Il senso del sacro e l’uomo
La ricerca e lo sviluppo di un “senso del sacro” ha sempre accompagnato l’uomo. Fin dall’antichità ha sempre dato prova dell’esistenza di bisogni interiori che trascendono il mero istinto di sopravvivenza. Il senso del sacro si è manifestato soprattutto nell’arte, come forma di espressione religiosa. Ne è naturalmente testimonianza l’immenso patrimonio artistico che ancora oggi abbiamo la fortuna di poter ammirare.
Data l’enorme pervasività di questo fenomeno, è forse ragionevole definire il senso del sacro come qualcosa di innato nell’uomo. Non tutti gli uomini, naturalmente, lo hanno percepito con la medesima intensità e profondità, ma nel corso della storia raramente è mancato qualche costante riferimento alla sacralità, nella vita quotidiana.
Il senso del sacro nella vita moderna
Il filosofo Umberto Galimberti, riferendosi a sua volta a Nietzsche, afferma spesso che “Dio è morto“. Il mondo moderno, contrariamente a quanto sarebbe accaduto nelle epoche precedenti alla nostra, non perderebbe nulla se eliminassimo Dio dalla scena. A suo avviso, oggi sarebbe la “tecnica” a regolare e controllare il mondo moderno, il cui fine è solo apparentemente quello di migliorare il benessere collettivo.
Il senso del sacro sembra effettivamente svanito oggi, soprattutto nelle generazioni più giovani. Il prezzo da pagare è però elevato, anche se non è facile rendersene conto. Se davvero esiste nell’uomo un innato bisogno di sacralità, la crisi culturale che stiamo attraversando ci pone di fronte alla necessità di trovare nuove forme per poterla esprimere.
Possiamo in sostanza affermare che probabilmente stiamo attraversando una crisi di valori piuttosto profonda. Volendo mantenere un punto di vista il più possibile neutrale, è molto difficile stabilire se tutto questo porterà ad una crescita o ad un peggioramento della condizione umana. Possiamo però essere certi che, come tutte le crisi, offre una straordinaria opportunità. Per poterla cogliere, dobbiamo però esserne consapevoli.
Il senso del sacro e la moderna psicologia
Questa crisi di valori è senza dubbio di natura culturale ed educativa, ma ha senza dubbio un impatto sulle vite individuali del singolo. La perdita di punti di riferimento importanti come quello che abbiamo definito può offrire l’opportunità di scendere in profondità entro se stessi. Solo in questo modo è possibile scoprire quelle meravigliose vie ascensionali di realizzazione umana e “spirituale” condannate altrimenti a rimanere sopite. Come è chiaro a chiunque si sia trovato nella medesima situazione, è solamente la crisi (e spesso il dolore che ne consegue) a spingerci fuori da quella routinaria tranquillità in cui tanto volentieri ci rinchiudiamo.
La Psicologia, in questo frangente, può offrire molto alla riflessione individuale. La crisi andrà risolta a livello culturale ed educativo globale, ma nel frattempo, tocca a noi, singolarmente, coglierne le opportunità. Lo smarrimento di quegli stessi punti di riferimento che hanno offerto (nel bene e nel male) un senso alla vita delle persone nel corso della storia, lascia oggi un pesante senso di vuoto. La Psicologia moderna non può ignorare questa dimensione. Sono infatti in aumento i casi di disagio esistenziale conseguente ad un bisogno innato di ricerca di senso, incluso anche il senso del sacro.
Il bisogno di benessere ed equilibrio personale è universalmente riconosciuto, e la Psicologia deve prima di tutto provvedere a questa necessità fondamentale. Ma all’uomo dotato di appropriata sensibilità ed aspirazione, deve saper offrire strumenti di risposta anche a quella profonda inquietudine scatenata dal crescente disagio interiore. Costui non è solamente alla ricerca di benessere personale. Questa necessità può addirittura passare in secondo piano rispetto ad un più profondo bisogno di realizzazione transpersonale. Per rispondere a questo tipo di richiesta, lo Psicologo moderno deve essere assolutamente consapevole della natura di questo tipo di fenomeno. In particolare, deve saper distinguere il bisogno di Trascendenza autentico da quello (oggi purtroppo tutt’altro che raro) di fuggire nell’illusione di una pseudo-realizzazione spirituale, a cui abbiamo già fatto un accenno.
Sviluppare un senso del sacro più autentico
Oggi, se ancora esiste, il senso del sacro è spesso legato alla “sacralità” di ciò che è personale. Il bisogno di realizzazione personale è di per se stesso sano e desiderabile. In assenza di valori autentici a cui ispirarsi può però divenire l’unica via disponibile per dare un senso ad un’esistenza sempre più egocentrica. Per uscire da questa trappola è necessario integrare il bisogno di affermazione personale con lo sviluppo di un sano bisogno di ricerca interiore. In altre parole, costruire un senso del sacro più autentico e profondo.
Quando i nostri occhi sono in grado di scorgere la meraviglia in tutto ciò che ci circonda, significa che la vita sta acquisendo significati nuovi e più profondi in noi. E in quel momento non ci sarà difficile scorgere in essa anche un nuovo senso del sacro. Per giungere a questo è necessario accettare e rielaborare interiormente la propria personale crisi di valori. Nulla può evolvere in noi senza un percorso sincero e autentico di trasformazione interiore. E molto difficilmente tutto questo non prende inizio da una profonda inquietudine o da qualche forma di sofferenza.
Oggi possiamo trovare il senso del sacro in tutto ciò che ci circonda. La nostra mente e il nostro cuore possono aprirsi alla meraviglia del Tutto a cui apparteniamo. Il senso di solitudine che inevitabilmente accompagna questo processo di sviluppo si ridimensiona. Le risposte ai “grandi perché” iniziano ad affiorare. Un senso del sacro così rinnovato è ciò che ci connette a quelle dimensioni trascendenti di cui non possiamo avere esperienza diretta, ma la cui realtà è testimoniata dalla bellezza di ciò che percepiamo.