Capita non di rado di aver bisogno di convincere sé stessi che una scelta, una decisione o un punto di vista sono i migliori possibili. A volte però spingiamo questa necessità fino al punto da andare contro anche a tutte le evidenze contrarie che la potrebbero mettere in discussione, arrivando a mentire a sé stessi.
Lo psicoterapeuta americano Mike Bundrant, in un articolo dal titolo “Five Signs You’re Lying to Yourself” pubblicato su PsychCentral, individua cinque segnali che possono aiutare a comprendere quando si sta adottando un atteggiamento che spinge a mentire a sé stessi.
Spesso tendiamo a mentire per proteggerci psicologicamente da qualcosa che percepiamo come minacciosa. Ma come fa notare l’autore, mentire, anche a sé stessi, non è certamente il modo migliore per garantirci la protezione che cerchiamo.
A volte lo facciamo per mantenere la nostra autostima, come affermerebbero alcuni ricercatori che hanno descritto il fenomeno del “realismo depressivo“. La cruda verità su noi stessi, in estrema sintesi, non sempre fa bene alla nostra autostima. Preferiamo concederci qualche piccola illusione sulle nostre qualità, sul nostro valore, sulla la percezione che egli altri hanno di noi stessi, ecc.
I cinque aspetti individuati da Mike Bundrant non esauriscono certamente un argomento così complesso e articolato. Ma possono in ogni caso offrirci la possibilità di effettuare una prima riflessione e suscitare il desiderio di approfondire la questione, se abbiamo l’impressione che una o più di queste situazioni si adattano a noi.
1. I sentimenti non corrispondono alle parole
Dobbiamo innanzitutto osservare noi stessi e cercare di comprendere se ciò che esprimiamo all’esterno corrisponde esattamente alle emozioni che proviamo in un dato momento. Se affermiamo di essere arrabbiati, lo siamo davvero? Se affermiamo di amare qualcuno, sentiamo davvero in noi il calore di quel sentimento?
E’ di estrema importanza rendersi conto se le nostre parole sono un veicolo autentico e sincero di ciò che accade in noi, oppure se sono vuote, prive della corrispondente percezione emozionale. Dovremmo semplicemente provare a chiederci se stiamo esprimendo ciò che sentiamo, o ciò che pensiamo che gli altri si aspettino da noi, correndo dunque il rischio di mentire a sé stessi.
2. I comportamenti non corrispondono alle parole
A volte capita che prima o dopo aver compiuto una determinata azione cerchiamo di giustificarla, spiegarla o reinterpretarla, al fine di far combaciare il comportamento a ciò che stiamo affermando. Se ciò accade spesso, forse dovremmo cercare di capire se stiamo cercando di nascondere qualcosa a noi stessi. La cosa più sorprendente è il fatto che spesso ci rendiamo perfettamente conto della ‘dissonanza’ tra il nostro comportamento e le nostre parole, ma usiamo questo stratagemma per convincere noi stessi, prima ancora che gli altri.
3. Non accettare le verità espresse dagli altri quando deludono le proprie aspettative
Ciò sarebbe particolarmente evidente, secondo l’autore, quando riceviamo un “NO”, o quando ad esempio veniamo lasciati dal partner. Oppure ancora quando qualcuno afferma qualcosa che non è in accordo con ciò che dal nostro punto di vista rappresenta invece una verità indiscutibile.
Ricevere brutte notizie non è facile per nessuno, e per difenderci da una triste verità arriviamo a ricorrere anche al diniego della stessa. Cerchiamo di convincere noi stessi che “non può essere vero”, che “non è quello che sembra”, che “non lo sta davvero facendo…”, ecc.
Ma probabilmente accettare la verità e le sue conseguenze con un atteggiamento dignitoso, per quanto difficile, è senza dubbio psicologicamente più sano, oltre a preservare dal rischio di continuare a mentire a sé stessi.
4. Tendere a compiacere
Bundrant afferma che il rischio di mentire a sé stessi è presente anche quando tendiamo compiacere gli altri, mostrando interesse in ciò che ci raccontano con tanto entusiasmo, solo perchè non vogliamo pensare a ciò che accadrebbe se smettessimo di farlo.
Credo sarebbe però opportunamente aggiungere che è più verosimile che a mentire a loro stesse siano le persone dalla parte opposta. Ovvero quelle che si sentono gratificate quando parlano di sé e raccolgono falsi segnali di approvazione senza porsi minimamente il dubbio se corrispondono ai veri sentimenti delle persone, o se li ricevono solamente in virtù di un vantaggio che l’altra parte più o meno direttamente si aspetta di ottenere. Per rendersene conto è sufficiente osservare le interazioni tra le persone quando il rapporto di potere è sbilanciato, come ad esempio nei rapporti gerarchici in ambito lavorativo.
5. Sentirsi in ansia senza apparente motivo
Sentirsi in ansia senza comprenderne la reale motivazione potrebbe a volte rappresentare un problema più complesso. Potrebbe talvolta essere la conseguenza del fatto di sapere di non essere completamente sinceri con le persone, creando un sentimento di disagio in noi.
L’autore afferma che tale situazione sarebbe un aspetto di quelle che viene definita “sindrome dell’impostore“. Il problema di fondo sarebbe semplicemente il timore di essere scoperti. Mentire apertamente crea senza dubbio l’ansia di essere smascherati. Ma quando abbiamo la convinzione, indipendentemente dal motivo, di dover fingere agli altri, non siamo certamente meno stressati dal timore che qualcuno scopra la verità che si cela dietro alle nostre parole.