Stati di malinconia

Gli stati di malinconia possono condizionare fortemente il nostro vissuto. Essi offrono però anche grandi opportunità di crescita interiore
Stati di malinconia
Stati di malinconia
Image purchased under standard licence from: depositphotos.com

Uno stato di depressione clinicamente rilevante ha determinate caratteristiche, quali umore depresso, calo dell’interesse e del piacere verso qualsiasi cosa, aumento o perdita di peso, stanchezza cronica, ideazione suicidaria, ecc. Si tratta di una condizione ben definita e senza dubbio più severa rispetto a quei ben più comuni stati di malinconia che caratterizzano l’umore di un crescente numero di persone oggi.

Ho ritenuto utile parlare proprio ora di questo argomento dal momento che siamo ormai nel cuore del periodo estivo. Il mese di agosto è normalmente dedicato alle ferie, ai viaggi con gli amici, al ritorno ai propri luoghi di origine, al ricongiungimento con i famigliari o al tanto agognato tempo da trascorrere totalmente in compagnia della persona amata.

Ma non è sempre così, almeno non per tutti. Non è solamente il Natale a far emergere stati di malinconia nelle persone. Lo sono anche tutte quelle situazioni in cui non abbiamo la possibilità di godere delle stesse opportunità a disposizione delle altre persone.

Mi sono ritrovato a fare queste riflessioni a seguito del non indifferente numero di persone di cui mi occupo che già dall’inizio del periodo estivo temono l’avvicinarsi dell’estate e delle opportunità non vissute.

Una definizione degli stati di malinconia

L’Enciclopedia Treccani, alla voce Malinconia riporta quanto segue:
“La malinconia, l’antica ‘melancolia’ (dal greco μελαγχολία, composto di μέλας, “nero”, e χολή, “bile”) è uno stato d’animo caratterizzato da tristezza e temporaneo affievolimento d’interessi per la realtà immediata e futura. Se il malessere diviene più profondo e pervasivo al punto da compromettere importanti funzioni vitali (sonno, alimentazione, movimento ecc.), esso assume la forma di una vera e propria malattia. Nel suo aspetto clinico il concetto di malinconia è sovrapponibile a quello di depressione endogena”.

Quando si ha a che fare con una persona che presenta una manifestazione emozionale o uno stato dell’umore orientativamente collocabili tra gli stati di malinconia, la prima cosa di cui ci si dovrebbe accertare è proprio l’eventualità della presenza di una patologia depressiva. La malinconia può infatti essere tale da rappresentare uno stato depressivo profondo. In questo caso vanno effettuate le opportune valutazioni e, qualora necessario, i conseguenti invii alle specifiche figure professionali di competenza.

Quando lo stato di malinconia non trova classificazione clinica ma è comunque tale da generare una certa sofferenza nel vissuto quotidiano, è più verosimile si tratti di una sofferenza di natura esistenziale. Essa si risolve generalmente trovando in sé stessi il desiderio di voler guardare alla vita con quella rinnovata fiducia che conduce ad incontrare nuove opportunità di amicizia, di realizzazione, di amore di coppia, ecc.

Ma non tutto può fluire con questa facilità. Non sempre la vita è in grado di “ricompensare” i momenti in cui abbiamo sperimentato uno stato di malinconia con altrettante situazioni di gioia, leggerezza e soddisfazione. Forse più frequentemente di quanto pensiamo, le condizioni di vita che determinano in noi la comparsa di stati di malinconia sono difficilmente modificabili.

L’aspetto evolutivo

Quale dovrebbe essere quindi il percorso che dovremmo intraprendere quando la malinconia accompagna il nostro vissuto quotidiano? Quando non possiamo intervenire sulla realtà che ci circonda (si pensi ad esempio alla perdita di una persona cara, che nessuno potrà riportare da noi), disponiamo comunque del grande potere di riuscire ad attribuire un senso a tutto questo. Un senso, un significato profondo, che può condurre ad una visione rinnovata ed arricchita della nostra intera esistenza.

