Capita piuttosto frequentemente che ci possa essere chiesto un parere o un consiglio sulle più disparate questioni della vita, che possono interessare un amico, un parente o qualche conoscente. Quando si tratta però di questioni che toccano la sfera psichica personale, in particolar modo quando hanno un grande impatto sulla sfera emozionale, offrire un consiglio con sufficiente saggezza e da un punto di vista autenticamente empatico non è sempre semplice.
E’ senza dubbio capitato a tutti, nella propria vita, di rivolgersi ad una persona di fiducia in cerca di un parere su qualche specifica situazione. Abbiamo dunque la possibilità di chiedere a noi stessi quanto ci siamo sentiti davvero compresi e quanto siamo stati ascoltati con interesse sincero prima che ci venisse elargito il consiglio. E di conseguenza possiamo avere anche un’idea di quale fosse il nostro stato emotivo conseguente a questa situazione.
E’ del tutto verosimile che una porzione significativa di noi potrebbe riportare un’esperienza non del tutto positiva a questo proposito. Quante sono, infatti, le persone che amano dare consigli semplicemente per esibire la loro intelligenza e per soddisfare un bisogno di sentirsi importanti? La gratificazione “narcisistica” di essere utili a qualcuno è una trappola seducente in cui cadono persino professionisti preparati.
Il profferire il tuo consiglio, non richiesto, niuna altra cosa è che un dire di essere più savio di colui cui tu consigli;
anzi un rimproverargli il suo poco sapere e la sua ignoranza.
Giovanni Della Casa, Galateo overo De’ costumi, 1558 (postumo)
Offrire un consiglio su questioni personali
Come comportarci, dunque, quando siamo chiamati ad offrire un consiglio su questioni che riguardano la sfera privata, facendo in modo che possa essere di effettiva utilità alla persona? La prima cosa da fare è estremamente semplice: accertiamoci innanzitutto che il nostro consiglio sia davvero richiesto, e che l’interlocutore non ci stia velatamente inoltrando una richiesta di tipo diverso.
Potrebbe infatti avere semplicemente il desiderio di sentirsi ascoltato. Potrebbe essere alla ricerca di un cuore gentile disposto ad accogliere l’esposizione di un suo problema, senza che gli venga restituito alcun parere specifico. Come è infatti noto da sempre nei contesti psicologici, l’ascolto attivo, profondo, empatico ed autentico ha un potentissimo potere trasformativo nei confronti degli stati di preoccupazione o sofferenza. Dunque accertiamoci di svolgere innanzitutto il ruolo dell’osservatore silenzioso, che rimane sullo sfondo e la cui unica soddisfazione è portare nel proprio cuore il benessere dell’altro.
In seguito, anche qualora fossimo espressamente invitati ad offrire un consiglio, potrebbe essere utile far prima esprimere verbalmente le riflessioni già elaborate dal richiedente. Spesso le persone hanno semplicemente la necessità di organizzare mentalmente il flusso di pensieri che si susseguono in loro con insistenza. Parlarne con qualcuno, provando ad esporre la questione in maniera ordinata e coerente, potrebbe già di per sé condurre ad una soluzione ottimale elaborata in autonomia. Oltre ad arrivare alla soluzione, in questo caso la persona migliora la propria autostima e il senso di autoefficacia percepita.
Riflettere sulla domanda e sulle alternative possibili
Negare al nostro interlocutore un consiglio pratico sul problema che lo riguarda, potrebbe essere percepito come mancanza di sensibilità, di interesse o di rispetto nei suoi confronti. Per questo motivo è sempre bene trovare un modo diverso per affrontare la questione, offrendo alla persona tutta la nostra attenzione ma senza dare una risposta diretta.
Innanzitutto, possiamo chiedergli di elencare tutti i possibili sviluppi che potrebbe avere la questione e tutte le eventuali soluzioni che è possibile adottare per farvi fronte. Senza rendersene conto, la persona potrebbe arrivare ad elaborare autonomamente la soluzione semplicemente dopo aver esplicitato con chiarezza il frutto delle riflessioni personali.
Per aiutare il fluire dei suoi pensieri è possibile ad esempio incoraggiarla ad analizzare la cosa come se fosse un osservatore esterno. E’ del tutto chiaro, in un caso come questo, che l’offerta di un consiglio da parte nostra prima che la persona abbia ponderato a fondo sul problema, potrebbe arrestare il fluire delle sue migliori intuizioni.
Possiamo poi anche chiedere alla persona di assumere un punto di vista diverso. E’ spesso utile chiederle di scambiarsi i ruoli, ovvero di immaginare che fossimo noi a chiederle un consiglio sulla situazione e riflettere su che cosa ci direbbe. Il distacco emozionale, anche solo a livello immaginativo, e l’assunzione di un punto di vista neutrale possono consentire alla mente intuitiva di operare più liberamente e creativamente.
