Uno dei più affascinanti concetti della teoria psicoanalitica Junghiana è senza dubbio quello di Ombra. Lo psichiatra svizzero affermava infatti che “ognuno di noi è seguito da un’Ombra, tanto più nera e densa quanto meno è incorporata nella vita cosciente dell’individuo” (1). In questo articolo vedremo come l’Ombra possa comparire nei sogni, analizzati secondo i principi Junghiani di interpretazione.
L’incontro con l’Ombra è la prima tappa del processo di Individuazione descritto da Jung, proprio perché simboleggia “l’altro lato“, il nostro “fratello oscuro“, che pur essendo invisibile ci segue ovunque. E’ un aspetto della nostra totalità psichica.
Si tende a descrivere l’Ombra come un aspetto “negativo” della psiche, un qualcosa che contiene tutto ciò che di noi stessi tendiamo a rimuovere in quanto non facilmente accettabile. Ma come lo stesso Jung affermava, “se le tendenze rimosse dell’Ombra non fossero che malvage, non ci sarebbe un problema. Ma l’ombra di regola è soltanto inferiore, primitiva, inadatta e scabrosa, non assolutamente malvagia. Contiene pure qualità infantili o primitive che in certa guisa ravviverebbero e abbellirebbero l’esistenza umana; ma si urta contro regole tradizionali” (1).
Non è quindi un aspetto descrivibile con facilità in termini di “negativo” o “positivo”. Parimenti, non è nemmeno un ambito della psiche di cui è possibile liberarsi con facilità. Di norma non la riconosciamo in noi stessi, per cui tendiamo a proiettarla sugli “altri”. Per conoscere le caratteristiche della nostra Ombra, molto banalmente, potrebbe essere sufficiente prestare attenzione critica a determinati aspetti degli altri che tendono particolarmente ad irritarci.
L’ombra è un aspetto irrinunciabile della nostra psiche che deve essere conosciuto ed integrato. Altrimenti agirà come un complesso separato, creando non poche difficoltà alla nostra personalità. Tentare di sopprimere l’ombra, afferma Jung, sarebbe come porre rimedio al mal di testa con la decapitazione.
Non possiamo sbarazzarcene. Possiamo solo coscientemente porci a confronto con essa. Possiamo scegliere di farla divenire un aspetto cosciente del nostro essere autentico.
Ecco la trascrizione riportata da Jung (2) sul modo in cui l’Ombra può comparire nel sogno.
Jung e l’Ombra nei Sogni
Abitavo in città, in una casa di mia proprietà, della quale non conoscevo ancora tutte le parti. Così la visitai, e scoprii, soprattutto nel sottosuolo, varie stanze delle quali non sapevo niente, e anche certe porte, che conducevano in altre cantine e in passaggi sotterranei. Mi sentii a disagio quando mi accorsi che molte di quelle porte non erano chiuse, e alcune non avevano neppure la serratura.
Per di più, c’erano alcuni operai che lavoravano nelle vicinanze, e che avrebbero potuto introdursi facilmente in casa mia […].
Quando risalii al piano terreno, passai attraverso un cortile, nel quale scorsi diverse porte, che immettevano nella strada o in altre case. Quando mi accinsi a esaminarle più da vicino, mi venne incontro un tale che, ridendo, mi disse che eravamo vecchi compagni delle elementari. Anch’io mi ricordai di lui, e, mentre mi parlava della moglie, ci avviammo verso l’uscita, e ci mettemmo a camminare per le strade.
C’era una strana, tenue oscurità nell’aria mentre passeggiavamo per una enorme strada circolare. Arrivammo a una prateria erbosa, dove tre cavalli galoppanti ci passarono accanto. Erano belli, forti, selvaggi, ma ben strigliati, e non portavano cavalieri (erano fuggiti da qualche reparto dell’esercito?).
Interpretazione dell’Ombra Junghiana
L’intricato labirinto di corridoi, stanze, porte e passaggi ricorderebbe, secondo Jung, l’antica configurazione egiziana del mondo sotterraneo. Esso dimostrerebbe come la nostra Ombra sia aperta all’influenza altrui e il modo in cui possono irrompervi contenuti ignoti ed estranei.
Il vecchio compagno di scuola rappresenta un altro aspetto della psiche del sognatore, tipico della sua vita giovanile ma ora dimenticato. Questa figura ricompare come se fosse desiderosa di recuperare un tempo ormai perduto. Rappresenterebbe quindi l’ormai dimenticata capacità del sognatore di godere della vita, ed il lato estroverso della sua Ombra.
Sia il vecchio compagno che i cavalli manifestano quella forza positiva non disponibile al sognatore e rispetto alla quale avvertiva un bisogno non consapevolmente ben definito.
L’ombra tende infatti a contenere dei valori, non semplicemente gli aspetti negativi. La coscienza ne avverte la necessità, ma essi appaiono esistere in una forma non facilmente accessibile, che ne rende difficile l’integrazione nella coscienza. Nel caso specifico di questo sogno, l’intricato labirinto sotterraneo indicherebbe una scarsa consapevolezza dell’ampiezza della propria psiche da parte del sognatore. Egli non sarebbe per il momento in grado di ampliarla.
L’Ombra qui descritta, per come la analizza Jung, sarebbe quella tipica di un soggetto appartenente alla tipologia psicologica dell’introverso, ovvero una persona che tende a ritrarsi eccessivamente dalla vita esteriore.
L’insegamento dell’Ombra attraverso i sogni in cui compare
Le dinamiche psichiche implicite al modo simbolico in cui l’Ombra è rappresentata all’interno dei sogni rendono conto del grado di integrazione di questo aspetto nella nostra personalità cosciente, oppure della tendenza alla sua proiezione sulle altre persone.
L’Ombra può assumere, nei nostri confronti, un atteggiamento benevolo oppure ostile. Ciò dipende in larga misura da noi stessi. In questo sogno, la persona dimenticata e incontrata dal sognatore non è da intendersi necessariamente come elemento ostile o disturbante.
Essa rappresenta una figura con la quale è necessario compiere un viaggio, un cammino evolutivo. Esprimendo questo concetto con le parole di Jung (2), l’Ombra, molto semplicemente, sarebbe simile ad “un altro essere umano con il quale dobbiamo compiere il cammino, talvolta cedendo alle sue pretese, talvolta resistendogli, talvolta facendolo oggetto del nostro amore, a seconda delle circostanze.” L’Ombra, come appare talvolta nei sogni, è ostile solamente quando viene ignorata o misconosciuta.
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NOTE
(1) – Jung C.G., 2013, Psicologia e Religione, Bollati Boringhieri
(2) – Jung C.G., 1996, L’uomo e i suoi simboli, Raffaello Cortina Editore