Reincarnazione e Psicologia

La credenza nella Reincarnazione (come ogni altra espressione autenticamente religiosa), se nasce da un sincero anelito spirituale del cuore, risveglia nell'uomo l'innato bisogno di Eterno. La Psicologia richiama però alla necessità di una stretta focalizzazione sul presente. Reincarnazione e Psicologia sono due mondi necessariamente inconciliabili? Forse no, ma è necessario fare attenzione ad alcuni aspetti.

Perché parlare di Reincarnazione e Psicologia

In questo sito si parla spesso di tematiche che oltre ad avere rilevanza psicologica, spaziano anche nel vasto mondo della crescita interiore e, in senso lato, “spirituale”. Alla base di questo particolare punto di vista vi è la convinzione che un armonico e completo sviluppo personale non possa non tenere conto del fondamentale bisogno di fine interiorità che sempre più persone oggi manifestano.

Avvicinarsi allo studio della psiche umana e alla sua profonda e meravigliosa complessità, credo richieda una straordinaria apertura mentale. Rinunciare ad ammettere l’ipotesi di una sacralità della vita umana significherebbe forse eliminare quel cuore pulsante che rende viva la psicologia.

Se si prova a fare online una ricerca sulla diffusione della credenza nella reincarnazione nel nostro paese, si trovano dati discordanti. E’ comunque possibile rendersi conto che si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso. Per questa ragione, nonostante l’ovvia e comprensibile inaccettabilità di questa ipotesi da parte della psicologia scientifica, non è comunque possibile ignorare il fatto stesso. Oggi vi è infatti una significativa percentuale di persone che, riflettendo sulla loro vita e suo loro benessere psicologico, si pongono il problema della reincarnazione.

Evitare approcci fideistici …

Non possiamo qui entrare nel merito di una questione filosofica di così ampia portata. La quantità di informazioni oggi disponibili su questo argomento è tale da consentire a chiunque un’approfondita, serena e autonoma riflessione. Ognuno può dunque trarre le proprie conclusioni applicandosi a questo studio con serietà ed intelligenza.

Desideriamo qui solamente proporre qualche personale pensiero su uno dei modi in cui la moderna Psicologia può affrontare la complessa e non più ignorabile ipotesi filosofica della reincarnazione. Il motivo principale per cui viene proposto uno scritto su reincarnazione e psicologia è prima di tutto quello di raccomandare al lettore di evitare un approccio di tipo fideistico. Abbracciare una filosofia come questa può infatti offrire numerosi vantaggi di tipo emotivo. Ad alcuni dona ad esempio un senso di giustizia nella vita. Ad altri offre sollievo alle frustrazioni e ai tormenti della quotidianità.

Ma qualsiasi visione della vita fatta semplicemente propria senza l’intervento dell’intelligenza, del buon senso e di una adeguata riflessione, rischia di aprire le porte che conducono al regno dell’illusione e dell’annebbiamento emozionale. Per rendersene conto, basti pensare al preoccupante numero di persone che affermano di avere un “destino speciale” in questa vita, frutto di un “passato” glorioso in quelle precedenti. Curiosamente, si tratta quasi sempre di persone che mostrano qualità personali (intelligenza, successo, volontà, ecc.) piuttosto modeste.

Esiste un terreno comune tra Reincarnazione e Psicologia?

Quale dovrebbe dunque essere il rapporto tra reincarnazione e psicologia? Sono personalmente convinto che la Psicologia non abbia la necessità di entrare direttamente nel merito della questione. Non è il suo ambito di indagine e nemmeno il suo fine. La Psicologia è comunque tenuta a trarre il massimo da tutte le visioni possibili sull’essenza e sul destino dell’uomo. Il suo fine è infatti unicamente quello di far stare bene le persone, costruendo un benessere stabile in presenza di qualsiasi convinzione esistenziale personale.

Per questo motivo, credo che il tema del rapporto tra reincarnazione e psicologia possa essere affrontato tenendo semplicemente presente che il lavoro psicologico di crescita interiore deve essere il medesimo in ogni condizione. Qualsiasi convinzione religiosa o filosofica, ma anche la totale assenza di entrambe, può e deve condurre l’uomo alla comune meta della realizzazione del proprio benessere e del proprio Sé più elevato.

Indipendentemente dal numero di vite che ciascuno di noi pensa di avere a disposizione, nulla deve interferire con la nostra volontà di realizzarci e di essere felici, qui e ora. Questo perchè purtroppo in molti ambiti che si autodefiniscono di “crescita spirituale” si tende a commettere un pericoloso errore. L’ipotesi della reincarnazione viene accettata solamente grazie al suo fascino. Non esiste una reale presa di coscienza. Non deriva nemmeno da un approfondito e faticoso studio filosofico comparato delle diverse opzioni a disposizione dell’uomo. La si accoglie semplicemente perchè costituisce un’efficace via di fuga da una condizione esistenziale non particolarmente gradita, o un mero meccanismo compensatorio per le disuguaglianze sociali, oppure ancora una promessa di futura giustizia.

Si tende in sostanza a non comprendere che l’uomo intelligente moderno non può concedersi il privilegio di accontentarsi di una giustificazione per i propri limiti e le proprie “sfortune”. Deve prendersi la responsabilità delle proprie azioni, nel luogo in cui si trova e nel momento presente. La teoria della reincarnazione non può e non deve offrire scuse per rinunciare alla lotta per la propria realizzazione, nemmeno se si tratta di una realizzazione spirituale.

L’uomo moderno “in cerca dell’anima” (come lo ha definito Carl G.Jung in un suo scritto) chiede mezzi per espandere la propria consapevolezza e pervenire ad un ottimale grado di realizzazione personale e (in alcuni casi) transpersonale. E chiede di poterlo fare nel momento presente, indipendentemente dai limiti e dai vincoli a cui deve sottostare. Sarebbe un grave errore indugiare su un ipotetico passato, ma ancora di più rimanere passivamente in attesa di un futuro favorevole.

Il Dalai Lama stesso, col suo proverbiale buon senso, afferma a questo proposito che “Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere”.

Reincarnazione e Psicologia – In conclusione…

Il rapporto tra reincarnazione e Psicologia potrebbe già risolversi ad un primo basilare livello semplicemente ricordandosi che indipendentemente dall’effettivo numero di esistenze di cui possiamo disporre, nulla ci dovrebbe distogliere dall’obiettivo di essere felici qui e ora. Dovremmo ricordarci sempre di vivere come se questa fosse l’unica opportunità che abbiamo per amare, per essere uomini migliori, per raggiungere la nostra realizzazione.

Anche di fronte ad una ipotetica e (almeno per il momento) indimostrabile verità della reincarnazione, dovremmo chiederci che senso avrebbe focalizzarsi su un passato il cui ricordo, per qualche ragione, è del tutto inaccessibile.

Se la nostra sensibilità e il crescente intuito ci sta guidando a prendere consapevolezza di tematiche come questa, perchè farci assorbire da ipotesi sul passato? Perchè non dedicare le nostre energie a creare un futuro luminoso, piuttosto che a cercare ombre nel passato?

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