Potremmo restare sorpresi nel renderci conto che spesso, nel consigliare una persona che riteniamo amica, siamo in grado di ricorrere all’intelligenza del cuore in maniera molto più lucida e profonda di quanto sappiamo fare con noi stessi.
Offrire un consiglio empatico
Abbiamo già accennato al fatto che quando ci viene richiesto di offrire un consiglio è del tutto verosimile che alla persona destinataria, alla fine, interessi più che altro sentirsi accolta, ascoltata e messa in condizione di esprimere liberamente e confidenzialmente il disagio, lieve o marcato, che questa situazione comporta.
Questo è infatti il fondamento dell’Empatia più genuina: ciò che migliora lo stato d’animo del nostro interlocutore non è il contenuto delle nostre parole, ma la “connessione” che riusciamo a stabilire. Quando la persona si sente autenticamente ascoltata, qualcosa si attiva nella sua mente e nel suo cuore, consentendo alle sue migliori energie creative di emergere e condurre a scelte equilibrate e ben ponderate. Sforziamoci dunque di esprimere semplicemente presenza, senza volerci togliere frettolosamente dall’eventuale imbarazzo, senza avere la pretesa di “risolvere il problema”, senza formulare alcun giudizio.
L’errore più grave che possiamo commettere in questi casi è iniziare a formulare pareri, consigli o precise istruzioni su come affrontare il problema in maniera del tutto impulsiva, prima ancora che la persona abbia avuto modo di completare la sua esposizione. Di norma si tende persino ad offrire suggerimenti che andrebbero bene più che altro per sé stessi, senza curarsi di verificare cosa davvero faremmo se ci trovassimo in una situazione di questo tipo, nei precisi panni della persona che abbiamo di fronte.
Avremmo piacere di sentirci dire quello che noi stiamo per suggerire in quel momento? Ci sentiremmo ascoltati o giudicati? Alleggeriti o ulteriormente frustrati? Saremmo in grado di attuare la soluzione proposta o si tratterebbe comunque di qualcosa di non adatto a noi?
La persona capace di offrire un ascolto empatico non ha timore di ammettere di non avere una soluzione al problema esposto. Non accade di rado infatti che la situazione non possa essere risolta, perchè così è per tutti i grandi problemi della vita. Carl G. Jung non a caso affermava che i grandi problemi della vita non possono essere risolti, ma solo superati. In questo caso è bene limitarsi ad esprimere gratitudine alla persona per aver condiviso con noi un problema così toccante, facendole sentire tutta la nostra compassione e vicinanza.
In sintesi…
Ecco dunque un breve elenco sintetico di aspetti da tenere presenti nel momento in cui siamo chiamati a dare un consiglio a qualcuno.
- Ascolto attivo e profondo: cercare di assumere il preciso punto di vista del nostro interlocutore e di immedesimarsi nella sua situazione. Offrire un ascolto profondo, accogliente, in totale presenza e senza alcuna interruzione;
- Tenere a freno l’impulsività: Evitare nel modo più assoluto di formulare frettolosi consigli o suggerimenti, che avrebbero solo l’effetto di far sentire la persona del tutto incompresa;
- Mettersi nei panni dell’altro: cercare di assumere il suo preciso punto di vista, facendolo sentire incoraggiato ad esprimersi con tutta la libertà che la situazione richiede; Provare a comprendere cosa faremmo esattamente in una situazione di questo tipo, con le risorse che avremmo a disposizione se fossimo l’altra persona;
- Aiutare a riorganizzare i propri pensieri: potersi esprimere liberamente offre alla persona la possibilità di dare concretezza e ordine al flusso di pensieri che si concatenano nella sua mente. E’ il primo passo verso la ricerca di una soluzione prodotta autonomamente.
- Favorire il decentramento: aiutare la persona ad immaginare tutti i possibili stati futuri della situazione, e in che modo qualcuno tra questi potrebbe essere una soluzione. Favorire l’adozione di un punto di vista più “distaccato” ed obiettivo, come se stesse offrendo il suo consiglio a qualcun altro.
Raccomandazione
Spesso le parole di un buon amico o di una persona cara possono fare miracoli nell’aiutarci a trovare in noi stessi la risposta più saggia a qualche situazione della nostra vita che richiede un consiglio. Vi sono casi in cui la complessità della situazione può però alleggerirsi in maniera notevole effettuando questo lavoro introspettivo con l’aiuto di uno Psicologo.
La tecnica del Counseling con l’Esperienza Immaginativa può ad esempio essere utile per effettuare un’esplorazione dei possibili scenari futuri, grazie ad una metodica che consente un delicato contatto che le componenti più illuminative del nostro inconscio.
Anche lo Psicologo, tranne in casi specifici ed eccezionali, evita la diretta formulazione di un parere personale relativamente alla richiesta di un consiglio. Egli possiede però raffinati strumenti di lavoro che consentono alla persona di essere “consigliata” su come procedere autonomamente ad elaborare la propria soluzione ed aiutata a rimuovere eventuali blocchi inconsci che ostacolano il processo.