla materia, un ambito di studio così misterioso, affascinante e illuminante, rischia di prestarsi ad infinite speculazioni da parte di chiunque desideri “dimostrare” anche le ipotesi più fantasiose ed improbabili.
“La terra di nessuno tra fisica e psicologia dell’inconscio […] la più affascinante e tuttavia la più oscura riserva di caccia dei nostri tempi…”
Carl Gustav Jung
Alcune ipotesi dei fisici, fin dai primi anni del Novecento, sono state così sbalorditive ed incredibili (besti pensare alla cosiddetta “Interpretazione a Molti Mondi“), che il loro impatto sulla nostra conoscenza della realtà probabilmente non è ancora del tutto chiaro. E nessuno può sapere a quali scenari incredibili l’evoluzione del lavoro degli scienziati ci potrà condurre.
In linea con i contenuti del sito, verranno qui accolti alcuni tra gli infiniti interrogativi che possono sorgere sul rapporto tra Psicologia e Fisica Quantistica. Verranno però riportate solamente le argomentazioni in grado di estendere la nostra consapevolezza sulla Vita in generale, aggiungendovi ricchezza interiore ed interesse.
6 commenti su “Fisica Quantistica e Psicologia. Un universo affascinante”
Ciao sono una collega psicoterapeuta, formata alla mindfulness con lo staff di john Kabat-Zinn e interessata alla fisica quantistica. Ho un problema con gli ecm in quanto non trovo niente di mio interesse quibin italia. Tu sai se esiste un corso ecm su fisica quantistica? Io sono molto attratta da corsi americani. Grazie Manuela
Buongiorno Manuela, sinceramente non ho mai trovato offerte di corsi ECM nell’ambito della fisica quantistica, e dubito davvero ve ne siano, almeno per il momento. Purtroppo è un ambito ormai piuttosto inquinato da una serie di aspetti che hanno poco a che fare sia con la fisica che con la psicologia, a parte la denominazione. Per cui il rischio è quello di non riconoscere questa disciplina come un filone proficuo della ricerca. Ormai diversi anni fa, al tempo della mia tesi di laurea, ho avuto la fortuna di trovare un relatore che insegnava psicologia, ma di formazione era un astrofisico. Da lì in poi non ho più portato avanti ricerche, ma le ipotesi su come la fisica quantistica spiega l’emergere del fenomeno della coscienza mi sono sempre rimaste nel cuore.
In ogni caso, se avessi piacere di condividere qualche aspetto, contattami pure tranquillamente! Buona domenica
Psicologia Quantistica e Benessere psicologico
Gradirei sapere se la Psicologia Quantistica può in qualche modo offrire qualche strumento interessante ai fini del benessere psicologico. Spesso infatti sembra più che altro una disciplina speculativa e fine a se stessa…
Come è facile rendersi conto leggendo libri o pagine web dedicate alla Psicologia Quantistica o alla Fisica Quantistica in generale, questo affascinante ambito di ricerca rischia di finire in mano a chiunque desideri trovare un fondamento scientifico a teorie che hanno più a che fare con la “new age” che con la Psicologia.
Diciamo innanzitutto che se la Fisica Quantistica ha consegnato alla comunità scientifica ipotesi che possono tranquillamente essere definite “incredibili”, questo non significa che ogni ipotesi incredibile debba di conseguenza trovare un fondamento nella Fisica Quantistica.
Purtroppo molte delle applicazioni che potremmo definire “pratiche” proposte nel corso degli anni hanno un po’ il sapore dell’illusorietà. Se fin dai tempi dell’Interpretazione di Copenhagen alcuni scienziati (insigniti poi del Nobel per la Fisica) hanno sostenuto l’ipotesi di un fondamentale contributo della coscienza dell’osservatore nella determinazione della realtà, credo che nessuno di loro abbia mai affermato che questo possa significare che possiamo creare con la mente qualsiasi fantastica realtà in grado di scaturire dalla nostra più sfrenata fantasia.
Personalmente, pur rimanendo molto aperto alle più innovative ipotesi scientifiche, apprezzo sempre tutti quegli atteggiamenti che si dimostrano prudenti prima di annunciare svolte epocali.
Trovo che l’applicabilità della Psicologia Quantistica alla vita quotidiana, proprio sulla base di questo principio di prudenza, possa per il momento avere una natura di tipo più che altro filosofico. In linea con i principi generali di questo sito, le ipotesi psicologiche basate sulle scoperte della Meccanica Quantistica non possono a mio avviso avere altra applicabilità se non quella di aiutarci ad accettare l’enorme complessità della realtà che ci circonda.
