“Siamo insieme da tre anni. All’inizio avevamo un rapporto meraviglioso, ma poi è cambiato tutto e adesso mi sento sola in questo matrimonio. Sembra che io non faccia niente di giusto, non gli va bene niente, e sto cominciando a rendermi conto che non è tutta colpa mia. Anche se spesso lui è l’anima della festa e adora socializzare, io ho la sensazione di camminare costantemente sulle uova, in attesa dei suoi scoppi d’ira quando non soddisfo i suoi bisogni“.
Il testo di recentissima uscita dal titolo “Il disagio del narcisismo“(1), da cui sono tratte queste parole introduttive, rappresenta a mio avviso una delle trattazioni più chiare ed interessanti per tutti coloro che desiderano comprendere più approfonditamente la personalità narcisista.
La scelta di citare queste parole introduttive non è casuale. Spesso infatti sono proprio i famigliari, gli amici o i collaboratori di chi è caratterizzato da una personalità narcisista a rendersi conto dell’esistenza di qualche forma di disagio o di comportamento “anomalo”.
Alcune caratteristiche di base
Prendendo ancora a prestito alcune parole dall’ottimo testo appena citato (1), è doveroso innanzitutto ricordare che il paziente narcisista è spesso infelice. Sembra in grave difficoltà nel trovare quello che cerca, e probabilmente non è nemmeno esattamente consapevole di ciò che sta cercando.
Limitarsi a definire il narcisismo come un generico “amore per sé stessi” rischia di non porre sufficientemente in evidenza la grande insicurezza che queste persone tendono a manifestare relativamente alla loro capacità di amare e di essere amati. Sembrano costantemente “alla spasmodica ricerca di altri che possano ammirarli, esserne colpiti, provare empatia per i loro bisogni, confermare la loro eccezionalità e/o servire da oggetto idealizzato che non li umilierà né li farà mai sfigurare” (1).
Ma ciò che più disorienta e complica le cose per chi desidera comprendere le peculiarità della personalità narcisista, è molto probabilmente il fatto che il bisogno di provare soddisfazione per i propri successi e per le proprie qualità personali è un aspetto piuttosto diffuso nella nostra cultura, e costituisce ciò a cui generalmente ci si riferisce con il termine di “narcisismo sano“.
I problemi iniziano a sorgere quando ci si rende conto che il desiderio di gratificazione personale è ostentato all’eccesso sotto forma di grandiosità personale, e che, quasi paradossalmente, tutto ciò può oscurare un marcato disagio e una profonda sofferenza personale.
Stili relazionali della personalità narcisista
Gabbard e Crisp sottolineano come una delle difficoltà principali dell’individuo narcisista sia quella di riuscire a mantenere nel tempo una relazione d’amore. Solitamente, dopo una prima intensa infatuazione iniziale, emergono inevitabili critiche e delusioni. Non sembra chiaro nemmeno se ad interessarlo sia effettivamente l’amore, oppure se è alla ricerca semplicemente di conferme e di adorazione.
Nelle situazioni lavorative il narcisista tende a cercare disperatamente l’approvazione, il rispetto e l’ammirazione di colleghi e superiori. Il suo eccessivo assorbimento in sé stesso può infastidire i colleghi, che possono tendere a ritirarsi, alimentando in lui una sensazione di isolamento e compromettendo le sue speranze di ottenere le risposte di cui ha bisogno.
Alcuni esempi di “stili relazionali” proposti dagli autori e caratterizzanti la personalità narcisista possono essere i seguenti.
