Perdita dei valori e crisi personale

La perdita di valori nella moderna società può generare crisi personali, ma può offrire grandi orizzonti di senso e di genuina autenticità
Perdita dei valori e crisi personale
Perdita dei valori e crisi personale
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Quando si parla dei rapidi cambiamenti che la razza umana ha affrontato negli ultimi decenni si finisce non di rado a parlare di “perdita dei valori” e di tutto ciò che ne consegue. Vi sono davvero opinioni contrastanti su questo importante tema, ed è difficile poter affermare se davvero alla base di molte delle crisi moderne vi sia effettivamente la perdita di quei valori che la tradizione (religiosa, sociale, filosofica, educativa, ecc.) aveva sempre considerato come cardini fondamentali.

Come possiamo definire i valori?

La Treccani ci offre questa interessante definizione: “Gli ideali che orientano le nostre scelte morali. Valori sono i princìpi che i singoli individui o una collettività considerano superiori o preferibili. Essi vengono utilizzati come criterio per giudicare o valutare comportamenti e azioni. I valori si connettono in vario modo con la realtà sociale e politica, con l’organizzazione economica e giuridica, con le tradizioni, i costumi e i simboli di una collettività, e quindi mutano nelle varie culture ed epoche storiche.
[…] Fin dall’antichità il termine valore è stato usato per indicare il prezzo di qualcosa – valore di scambio – o la sua utilità – valore d’uso –, ma anche come sinonimo di merito, nobiltà morale di una persona.

Si tratta quindi sostanzialmente di quei principi o standard etici che sono in grado di guidare le azioni e le scelte dei singoli individui o dei gruppi sociali. Rappresentano ciò che è comunemente considerato come “giusto” e pertanto opportuno nella propria vita e nelle interazioni relazionali.

Da un punto di vista psicologico, i valori costituiscono i criteri attraverso i quali il comportamento umano viene valutato e giudicato, con un’inevitabile riflesso sulle motivazioni e le scelte personali.

Il panorama attuale

Il moderno atteggiamento “positivista” e quella che potremmo definire una crescente secolarizzazione hanno portato a mettere in discussione una serie di verità considerate indiscutibili presso le generazioni precedenti a quella attuale. L’influenza sulle persone da parte di valori tradizionali come la famiglia, il senso del dovere, la patria, ecc. è sempre più fioca, a vantaggio di un individualismo sempre più marcato. Le persone rimangono pertanto disorientate a causa dall’assenza di chiari punti di riferimento morali.

La moderna e consumistica società attuale ha portato anche ad una crescente frammentazione delle relazioni personali, a causa del prevalere degli interessi personali su tutto il resto. E questo sta creando forme di disagio sempre più marcate, e una diffusa insoddisfazione persino in chi riesce a stare al passo con importanti conquiste materiali che nell’immaginario collettivo dovrebbero garantire una stabile felicità.

Nel panorama attuale si assiste anche ad un’estrema valorizzazione della “libertà individuale” che tende a mettere in ombra concetti come quelli di verità, o di bene comune. Non è più nemmeno facile distinguere tra “giusto” e “sbagliato”, non essendovi più saldi principi etici di riferimento. Le persone appaiono prive di un bussola morale comune.

Perdita dei valori e società moderna

Se però dovessimo affermare che tutti i valori che costituivano i cardini fondamentali del vivere umano fino a qualche decennio fa sono ormai scomparsi, forse non saremmo del tutto nel giusto. Per quanto si affermino con sempre maggior intensità idee di libertà ad ogni costo e di individualismo, o di indifferenza e di opportunismo, vi sono esempi meravigliosi di “valori” umani che sopravvivono coraggiosamente.

L’essere umano è oggi sempre più individualizzato e bisognoso di autonomia, e tende a voler razionalizzare tutto ciò che fino a poco tempo fa era semplicemente un dato di fatto, un sistema di valori condivisi e talmente consolidato che non era semplicemente pensabile poterlo mettere in discussione.

