“Pensi sia vero che possediamo solo la felicità che possiamo donare’?”. Questo è il quesito che mi è stato posto di recente da una persona a me cara. Non ho alcuna idea su chi possa essere l’autore di questa citazione, ma senza dubbio non posso rimanere indifferente di fronte alla sua profondità.
Abbiamo già parlato della felicità nelle pagine di questo sito. Abbiamo già visto come potremmo riflettere su questo aspetto prendendo in considerazione anche il concetto di gioia, che personalmente tendo a preferire. Spesso crediamo infatti che per essere felici sia indispensabile vivere esperienze esistenziali idonee a suscitare in noi emozioni positive.
Molte persone cercano la felicità attraverso la realizzazione professionale. Altre la inseguono realizzandosi nel ruolo di genitore. Altre ancora la desiderano attraverso le gioie dell’amore di un partner o delle persone più care.
Pochi però sembrano rendersi conto che la felicità più autentica, o per meglio dire, lo stato più autentico di gioia, non si fonda necessariamente sulla presenza di condizioni esistenziali favorevoli.
Se lo stato di gioia più pura dipendesse esclusivamente dalla quantità di “piaceri della vita” che riusciamo a realizzare, una significativa percentuale di persone presenti sul nostro pianeta si vedrebbe preclusa questa possibilità.
Che cosa può dunque significare che “possediamo solo la felicità che possiamo donare”? Siamo tutti presumibilmente concordi sul fatto che una grande disponibilità di risorse può offrire molte più opportunità di realizzazione personale, e di conseguenza molte più opportunità per essere felici. Ma non è a questo tipo di felicità che questa frase si riferisce.
Ha più a che fare con una scelta personale che con le risorse che abbiamo a disposizione. Dipende più dalla propria volontà che dai piaceri che arricchiscono il vissuto quotidiano.
E’ un tipo di felicità che non sorge in noi quale conseguenza del piacere che riceviamo dalle circostanze ambientali in cui siamo immersi. E al tempo stesso non è nemmeno un tipo di felicità comprensibile con immediatezza, se non da parte di persone il cui percorso di vita le abbia condotte ad un adeguato livello di saggezza.
Senza saggezza, senza profondità esistenziale, senza una visione di consapevolezza profonda, l’apparente paradosso secondo il quale l’unica felicità in grado di dare pienezza alla nostra vita è quella che possiamo donare, ha ben poco senso. E la felicità che possiamo donare è generabile in noi indipendentemente dalla condizione esistenziale che ci caratterizza in un dato istante.
Se non puoi ricevere un miracolo dalla vita, puoi sempre scegliere di essere un miracolo per la vita degli altri…
Nick Vujicic
Ho conosciuto personalmente, per lavoro o esperienza personale, diverse persone con alle spalle storie di vita molto difficili, ma per nulla inibite nella loro capacità di esprimere quegli elementi di bellezza in grado di generare felicità nella propria ed altrui vita.
Se stiamo soffrendo, se pensiamo che la felicità potrebbe essersene andata per sempre dalla nostra vita, abbiamo ancora una meravigliosa opportunità: quella di poter scegliere se impegnarci a farla germogliare nella vita degli altri.
Tutta la felicità derivante dai successi personali o dalla disponibilità di risorse ha naturalmente una certa importanza nelle nostre vite, ed è giusto impegnarsi con decisione in quella direzione.
Ma si tratta in ogni caso di una condizione diversa rispetto ad una situazione di gioia stabile e duratura. E’ una forma di felicità che richiede il perpetuarsi delle condizioni che la determinano. La felicità che possiamo donare è invece probabilmente l’unica in grado di incidere significativamente nella vita delle persone. E’ forse l’unica in grado di guidare i nostri passi lungo il sentiero della consapevolezza, lungo la via della pienezza e della più autentica gioia esistenziale personale.
Accompagnando una persona lungo un percorso di sostegno psicologico capita molto frequentemente di essere testimoni della dolorosa rassegnazione alla totale assenza di felicità nella vita. Con alcune persone si ha davvero l’impressione che l’oscura notte dell’anima abbia davvero smarrito per sempre la sua alba.
Ma, paradossalmente, sono proprio queste le persone maggiormente in grado di comprendere il paradosso contenuto in questa affermazione sulla felicità. Sono per lo più le persone il cui cuore è stato spezzato a comprendere che la modalità più saggia per risanarlo è proprio il tentativo di colmare di gioia quello degli altri.
Ed è proprio grazie a persone come queste che la professione di Psicologo consente il privilegio di poter assistere ad un’autentica rinascita. Nulla può mantenere per sempre lontana la felicità dalla nostra vita, una volta presa la decisione di affrontare il rischio di farle ancora posto nel nostro cuore.