- Bisogno di suscitare ammirazione, empatia e validazione da parte dell’altro. Tendono a fare spesso riferimento ai loro successi, per guadagnare l’ammirazione da parte degli altri;
- Pseudo autosufficienza. Nonostante il forte bisogno di attenzione, desidera essere visto come indipendente e all’altezza di ogni situazione;
- Negazione o inibizione dell’autonomia dell’altro. Non di rado la personalità narcisista sottopone l’altro/a ad un controllo onnipotente. Manca empatia per i bisogni altrui. Persino l’espressione della sessualità può diventare una lotta di potere, in cui la reciprocità scompare del tutto;
- Propensione a provare vergogna e umiliazione come reazione a offese relativamente lievi. La vergogna è il “sintomo” dell’incapacità di elevarsi a quell’ideale grandioso che il narcisista ha di sé stesso. Si somma a rabbia e desiderio di vendetta quando ha l’impressione di essere stato smascherato pubblicamente;
- Negazione della sofferenza o del conflitto associata a disconoscimento della realtà, al fine di evitare il caratteristico senso di umiliazione e vergogna;
- Confronto continuo tra sè stessi e gli altri alimentato dall’invidia. Il mantenimento della grandiosità personale conseguente alla fragile immagine di sé che caratterizza non di rado la personalità narcisista è spesso ottenuto svalutando l’altro e considerandolo inferiore. L’invidia del narcisista tende ad essere un “gioco a somma zero”, in cui il successo altrui costituisce una minaccia al proprio valore personale percepito;
- Idealizzazione dell’altro, finalizzata a suscitare l’instaurazione di un rapporto di reciproca ammirazione;
- Difficoltà di capire o di provare interesse per l’esperienza interiore degli altri. Il narcisista, sostanzialmente, manca di empatia;
- Invadenza, caratterizzata da manifestazioni esibizionistiche che violano il territorio degli altri. Il narcisista si concentra solamente su ciò che è importante per sé;
- Ritiro dalle interazioni sociali per proteggersi dalle umiliazioni. Il narcisista teme infatti la mancanza di ammirazione.
- Sensazione di essere vittime martirizzate di maltrattamenti da parte degli altri. Esiste una variante masochista della personalità narcisista. Sono individui spesso offesi dal mancato riconoscimento da parte degli altri della loro eccezionale sofferenza;
Tre categorie fondamentali di personalità narcisista
Siamo generalmente abituati a pensare al narcisista come ad una persona che ostenta grandiosità, elevato egocentrismo, tendenza a sfruttare gli altri per i suoi fini, e, non da ultima, la convinzione di essere speciale e meritevole di successo e ammirazione. Persino la descrizione offerta dal DSM-5 sembra non voler contraddire questa tendenza (si vedano i criteri diagnostici al termine di questo articolo).
La personalità narcisista è però caratterizzata da uno spettro di caratteristiche molto più ampio di quanto i non addetti ai lavori generalmente ritengono. Nel corso del tempo, le posizioni dei più importanti ricercatori in ambito psicodinamico si sono tendenzialmente organizzate attorno a due macro aree: quella del narcisista Inconsapevole e quella del narcisista Ipervigile.
Pur trattando del medesimo tipo di personalità, come vedremo, le differenze non sembrano essere di poco conto. Più recentemente è emersa anche l’ipotesi di un terzo raggruppamento: il narcisista ad Alto funzionamento. Ecco di seguito una sintesi dei tre sottotipi, tratta ancora dal testo di Gabbard e Crisp.
1. Il narcisista Inconsapevole o Grandioso
Corrisponde tendenzialmente all’idea comunemente più diffusa sulla personalità narcisista. Descrive infatti l’individuo in cui la dimensione grandiosità–esibizionismo appare maggiormente evidente. In ambito psicodinamico si tende a ricondurre la descrizione di questo sottotipo agli studi di Otto Kernberg, a partire dagli anni Settanta. Il suo lavoro ha condotto ad identificare un individuo invidioso e avido, costantemente assetato di attenzione e consenso da parte degli altri.
E’ incline ad avere una visione esageratamente importante di sé e ad una scarsa considerazione dell’altro, che include assenza di rimorso, tendenza alla manipolazione e ricerca di potere nelle relazioni.
Tende a considerare gli altri inferiori, mantenendo nel contempo convinzioni irrealistiche su sé stesso, ricavando un certo beneficio psicologico dall’autoinganno. Riesce in questo modo a proteggersi dal dolore e dalla vergogna.