Tutto questo non è di per sé negativo. Se non per il fatto che se da un lato ha favorito l’autonomia e l’emancipazione personale, dall’altro ha comunque lasciato un vuoto esistenziale che al momento non sembra essere stato colmato da un nuovo sistema di valori assoluti e altrettanto robusti. Ed è difficile pensare che questo fenomeno non stia contribuendo al disagio generalizzato manifestato oggi soprattutto dalle nuove generazioni.

Crisi e opportunità derivanti dalla perdita di valori

Possiamo dunque renderci facilmente conto che la perdita dei valori è allo stesso tempo una possibile causa ma anche una possibile conseguenza di determinate crisi personali o collettive. E dove ci sono crisi, inevitabilmente si creano opportunità.

Forse anche le nuove libertà conquistate grazie al progredire delle capacità umane costituiscono un problema. Sono di fatto un paradosso. Margini sempre più ampi di libertà non sempre offrono una felicità crescente. Spesso non fanno altro che creare un crescente disorientamento. Come possiamo dunque uscirne?

Quando non ci riconosciamo più in quei valori che storicamente sono sempre stati in grado di guidare le persone e dare un senso alla vita, è senza dubbio possibile che ciò possa rappresentare un adolescenziale atteggiamento di orgogliosa autosufficienza, un sentimento di sfida verso l’autorità o un semplice ed apatico disinteresse generale.

Ma in molti casi ciò rappresenta invece il frutto della capacità di riflettere autonomamente sul senso delle cose, o addirittura il bisogno di ricercare valori ancora più universali ed elevati, indipendentemente dal loro grado di consenso all’interno del proprio ambiente.

E’ probabilmente in questo senso che Ralph W.Emerson affermava che “Chiunque voglia essere un uomo deve essere un anticonformista”. Quando qualcosa in noi è in grado di aprirsi a sfere di significato, di bellezza e di conoscenza sempre più elevate, i cosiddetti valori della tradizione rischiano di essere addirittura un ostacolo. E non è raro, almeno per gli individui più sensibili e caratterizzati da una grande nobiltà di carattere, che ciò possa determinare una crisi psicologica tale da giungere all’attenzione di uno psicologo.

Potremmo anche dire che quando una persona possiede in sé stessa una morale autonoma, non ha bisogno di una morale eteronoma. E’ perfettamente in grado di formulare in sé stessa raffinate leggi che regolano, elevano e nobilitano il proprio comportamento, senza dover ricorrere a schemi di valutazione esteriori.

Siamo ben lontani in questo caso da quelle pericolose e frequenti forme di relativismo morale. Non si sta certamente affermando che non esistono verità assolute e che ogni individuo è libero di definire il proprio sistema di valori. Siamo piuttosto di fronte alla capacità dimostrata da alcuni esseri umani di percepire verità sempre più sottili e di valore.

Abbiamo ancora bisogno di valori di riferimento?

In conclusione, abbiamo quindi bisogno ancora di valori esterni, in grado di ispirare il nostro pensiero e il nostro comportamento? Esistono valori universali sovraordinati a quelli che oggi consideriamo ormai abbandonati o superati? Come potremmo eventualmente ispirarci ad essi?

Il mondo ha bisogno del nostro contributo, sempre più attento, partecipe e profondo. E questo contributo non può che derivare da valori che elevano la coscienza, per poter stare al passo con le crescenti complessità del progredire umano. Forse è sufficiente riflettere su che cosa realmente e profondamente ci caratterizza come esseri umani per comprendere che vi sono valori, come il rispetto, l’altruismo, il sacrificio, i sentimenti più nobili, il bisogno di senso o il bisogno di conoscenza, che sono in grado di arricchire la nostra esistenza in qualsiasi tempo e luogo.

Ma vi sono persino valori universali e trans-culturali a cui un numero sempre più corposo di persone oggi tende ad aprirsi. Essi hanno a che fare con il bisogno di comprendere la propria natura ultima o il proprio fine esistenziale. E per arrivare a far emergere collettivamente questo tipo di valori, non varrebbe la pena mettere temporaneamente in discussione ciò che fino a poco tempo fa costituiva una base sicura, pur con le crisi che tutto ciò scatena?

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