L’affascinante intreccio tra Psicologia e Spiritualità costituisce oggi un interessante ambito di quel panorama piuttosto ampio che possiamo definire Psicologia del Benessere. Culturalmente, siamo piuttosto propensi a pensare alla spiritualità come sinonimo di esperienza religiosa. La visione proposta nelle pagine di questo sito si rifà ad un concetto di Spiritualità molto più ampio, e parte dall’assunto di base che l’uomo possiederebbe un naturale “istinto spirituale”.
Oggi sono disponibili ricerche psicologiche che dimostrerebbero un bisogno innegabile nell’uomo di porre a se stesso importanti domande sulla propria natura, sul proprio destino e sul senso della realtà e della vita medesima.
Psicologia e Spiritualità possono oggi convergere verso un importante arricchimento della consapevolezza interiore dell’uomo, elevandone il destino da uno stato di passività meccanicistica, a quello di un essere pienamente individualizzato e consapevole del proprio ruolo nel mondo e del senso della propria esistenza.
Va da sé che questo ambito si presta ad offrire facili illusioni spirituali e fughe dal reale, ma avremo modo, attraverso le discussioni che verranno aperte, di comprendere bene anche la particolarità di questo approccio rispetto a rischi di questo tipo.
“A quanto possiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere”.
Carl Gustav Jung
Per le persone dotate della capacità di riflettere su se stesse e sulla vita in maniera sufficientemente profonda, un autentico benessere psicologico non può che essere la diretta conseguenza di un solido equilibrio interiore, basato prima di tutto sulla consapevolezza circa la propria natura e il senso del proprio esistere. Psicologia e Spiritualità hanno dunque l’obiettivo di fornire i mezzi più adeguati alla ricerca, in tutta sicurezza, di tutto ciò che accompagna al più nobile tra i percorsi di benessere psicologico.
2 commenti su “Psicologia e Spiritualità per il Benessere Psicologico”
Bisogni spirituali e rischio fuga dalla realtà
Buongiorno,
ho trovato interessanti alcuni suoi articoli sugli aspetti psicologici dei bisogni spirituali di alcune persone. In particolare questo:
https://online-psicologo.eu/psicologia-spirituale-elementi-riflessione/
Condivido la prudenza raccomandata, per evitare di essere vittime di qualche forma di condizionamento, oppure di illudersi di aver intrapreso un percorso di tipo psicologico-spirituale quando invece si sta solo fuggendo dalla realtà.
Mi chiedevo quindi, come sia possibile essere certi che questo tipo di approccio possa aiutare una persona che sta attraversando un momento di sofferenza.
E’ qualcosa che può andare bene per tutti?
Come evitare i pericoli segnalati?
Buongiorno Alessia,
vorrei introdurre l’argomento citando una nota frase di Carl Gustav Jung:
Forse oggi è più semplice parlare di “atteggiamento spirituale” piuttosto che di “atteggiamento religioso”, ma la sostanza non cambia. Jung arriva infatti ad affermare in maniera estremamente condivisibile che il dolore interiore deriva da una mancanza di orientamento spirituale nell’individuo.
Certamente non sarà così per tutti. Non sono poche, infatti, le persone che possono tranquillamente attraversare l’intera vita senza mai avvertire la necessità di porre a sé stesse qualche impegnativa domanda esistenziale. Ma coloro che hanno una sensibilità di un certo tipo unita alla capacità di riflettere su sé stesse e sul senso della loro esistenza, nel momento in cui precipitano in una crisi psicologica molto probabilmente essa ha un fondamento di tipo “spirituale”.
Con queste persone, un intervento psicologico tradizionale che non preveda al momento opportuno anche l’esplorazione degli aspetti spirituali, non potrà che risultare incompleto.
Per rispondere alla sua domanda, con persone di questo tipo è senza dubbio indicato un approccio psicologico orientato ad esplorare anche quei luminosi spazi interiori la cui assenza era avvertita con un disagio tale da provocare una sintomatologia psicologicamente rilevante. Se mi è consentita un’espressione un po’ poetica (ma la bellezza sotto tutte le forme possibili deve sempre far parte della Psicologia), in casi come questi, più che di crisi psicologica sarebbe opportuno parlare di “anelito dell’Anima” verso un maggior grado di liberazione interiore.
In situazioni di questo tipo non è mai in alcun modo rischioso proporre alle persone un approccio di tipo spirituale, da introdurre nel corso di un intervento di sostegno psicologico al momento opportuno. La tecnica a mio avviso più indicata è quella di cui si parla in diverse pagine di questo sito: l’Esperienza Immaginativa. Essa può infatti agire nel pieno rispetto della soggettività, consentendo all’individuo di esplorare, tramite il potere dell’immaginazione creativa, quelle aree dell’Inconscio Superiore (o Sé Transpersonale) difficilmente accessibili con i soli metodi del colloquio verbale.
In sostanza, con persone la cui sofferenza ha un’origine ultima di tipo puramente esistenziale, un approccio che include aspetti spirituali non può in alcun modo arrecare danno.
Il rischio invece esiste concretamente nel caso di persone che abbiano una forte polarizzazione emozionale (invece che di tipo razionale-intuitivo) e che non dimostrino un adeguato sviluppo della capacità di accogliere le crisi psicologico-esistenziali come un’opportunità di crescita interiore.
Se a questo si aggiunge anche una scarsa propensione ad assumersi le responsabilità delle proprie scelte, un approccio spirituale rischia di risvegliare in questi individui un’eccessiva emotività, con una conseguente tendenza ad “allontanarsi” emotivamente da una realtà non facilmente accettabile.
Fermo restando che, stando a quanto affermano alcune ricerche recenti, il bisogno di spiritualità sembra essere un “istinto” innato in tutte le persone (anche in quelle apparentemente più lontane da questa realtà), non è mai sicuro spingere persone non ancora in possesso di adeguate risorse psicologiche verso una prematura esperienza spirituale.
La spiritualità, in questo caso, rischierebbe di essere vissuta più come un “meccanismo di difesa psicologico” che come un’evoluzione della consapevolezza interiore, bruciando un’opportunità che potrebbe avere un potere trasformativo interiore molto più profondo in un momento diverso.
In sostanza, prima di proporre approcci spiritualmente orientati, è sempre importante rendersi conto se una persona non stia in realtà richiedendo un approccio molto più orientato sul versante “supportivo”