Non è raro rendersi conto che il fatto di “pensare sempre prima a sé stessi” venga spesso proposto come soluzione al problema di dover ritrovare serenità nella vita, specialmente dopo qualche periodo difficile. Ma perchè dedicare invece la propria vita a qualcosa con autentico spirito di sacrificio dovrebbe togliere valore alla nostra esistenza? Perchè dovrebbe necessariamente renderci più infelici?
E’ possibile che non ci doni quell’immediata gratificazione (o eccitazione) emotiva a cui molte persone sono aggrappate, e che considerano come l’unica essenza della felicità. Ma se il sentimento alla base di un autentico spirito di sacrificio è genuino, potrebbe offrirci qualcosa di molto più prezioso, ovvero un elemento di senso.
Oggi molte persone sono frustrate perchè non ottengono ciò che desiderano, pur anteponendo scrupolosamente il proprio interesse e i propri desideri a quelli degli altri. E per quanto possa sembrare paradossale, la via di uscita da questo stallo non è necessariamente l’ottenimento di quanto ardentemente desiderato. In effetti, raramente lo è.
Un sincero stato di profonda e autentica gioia esistenziale è più spesso realizzabile proprio dedicandosi amorevolmente a qualcosa per la quale si ritiene che valga la pena sacrificare il proprio interesse personale primario.
Generalmente le persone dimostrano molta più tenacia nell’affrontare anche le situazioni più difficili quando hanno una “nobile” ragione per farlo. Dimostrano di riuscire ad utilizzare risorse psicologiche inaspettate quando hanno chiaro il motivo per cui può valere la pena lottare e stringere i denti.
E questo motivo ha raramente a che fare con qualcosa di utile solamente per sé stessi. Più frequentemente le persone mostrano dedizione a qualcosa se l’obiettivo trascende l’interesse personale. Non è raro che il cuore umano offra la sua più autentica natura quando vi è una necessità da affrontare con senso di responsabilità verso un bene o un interesse più grande di quello personale.
Allora perchè ostinarsi a credere che la via verso la felicità debba necessariamente passare attraverso la porta dell’imparare a porre finalmente sé stessi prima di tutto il resto? Non c’è dubbio che vi siano situazioni in cui una persona, reduce ad esempio da qualche relazione umiliante o da un altrui comportamento di sfruttamento, possa essere nella condizione di dover fare proprio questo.
Ma in questo caso, più che di porre semplicemente il proprio interesse al primo posto, si tratta di imparare ad apprezzare il proprio valore. Si tratta di scoprire la propria più autentica vocazione esistenziale, o di riportare alla luce qualche prezioso elemento di bellezza interiore, costretto a nascondersi nelle profondità del proprio animo.
E nulla ci vieta di pensare che il proprio valore più autentico, alla fine, non possa davvero essere diverso dal desiderio di dedicare la propria vita a qualcosa che trascende il proprio bisogno di appagamento emotivo immediato. Purchè questo nobile desiderio venga spinto in avanti nella nostra vita sulle ali di una rinnovata consapevolezza, e su quel senso di libertà e di scopo che impreziosisce autenticamente l’esistenza umana.