Diciamolo chiaramente fin da subito: l’esperienza o la minaccia della solitudine spaventa quasi tutte le persone. Già altre volte abbiamo parlato della solitudine negli articoli di questo sito. Se essa da un lato offre importanti opportunità di sviluppo interiore, dall’altro rimane una condizione che richiede grandi risorse personali per poter essere opportunamente gestita.
In questa pagina di “Self Help” proveremo a suggerire alcuni semplici metodi pratici utili nel tentativo di superare o accettare la solitudine. L’esperienza della solitudine dovrebbe infatti, prima di tutto, far emergere in noi il desiderio di superarla, cercando di comprendere come aprirci agli altri e alle nuove esperienze che la vita ci può offrire.
“Le aquile non volano a stormi…”
Franco Battiato
Spezzare la fissazione sull’ “oggetto desiderato”
Per quanto possa sembrare meschino nei confronti di noi stessi, nel momento in cui ci sentiamo attanagliati dalla solitudine dovremmo innanzitutto chiederci se stiamo davvero facendo tutto quanto è in nostro potere per uscire da questa situazione. Questo per evitare di pensare che se ci sentiamo soli, è perchè gli altri non hanno il desiderio di vederci, perchè non siamo abbastanza “solari”, perchè non siamo interessanti o attraenti, o perchè siamo convinti che gli altri ci considerino invisibili.
La solitudine deriva generalmente da una condizione che riguarda gli aspetti affettivi più profondi, come i legami famigliari (ad esempio quando vengono interrotti) o le relazioni di coppia, quando terminano o quando non riusciamo a costruirne una.
Per questa ragione tendiamo a fissare la nostra attenzione su ciò che sentiamo mancare nella nostra vita, ignorando tutte le altre opportunità. Tendiamo a pensare che in assenza della persona o della situazione desiderata non potrà esserci nulla a renderci felici.
In generale, nella nostra vita, l’errore più grave che possiamo fare è quello di vincolare la nostra felicità ad una persona, ad un evento o a qualsiasi altra cosa. Quanto più siamo in grado di autogovernarci e di trovare risorse interiori per vivere la quotidianità, tanto meno le circostanze possono avere effetto su di noi. Niente e nessuno deve avere nella nostra vita così tanto potere da scatenare crisi di solitudine, di depressione o qualsiasi altro stato d’animo negativo.
L’unico “potere” a cui dobbiamo consapevolmente sottometterci è quello della nostra forza e saggezza interiore, è quello emanante dal nostro cuore, anche quando ci invita a tenere duro nell’avversità delle circostanze.
Calandoci nell’aspetto più pratico, è di fondamentale importanza evitare di mantenere la nostra coscienza focalizzata sul nostro dolore interiore. Dobbiamo imparare ad osservare l’ambiente attorno a noi con maggiore attenzione. Dobbiamo, in senso psicologico, imparare ad essere più estroversi, ovvero a trarre dall’ambiente esterno quegli stimoli di bellezza, serenità, gioia e consapevolezza di cui abbiamo bisogno nei momenti in cui desideriamo superare la solitudine.
Possiamo iniziare dalle piccole cose. E’ sufficiente iniziare “sollevando lo sguardo” dai nostri problemi personali, dalle nostre preoccupazioni, per rendersi conto di quanta bellezza è sempre presente attorno a noi: da quella del sole, a quella delle persone e delle opere create dall’uomo o dalla natura. Portiamo dunque la nostra attenzione all’ambiente esterno, e ci renderemo conto di quanta attenzione l’ambiente stesso ha magari sempre desiderato rivolgere a noi, ma eravamo troppo chiusi in noi stessi per rendercene conto.
Fino a quando rimaniamo chiusi ad esempio nel nostro desiderio di un partner, non ci renderemo minimamente conto di quante occasioni stiamo sprecando magari di conoscere nuovi amici, di assaporare qualche momento di radiosa interiorizzazione, di scoprire cose interessanti attorno a noi, o di renderci conto che siamo molto più in grado di governare le nostre emozioni di quanto possiamo aver pensato fino a quel momento.
L’occasione più importante che stiamo ignorando potrebbe dunque essere quella di renderci conto che la solitudine, alla fine, non dipende solamente dalle circostanze esterne. La possibilità di vivere un presente sereno e gioioso è frutto anche della nostra volontà di provare a spezzare la nostra tendenza a rimanere fissi sull’oggetto dei nostri desideri.
La solitudine è indispensabile per l’uomo perché acutizza la sensibilità ed amplifica le emozioni.
