Chi non rimane sconvolto quando si imbatte per la prima volta nella teoria dei quanti, non può averla davvero capita.
Niels Bohr
La Psicologia Quantistica
In queste pagine riportiamo alcuni scritti collocabili in quell’ambito definito Psicologia Quantistica. La maggior parte delle informazioni riportate in questa sezione derivano da approfondimenti e riflessioni personali maturati nell’ambito della stesura della tesi di laurea dell’autore (“Il contributo della Fisica Quantistica allo studio della Coscienza”). La trattazione è pertanto limitata alle conoscenza che uno psicologo può avere di uno degli argomenti più bizzarri e complessi che la scienza moderna abbia esplorato.
L’interesse verso la Psicologia Quantistica è nato dalla personale curiosità verso l’esplorazione degli aspetti più misteriosi della Psicologia. La coscienza umana entra senz’altro a pieno titolo tra quegli ambiti che da sempre mettono a dura prova le abilità dei ricercatori, come dimostrato dal fatto che, fatta eccezione per alcuni modelli decisamente riduzionisti, una completa e soddisfacente spiegazione di questo fenomeno in tutte le sue peculiarità sembra ancora mancare.
Il problema della coscienza è probabilmente antico quanto l’uomo. Tutte le religioni e molti sistemi filosofici hanno infatti dedicato, nel corso della storia umana, spazi molto abbondanti nella ricerca di una risposta ad inevitabili domande che spontaneamente sorgono nell’individuo umano:
- Qual’è la vera natura della coscienza?
- Da dove proviene?
- Può esistere la coscienza indipendentemente dal corpo?
- In che cosa la coscienza umana si distingue da quella degli altri esseri viventi?
Non è naturalmente compito della Psicologia scientifica quello di trovare una risposta a questi interrogativi, dato che altre discipline da sempre se ne occupano. Ma personalmente sono convinto che una seria indagine scientifica del funzionamento della coscienza non possa prescindere da una approfondita analisi anche della natura filosofica del problema.
Il contributo della Fisica alla Psicologia
A partire dai primi decenni del secolo scorso, alcuni studiosi di mente brillante hanno formulato una serie di ipotesi che hanno rivoluzionato il mondo della Fisica. Le loro formulazioni erano basate su una serie di osservazioni sperimentali sul comportamento delle particelle. Questi esperimenti dimostravano qualcosa di così inatteso da aprire scenari nuovissimi sulla natura del ponte che collega la mente alla materia, con particolare riferimento al ruolo della coscienza.
Nei decenni successivi sono stati formulati una serie di modelli basati sia sulle scoperte di questi primi pionieri della nuova fisica che sugli sviluppi successivi. La Meccanica Quantistica fornisce una descrizione della realtà che per molti aspetti risulta in contrasto con la nostra comune esperienza della vita quotidiana. Questo fatto deve naturalmente imporre agli scienziati estrema prudenza nella formulazione di ipotesi teoriche definitive. Ma oggi non possiamo più ignorare che la visione deterministica del mondo che la scienza aveva all’inizio del ‘900 è profondamente mutata.
Le teorie quantistiche, per quanto bizzarre possano quindi essere apparse sin dall’inizio, in molti casi hanno ottenuto ripetuti successi sperimentali (si pensi ad esempio al fenomeno dell’entanglement e al ben noto paradosso EPR), procurando i massimi riconoscimenti scientifici ai fisici teorici che le avevano predette con molti anni di anticipo.
Una teoria sul funzionamento generale del cervello (e della mente), non può quindi prescindere almeno da quelle conoscenze ormai confermate che la fisica quantistica, oltre a quella classica, ha prodotto fino ad oggi, in particolar modo se si tenta di spiegare un fenomeno complesso come l’emergere della coscienza.
La coscienza, nei suoi aspetti qualitativi più profondi, è la parte più intima, più vera e più soggettiva che caratterizza un essere umano. Studiarla con il massimo dell’apertura verso nuove ed interessanti prospettive è non solamente un’opportunità, ma probabilmente anche un obbligo per uno scienziato di buon senso. Questo fenomeno sfuggente e di difficile inquadramento cela probabilmente il segreto più profondo della natura stessa dell’uomo.
Una sinergia tra le varie discipline, siano esse di natura neuroscientifica, filosofica o fisico-quantistica, è decisamente la strada più indicata per giungere ad accendere una luce di conoscenza nel più affascinante mistero dell’uomo.
Perchè una Psicologia Quantistica?
Il personale interesse verso la Psicologia Quantistica nasce quindi anche da un innato bisogno di rispondere ad un pressante interrogativo:
- La coscienza, nei suoi più delicati aspetti qualitativi, è semplicemente un epifenomeno del cervello?
- Oppure possiamo trovare un fondamento scientifico alle formulazioni filosofiche più antiche sulla sua natura?
I diversi modelli quantistici oggi disponibili propongono ipotesi basate a volte sulle speculazioni teoriche degli autori, ma sono spesso fondati anche su dati sperimentali confermati. È forse prematuro cercare oggi di stabilire il grado di attendibilità di questi modelli, dato che il lavoro da compiere è probabilmente ancora notevole. Un merito può però essere loro riconosciuto fin da subito: aver cercato di mettere le conoscenze che regolano il comportamento subatomico della materia al servizio dello studio della qualità più misteriosa dell’essere umano.
Tutto questo contribuisce allo sviluppo del delicato dibattito sulla vera natura dell’uomo come essere dotato di autocoscienza. L’impressione personale ricavata entrando nel mondo della fisica quantistica è stata quella di trovarmi di fronte ad un “universo di possibilità”. Molte volte mi sono chiesto quale fosse la reale capacità dei neuroni di generare un fenomeno come quello della coscienza, giungendo alla conclusione (provvisoria) che probabilmente il loro potenziale è pari a quello degli strumenti di un orchestra nel produrre la musica. Le affascinanti ipotesi dei fisici quantistici mi hanno offerto la possibilità di conoscere nuove ipotesi sulla natura del “misterioso” suonatore che soffia nello strumento del cervello per produrre la musica della mente.
Vi sono applicazioni pratiche della Psicologia Quantistica?
Personalmente ritengo che prima di poter trovare applicazione pratica in ambito clinico, la Psicologia Quantistica dovrà essere depurata da quella dannosa sovrapposizione con “discipline” che si sono affrettate a rivendicare queste scoperte come la dimostrazioni di ipotesi lontane dall’ambito scientifico.
In ogni caso, il suo contributo è davvero considerevole se ci si limita anche solo al fatto che ha aperto la mente di molti ricercatori alla contemplazione di quelle meraviglie umane che sfuggono alle logiche scientifiche più tradizionali. Ci ha offerto l’idea di un uomo molto più integrato nell’Universo a cui appartiene. Ci incoraggia a prendere in considerazione dimensioni che vanno oltre gli ambiti del “disturbo” e della “cura”, orientando la nostra mente verso i grandi perchè della vita.
Basti pensare al ruolo attribuito alla coscienza dalla più nota interpretazione della Meccanica Quantistica, passata alla storia come Interpretazione di Copenhagen, per rendersi conto di come sia cambiato il ruolo dell’Uomo nell’Universo rispetto a quello riconosciuto dalla fisica classica deterministica.