Non credo possa essere intellettualmente onesto promettere alle persone di poter intervenire potentemente sulla propria realtà quotidiana semplicemente “pensando” a qualcosa di diverso. Rimango sempre dell’opinione che la nostra realtà, in qualche modo, sia senza dubbio legata alla nostra coscienza, ma più che altro perchè quest’ultima necessita della prima per potersi sviluppare nella maniera più ampia ed illuminata possibile. Sono sempre piuttosto persuaso del fatto che un autentico Benessere Psicologico non possa essere banalmente il frutto di una realtà appagante. Una Psicologia del Benessere completa e avanguardistica dovrebbe, a mio avviso, puntare molto di più sull’espansione della nostra consapevolezza relativamente al senso della Vita e delle sue meravigliose possibilità, e all’integrazione nella coscienza degli aspetti appartenenti all’ambito del Sé Transpersonale.
L’applicazione più importante credo rimanga comunque quella di poterci aiutare ad uscire dai limiti della Psicologia più materialista, che vede la coscienza semplicemente come un epifenomeno del cervello, invece di accoglierla nella sua in gran parte ancora misteriosa natura. Ne abbiamo parlato in un apposito articolo sull’introduzione alla Psicologia Quantistica.
Fisica Quantistica: rapporto tra Carl G.Jung e Wolfgang Pauli
Cercando informazioni in internet sull’interessante rapporto tra la fisica quantistica e la psicologia si finisce spesso in siti che più che di psicologia parlano di “new age” e di aspetti che hanno ben poco a che vedere sia con la fisica, che con la psicologia.
L’impressione mia è che vi siano persone che, basandosi sulle scoperte dei primi teorici della meccanica quantistica, si siano presi la libertà di utilizzarle per spiegare aspetti che probabilmente non erano minimamente nelle intenzioni di questi scienziati, alcuni dei quali sono stati insigniti del Premio Nobel per la fisica.
Uno di questi era Wolfgang Pauli. Il suo rapporto con Carl Gustav Jung sembra aver prodotto alcune tra le più feconde idee dello psichiatra svizzero. E’ stato davvero così importante questo rapporto per lo sviluppo della psicologia di Jung? Che cosa ne pensa lei, in generale, del rapporto tra fisica quantistica e psicologia?
Grazie.
Credo che una risposta parziale ai suoi interrogativi sia già stata affrontata quando abbiamo parlato di Psicologia Quantistica e Benessere Psicologico.
Ci limiteremo pertanto qui a prendere in considerazione la parte restante, relativa al fecondo rapporto tra Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli.
Innanzitutto consiglierei la lettura del testo seguente. Contiene numerose preziose informazioni sul rapporto tra queste due personalità geniali. Non è sempre di immediata comprensione per chi non abbia già familiarità con alcuni aspetti della Fisica, ma vale senza dubbio la pena leggerlo anche solo per il fascino che un certo tipo di visione scientifica riesce a suscitare nel lettore.
L’equazione dell’Anima
Jung non fu il diretto analista di Pauli, dal momento che venne seguito direttamente da un’allieva di Jung. Il materiale onirico prodotto dallo scienziato interessò però profondamente lo psichiatra svizzero, che vi trovò una quantità di “materiale arcaico” così significativa da offrirgli un grande supporto alle sue teorie sull’Inconscio Collettivo. In particolare, i sogni di Pauli erano ricchi di elementi riconducibili ai cosiddetti “Archetipi”, che costellano questa sezione dell’inconscio.
Com’è noto, Jung era fortemente interessato ad una reinterpretazione psicologica dell’Alchimia, e proprio i circa 1.500 sogni prodotti da Pauli furono una delle fonti più interessanti da cui egli seppe far emergere preziose intuizioni.
Il nome di Jung è spesso legato al concetto di “sincronicità“. In un breve saggio dal medesimo titolo, egli espone, proprio con la collaborazione di Pauli, l’esistenza di “un principio di nessi acausali” consistente in un legame tra due eventi che si presentano contemporaneamente, tra loro senza dubbio legati, ma non in modo tale che uno dei due possa essere in grado di influenzare materialmente l’altro.
A questo proposito è ben nota un curioso aneddoto sulla vita dello scienziato: “l’effetto Pauli”. I colleghi di Pauli avevano osservato ripetutamente l’insuccesso degli esperimenti, a causa di malfunzionamenti dei macchinari, nelle occasioni in cui egli era presente in laboratorio. Si tratta ovviamente di qualcosa che può suscitare scetticismo e ilarità, ma il fatto che sia stato così definito da scienziati intenti a studiare in laboratorio le sbalorditive formulazioni teoriche della fisica di inizio Novecento, lo rende forse degno di qualche riflessione in più.
In sostanza Jung e Pauli furono entrambi concordi nell’affermare che psiche e materia dovessero essere intese come parti complementari di una medesima realtà. Entro questa realtà, i principi ordinatori sarebbero gli Archetipi. Per fare questo, essi dovrebbero appartenere ad un dominio che va si estende oltre la materia e la psiche.
E come è lecito supporre, si tratta di ambiti scientifici così affascinanti e per il momento in gran parte misteriosi, che ancora oggi le domande superano di molto le risposte…