Spesso notiamo che le nostre vite, nonostante le migliori intenzioni, appaiono prive di quell’ordine che vorremmo imprimere in esse e mancanti di uno scopo autentico. Spesso percepiamo un velo di conflittualità nei confronti delle persone e dell’ambiente, e ci chiediamo quale potrebbe essere il modo migliore per intervenire, dal momento che questa tendenza alimenta generalmente in noi spiacevoli sentimenti.
A volte ci rendiamo però conto che ciò che definiamo come “ambiente esterno” altro non è se non una rappresentazione della realtà che non può prescindere dalla qualità del nostro stato d’animo interiore. Non esisterebbe in sostanza una realtà che possiamo considerare come “data a priori”, dal momento che siamo noi stessi, con il nostro background personale, culturale, emozionale, spirituale, ecc. ad attribuire significato ad essa.
La stragrande maggioranza delle persone si limita a sostenere che non è possibile evitare una certa conflittualità nella vita quotidiana, o che, ancora più frequentemente, tutto questo dipenderebbe esclusivamente dal comportamento degli altri nei nostri confronti. Tendiamo quindi a sottovalutare la capacità che abbiamo, come esseri umani, di osservare correttamente il mondo che ci circonda, fallendo nel riconoscere che talvolta sarebbe sufficiente analizzare i conflitti e le disarmonie presenti al nostro interno per beneficiare immediatamente di una rappresentazione della realtà molto più matura e consapevole.
La conseguenza più immediata potrebbe essere una presa di coscienza della necessità di una riconciliazione psicologica con noi stessi, sincera, profonda, liberatrice. Senza un’autentica riconciliazione tra le nostre parti interiori che sono in conflitto, i nostri problemi nella vita sono destinati ad aumentare, in numero e complessità.
Preso atto della sospetta presenza in noi di elementi di conflittualità, la prima cosa da fare è un’accurata analisi delle “parti” che agiscono separatamente in noi. Non dovrebbe sembrare strano che in noi vi siano differenti aspetti della nostra identità che assumono una posizione centrale a seconda dell’ambiente in cui siamo coinvolti nei diversi momenti. Il buon senso e una genuina disponibilità alla crescita personale sono spesso elementi sufficienti per iniziare questo tipo di esplorazione. Non mancano però specifiche tecniche psicologiche per pervenire più rapidamente ed efficacemente a questo scopo.
“Riconciliazione Interiore” significa sostanzialmente pervenire ad uno stato di consapevolezza di se stessi e delle forze da cui si è governati, la cui conseguenza più immediata è la scoperta di un più elevato senso di Sé e del proprio Scopo. Riconciliare, ovvero armonizzare le forze che ci caratterizzano, consente la liberazione di energie creative di cui solitamente non si supponeva l’esistenza. Tutto questo richiede però un atto di coraggio, il coraggio di mettere in discussione se stessi e le “certezze” (vere o presunte) su cui si è costruito il fondamento della propria Personalità.
L’intera struttura della personalità è costruita in conformità con il nostro bisogno (tra gli altri) di esperire un adeguato livello di autostima, ed è dunque fondamentale saper accettare di rischiare di rimettere tutto in discussione e di viverne la conseguente momentanea frustrazione, in vista di un più elevato conseguimento futuro.
Quando gli attriti con l’ambiente esterno e con le persone sono tali da alterare il vissuto quotidiano e da stabilizzare un vissuto di sofferenza, è probabile che un sano processo di riconciliazione interiore potrebbe apportare un significativo benessere psicologico. Per quanto possa sembrare banale, questa può essere considerata una potente tecnica di cambiamento psicologico, che conduce allo sviluppo di nuovi orizzonti e di una maggiore consapevolezza.
Una modalità efficace per operare un ottimale processo di riconciliazione in noi stessi è quella di apprendere il “distacco”. Il distacco non è una via di fuga dalla situazione, ma una terapeutica presa di distanza finalizzata all’osservazione della realtà da un punto di vista più ampio, globale e inclusivo. Distacco significa anche (e soprattutto) capacità di andare oltre ad un eccessivo coinvolgimento emotivo nella situazione, al fine di essere in grado di valutare tutto alla luce del buon senso e di una più equilibrata razionalità. Distacco è in sostanza “disidentificazione” da ciò che ha il potere di condizionare i nostri pensieri, emozioni e comportamenti.
Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita
e tu lo chiamerai destino – Carl G. Jung