Walter Bonatti
Sforzarsi di Contattare almeno tre persone tutti i giorni
Questo può essere un suggerimento molto pratico per proseguire nel proposito di assumere un ruolo attivo, come affermato al paragrafo precedente. Possiamo dunque prendere l’impegno con noi stessi di contattare, di persona o con qualsiasi mezzo tecnologico a noi gradito, almeno tre persone tutti i giorni. Parenti, amici lontani, persone con cui non siamo più in contatto da lungo tempo, persone con cui da tempo desideriamo rimediare a qualche contrasto, persone conosciute da poco con cui vorremmo approfondire la conoscenza, ecc. Non possiamo nemmeno immaginare quanto piacere la gente potrebbe avere di ricevere nostre notizie. E non possiamo nemmeno immaginare, almeno fino a quando non iniziamo a farlo, il potente effetto che potrebbe avere questo sforzo sulle nostre emozioni.
Si tratterebbe in sostanza di “rimettere in movimento” ciò che era rimasto stagnante. Le nostre energie, rivolte allo stato di solitudine interiore, devono tornare a fluire verso l’esterno, sotto forma di attenzione, sentimento ed emozioni da dedicare agli altri. Le persone che vorrebbero tanto superare la solitudine tendono ad avere un’idea precisa di ciò che potrebbero fare le altre persone per aiutare loro. Rischiano però di non chiedere mai a se stesse che cosa possono fare loro per gli altri, e quale grande potere comunicativo e relazionale si racchiude nei piccoli gesti quotidiani con cui ci possiamo aprire agli altri.
Nel mettere in pratica questo tentativo di avvicinamento alle altre persone, è sempre bene tenere un diario psicologico quotidiano dei risultati che si ottengono. Abbiamo così la possibilità di predisporci all’apertura di cuore verso gli altri, che in un mondo tendenzialmente egoista e distratto come il nostro può far fare un notevole salto di qualità al nostro magnetismo personale.
Evitare di riempire la propria vita di troppe attività
In alcuni momenti, specialmente quando i nostri tentativi di superare la solitudine sembrano non avere effetto, può senza dubbio essere utile il fatto di tenersi occupati con attività interessanti, in modo da evitare di rimanere a rimuginare sui propri pensieri per troppo tempo. Questa però non deve essere la “soluzione” definitiva. La solitudine non può essere superata diventando semplicemente iperattivi, quantomeno non nel lungo periodo.
Quando l’esperienza della solitudine bussa alla nostra porta, dovremmo prima di tutto chiedere a noi stessi che cosa stia davvero succedendo. Dovremmo impegnarci ad ascoltare con più interesse la voce del nostro cuore, perchè alla base di un’esperienza di solitudine non di rado esiste un bisogno di cambiamento interiore.
A volte il senso di solitudine che sperimentiamo potrebbe essere meglio definibile come un vuoto o un disagio esistenziale. Per questa ragione, cercare di superarlo con modalità che tendono semplicemente ad ignorarlo, non potrà arrestarne il tentativo di orientare i nostri passi verso cammini di maggiore consapevolezza interiore.
Diverso è però il caso in cui, grazie alla crisi che stiamo attraversando, possiamo aprirci alla possibilità di superare la solitudine scoprendo una nuova passione o qualcosa in cui ci rendiamo conto di essere davvero portati. Il valore di eventualità come queste è proprio quello di consentirci di introdurre nella nostra vita una nuova realtà e di migliorare la nostra autostima. E tutto questo non può che offrire grandi benefici alle nostre doti relazionali.
Pensare prima di tutto al benessere altrui
Nei momenti in cui sperimentiamo uno stato di solitudine siamo piuttosto consapevoli di quanto gli altri potrebbero fare per noi. Come abbiamo già detto, sappiamo con una certa precisione che cosa ci manca nella vita.
Forse però non sarebbe così paradossale riuscire a pensare prima al benessere delle altre persone. Non c’è infatti niente di più magnetico che il genuino sentimento di una persona capace di una generosa ed autentica empatia. In altri termini, possiamo aiutare noi stessi aiutando gli altri. Il mito greco di Chirone, il “guaritore ferito”, testimonia l’antichità di questa filosofia di vita.
Quando la solitudine serra i ranghi e ci si oppone con tenacia, nelle nostre riflessioni serali dovremmo iniziare col chiedere a noi stessi quante persone siamo riusciti a far stare bene durante la giornata. A volte, basta un semplice sorriso per stabilire una connessione profonda e duratura.
Se siamo realmente in grado di rivolgere la nostra attenzione, i nostri pensieri, le nostre emozioni e i nostri moti del cuore a tutto ciò che ci circonda, il sentimento di solitudine svanisce automaticamente, come una fioca luce svanisce alla raggiante luce del sole.
