In Psicologia Generale, il concetto di Motivazione (dal latino “movere verso”) indica le ragioni per le quali un individuo mette in atto un determinato comportamento. Essa è di fatto la spinta propulsiva grazie alla quale si tende ad adottare un determinato comportamento finalizzato ad uno scopo.
Benché oggi le teorie sulla Motivazione siano molte e basate su presupposti teorici anche molto diversi, la psicoanalisi freudiana ha comunque costituito un ambito tra i più fecondi per lo sviluppo e lo studio di questo aspetto. In questo contesto, il comportamento avrebbe un fondamento “pulsionale”, ovvero una carica energetica che produce uno stato di tensione psichica. L’individuo sarebbe dunque spinto ad agire sulla base del bisogno di ridurre questa tensione.
Rileggendo però attentamente le parole che abbiamo riportato nella parte iniziale, ci rendiamo conto di quanto la Motivazione possa essere un elemento molto più intrinseco di quanto a prima vista possa sembrare. Quali esseri umani dotati non solo di pulsioni (su cui tanto insistevano gli psicoanalisti classici) ma anche e soprattutto di emozioni sottili, di una mente evoluta e di un nobile cuore, possiamo automotivarci ad agire senza che il nostro comportamento abbia come driver prevalente un qualcosa di istintivo o pulsionale. Purchè si abbiano sufficienti ragioni per potersi spingere in una certa direzione.
La motivazione ad agire nel momento in cui la fame elicita un bisogno di nutrirsi, costituisce certamente un valido esempio di come funzioni un meccanismo motivazionale basato su una pulsione, ed è fuori dubbio che ciò costituisca una delle più comuni spinte alla base dell’agire umano. Ciò però non ci autorizza a ridurre la motivazione ad un semplice meccanismo su base istintiva. L’uomo è molto di più di un banale aggregato di istinti e pulsioni. L’uomo può trarre la motivazione da se stesso, ispirandosi a principi nobili e di carattere transpersonale che nel corso dei secoli hanno sempre guidato le figure più eminenti.
Un autore che ha studiato la motivazione da questo punto di vista è Abraham Maslow, la cui “piramide dei bisogni” è nota a chiunque sia transitato nelle aule di un corso di laurea in Psicologia. Egli, accanto a bisogni di tipo fisiologico, di sicurezza, di appartenenza, di stima e di autorealizzazione, si spinge ulteriormente oltre, riconoscendo anche un bisogno di trascendenza, ovvero il bisogno, espresso da alcuni individui, di andare oltre se stessi e sentirsi parte di un insieme più vasto.
Per spiegare il comportamento di molti individui, teorie pulsionali della motivazione come quelle freudiane possono bastare. Per altri, vanno inclusi aspetti relativi a bisogni che trascendono istinti, emozioni e persino gli ambiti più razionali e creativi della mente. Per questa parte della popolazione, il comportamento è motivato anche dalla necessità di “andare oltre” all’umana esperienza della vita quotidiana, per includere in essa anche l’esperienza del sublime e del trascendente. In altri termini, del “Sé spirituale”.
Non si tratta naturalmente di un’esperienza che potremmo definire “religiosa” in senso stretto. Ha più che altro a che fare con la realizzazione in se stessi dello scopo della propria esistenza e del proprio posto quale entità individualizzata all’interno della collettività umana.
Oggi si parla molto (soprattutto nei giovani) di perdita di valori, di assenza di stimoli, di difficoltà a comprendere le ragioni del moderno vivere, ecc. Sono elementi che possono compromettere la capacità dell’uomo di saper trarre la motivazione in se stesso ed a dirigere (mediante la Volontà) le proprie risorse verso la realizzazione dei propri scopi. Avere un perchè nella vita, consente infatti di riuscire ad automotivarsi in maniera ottimale.
Per molte persone, le motivazioni pulsionali, emozionali e razionali che hanno guidato intere generazioni oggi non sono più sufficienti. Non sono pochi oggi gli individui che anelano a conoscere quella componente trascendente o transpersonale di se stessi in grado di illuminare il proprio percorso di vita conducendo ad un grado di autocoscienza sempre più elevato.
Non di rado questo percorso verso l’autoconsapevolezza risulta essere complesso, o addirittura doloroso. Ma persino nelle condizioni più difficili molte persone perseverano nei loro scopi, perchè la loro “motivazione transpersonale” è più forte dell’umana componente pulsionale e persino degli ostacoli.
Lo Psicologo moderno si confronta oggi dunque anche con le problematiche di persone che manifestano sintomi di disagio psicologico dovuto alla mancanza di questo tipo di motivazione, che guida all’interiorizzazione e alla trascendenza. E’ quindi sempre più necessario avere piena consapevolezza di queste necessità sempre più comuni nell’uomo, al fine di saper offrire un aiuto allo stesso tempo concreto e sufficientemente “illuminante” a coloro che soffrono il disagio dell’assenza di Scopo.
Un sostegno psicologico a persone libere da disturbi psichici diagnosticabili e sofferenti di un disagio di tipo esistenziale, non può che essere sviluppato lungo un binario che presta particolare attenzione alle necessità più elevate dell’individuo.
Lo psicologo attento al proprio costante arricchimento interiore personale, sia in termini di individuazione che di trascendenza, può riconoscere a quale livello si colloca il bisogno motivazionale della persona che a lui si rivolge per un aiuto. E’ necessaria sia una elevata dose di buon senso e concretezza per evitare di offrire aiuto di tipo transpersonale a chi non lo richiede, sia una sottile capacità intuitiva che consenta di scrutare nelle aree più elevate della sfera psichica della persona, al fine di poterla guidare ad arricchire la propria vita con qualcosa di enormemente più luminoso rispetto a ciò a cui è abituata.