2. Il narcisista Ipervigile o Vulnerabile
Il narcisista Ipervigile, di più difficile identificazione, presenta invece un maggior sviluppo sul versante della dimensione vulnerabilità-sensibilità. Questo secondo sottogruppo è generalmente ricondotto agli studi di Heinz Kohut, che ha descritto un individuo dalla “pelle più sottile”, incline ad avvertire nelle parole e nei comportamenti delle altre persone una costante minaccia alla sua eccezionale sensibilità e la costante esposizione al rischio di sentirsi offeso o ferito.
Alcuni individui appartenenti a questo sottogruppo appaiono costantemente risentiti verso la vita per la straordinaria sofferenza patita e per i torti subiti. Questo dolore, dal loro punto di vista, meriterebbe uno speciale riconoscimento ed arrivano persino a mostrare vittimizzazione e masochismo.
Nel relazionarsi con le persone è estremamente attento alle reazioni altrui, alla meticolosa ricerca anche della più piccola reazione critica di disattenzione, disprezzo, disaccordo o noia, che viene prontamente interpretata come incapacità di riconoscere la sua unicità personale. Spesso cerca di evitare la ferita narcisistica dovuta a mancanza di ammirazione stando zitto e mantenendosi in disparte nelle situazioni in cui sono coinvolte altre persone.
3. Il narcisista ad Alto Livello di Funzionamento
Possiede un senso esagerato della propria importanza, ma è in grado di mostrarsi anche estroverso, energico e convincente. E’ caratterizzato da un “esibizionismo accattivante” e da un modo di porsi così affascinante da riuscire a mascherare il suo nucleo narcisistico.
Tenta, spesso con successo, di porsi al centro dell’attenzione. Fa di tutto per conquistare il rispetto e fare colpo sugli altri. Riesce ad offrire un’immagine di sé così amabile ed affascinante da sedurre con facilità le persone con cui si relaziona.
Gabbard e Crisp specificano che non si tratta semplicemente di una “versione attenuata” del narcisista ipervigile o inconsapevole, anche se con l’andare del tempo possono emergere tratti comuni con questi sottotipi.
Nonostante il gratificante coinvolgimento nella relazionalità con il narcisista ad Alto Funzionamento, prima o poi ci si rende conto della totale assenza di reciprocità. Egli rimane in ogni caso il personaggio centrale ed autoreferenziale del dramma, se non addirittura l’eroe.
La sua abilità interpersonale gli consente di conquistare con relativa facilità gli altri al proprio punto di vista, riuscendo nel contempo a mantenere lontani i sospetti sui suoi veri tratti di personalità. Prima o poi decide che l’altro non gli serve più e la seduzione iniziale lascia il posto al disinteresse, lasciando l’altro mortificato e con la sensazione di essere stato ingannato e scaricato brutalmente.
In sostanza, il mondo interiore dell’altro non riveste alcun interesse per la personalità narcisista ad Alto Funzionamento, a meno che le altre persone non vengano considerate come un riflesso della propria stessa persona.
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Criteri diagnostici DSM 5 per il disturbo narcisistico di personalità
301.81 (F60.81)
Un pattern pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
1. Ha un senso grandioso di importanza (per es., esagera risultati e
talenti, si aspetta di essere considerato/a superiore senza un’adeguata motivazione).
2. È assorbito/a da fantasie di successo, potere, fascino, bellezza illimitati, o di amore ideale.
3. Crede di essere «speciale» e unico/a e di poter essere capito/a da, o di dover frequentare, altre persone (o istituzioni) speciali o di classe sociale elevata.
4. Richiede eccessiva ammirazione.
5. Ha un senso di diritto (cioè l’irragionevole aspettativa di speciali
trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative).
6. Sfrutta i rapporti interpersonali (cioè approfitta delle altre persone per i propri scopi)
7. Manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti le necessità degli altri.
8. È spesso invidioso/a degli altri o crede che gli altri lo/a invidino
9. Mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti, presuntuosi.
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BIBLIOGRAFIA
(1) Gabbard G.O., Crisp H., 2019, Il disagio del narcisismo, Raffaello Cortina Editore