Usare con saggezza i social network
Le abbondanti opportunità di contatto offerte dai moderni strumenti tecnologici hanno oggi un potenziale indiscutibile per aiutarci a superare la solitudine. Questo tipo di relazioni tende però a rimanere ad un certo livello di superficialità. Tende a non portare a sviluppi interessanti delle relazioni, se manca l’interesse di almeno una delle parti a farli evolvere.
Usare con saggezza le opportunità di contatto offerte dai social network oggi può consistere anche nell’impegnarsi ad interessarsi con sincerità a ciò che le altre persone condividono, alle iniziative che propongono e alla scoperta dei loro interessi personali. Come ripetutamente afferma Dale Carnegie, nel famosissimo best seller “Come trattare gli altri e farseli amici”, le persone amano parlare delle cose a cui loro si interessano. Entrare in relazione offrendo loro la possibilità di parlare con entusiasmo di ciò che le appassiona, arricchisce ai loro occhi la nostra personalità di un eccezionale tocco di magnetismo personale.
“La solitudine è per me una fonte di guarigione che rende la mia vita degna di essere vissuta. Il parlare è spesso un tormento per me e ho bisogno di molti giorni di silenzio per ricoverarmi dalla futilità delle parole”.
Carl Gustav Jung
Imparare ad accettare la solitudine che non possiamo superare
A volte ci rendiamo conto che la solitudine non può proprio essere evitata. Jung, come alcuni psicologi appartenenti all’area della Psicologia Transpersonale, affermava che la nostra psiche tende ad un livello di integrazione più ampio rispetto alla dimensione dell’Io di cui possiamo avere consapevolezza. Egli definì questa dimensione come “il Sé”. La via che conduce a questo straordinario traguardo è il processo di individuazione. Come dice il termine stesso, si tratta di manifestare la propria individualità, differenziandosi da una psiche che potremmo definire collettiva, al fine di scoprire la propria essenza più autentica. Si tratta di una vera e propria crisi, il cui esito non è sempre certo, ma che certamente implica la capacità di tollerare la solitudine e il silenzio interiore.
Non si tratta in questo caso di isolamento dal resto del mondo, o dello sviluppo di una tendenza al distacco. Si tratta di una solitudine sana, autentica, consapevole e foriera di una possibile luminosa espansione di coscienza. In momenti come questi, dobbiamo prima di tutto chiedere a noi stessi quale potrebbe essere il senso di questa esperienza, almeno quando avvertiamo con chiarezza che ne deve esistere uno. La solitudine diventa paradossalmente un’esperienza di grande arricchimento interiore quando ci è chiaro il significato teleologico di questa esperienza.
Forse la solitudine non se ne va dalla nostra vita proprio perchè essa rappresenta la voce del nostro inconscio superiore o Sé Transpersonale. Le vite di molti grandi uomini sono costellate da momenti di solitudine. Molti dei momenti più illuminanti della nostra vita scaturiscono da momenti di solitudine, spesso drammaticamente forzata. E’ possibile che la nostra coscienza, in ultima analisi, abbia bisogno di momenti di silenzio interiore, ottenibili grazie alla solitudine e alla capacità che ne deriva di affinamento della propria sensibilità.
Superare la solitudine con l’aiuto di uno Psicologo
Saper distinguere tra una solitudine passeggera, risolvibile con qualche sforzo di volontà personale e un po’ di pazienza, e una crisi di riorientamento interiore, avente invece lo scopo di guidarci lungo le complesse vie dell’individuazione, non è semplice. A volte, l’aiuto di uno psicologo in grado di distinguere con chiarezza tra questi due processi potrebbe non essere superfluo. Si tratta chiaramente di una decisione molto personale, ma che può essere d’aiuto nel personale lavoro di avvicinamento al proprio Sé.
Può essere d’aiuto anche per comprendere che la solitudine, per la persona autenticamente in contatto con la parte più elevata della propria coscienza, alla fine non è altro che un’illusione. Se ci sentiamo soli, se la solitudine ci si presenta come un fardello penoso che siamo costretti a portare, forse non ci rendiamo conto di quanto potere abbiamo per intervenire su questa situazione. o forse ce ne rendiamo conto perfettamente, ma siamo allo stesso tempo consapevoli del suo possibile “ruolo” nella nostra vita.
2 commenti su “Accettare o Superare la Solitudine”
Interessanti spunti su cui lavorare, mi ritrovo sola in una città grande, difficile al livello di condivisione di spazi, ho pensato ad un corso di teatro forse potrebbe essere utile,
Soffro di mancanza di persone con le quali aprirmi liberamente.
Grazie