Non si tratta ovviamente di un passaggio automatico. E nemmeno di una via percorribile da tutti indistintamente. E’ il punto di arrivo di un percorso di interiorizzazione profonda, di riflessione sui propri valori e sull’intero senso del proprio esistere. Un punto di arrivo raggiungibile solamente dalle persone che sono disposte ad assumersi la responsabilità delle proprie emozioni, del proprio sviluppo e dell’appassionata ricerca dell’attribuzione di un ruolo al proprio esistere nel mondo.

Lo psicologo può quindi aiutare una persona a risolvere le proprie problematiche e ad intervenire sulle “cause” del proprio stato malinconico, qualora queste condizioni siano risolvibili. A volte è sufficiente procedere nella direzione del rafforzamento della propria autostima, nella direzione della ricerca di qualità rispetto alle quali non vi era consapevolezza, o nella direzione della ricerca del coraggio di essere sé stessi, in bellezza e pienezza.

Ma vi sono casi molto più impegnativi in cui tutto questo può non bastare. Vi sono casi in cui le profondità del cuore della persona possono essere “risanate” solamente aiutandola ad orientare il proprio sguardo verso dimensioni dell’esistenza che prevedano l’acquisizione di una nuova consapevolezza di sé e della propria esistenza, lo sviluppo di un nuovo sistema di valori (o di estendere ed arricchire il proprio), o più in generale la nascita del desiderio di conoscere il senso autentico del proprio stesso esistere.

Ed è proprio in occasioni come queste che la psicologia può elevarsi ad offrire quell’aiuto che colma di nuova luce l’anima impaurita e persa di fronte alla drammaticità della vita o stretta nella morsa di una malinconica assenza di senso.

Stati di malinconia e solitudine

Vorrei concludere questa riflessione proponendo un pensiero sul legame tra malinconia e solitudine, condizione, quest’ultima, di cui molte volte si è parlato nelle pagine di questo sito. Uno degli scrittori e professionisti della salute mentale che ha descritto questo ambito delle emozioni umane in un modo profondo e affascinante è senza dubbio Eugenio Borgna. L’autore, che non ha certamente bisogno di presentazione, in uno dei suoi vari testi dedicati all’uomo e alla sua condizione esistenziale non manca di evidenziare proprio la profondità del rapporto tra malinconia e solitudine.

Egli ne offre però una lettura reinterpretativa, che alimenta fiducia, speranza e consapevolezza nelle persone che riconoscono sé stesse nelle parole del maestro. Nel testo ” La solitudine dell’anima” ci offre le seguenti parole di cura e bellezza:

“Ogni depressione, ogni malinconia, correnti carsiche collegano l’una con l’altra, si accompagna al desiderio, e alla disperata ricerca, della solitudine: di una solitudine che ci distacca dal mondo della distrazione e della routine , e che ci induce a riflettere sulle mete della nostra interiorità: della nostra soggettività […].
Alla depressione, a quella che chiamiamo con altra definizione malinconia, alla fragilità, al dolore, e alla sofferenza che la nutrono, si accompagnano orizzonti tematici che ci invitano a scendere in noi stessi, nella nostra interiorità, nelle regioni profonde della nostra soggettività[…].
Ovviamente senza dimenticare la sofferenza, la grande sofferenza, che si accompagna alla depressione […], vorrei dire che rivivere, e riconoscere in sé, le ombre della malinconia, patologica o non patologica, è una delle premesse alla creazione di relazioni umane fondate sulla immedesimazione nei pensieri, e negli stati d’animo, che sono in noi e negli altri; e alla comprensione dei significati della solitudine: una solitudine che non sempre dovremmo cercare di infrangere.

La speranza è quella che si possa giungere alla comprensione dei significati possibili che sono immanenti ad ogni forma di sofferenza psichica, e a quella depressiva in particolare; riconoscendone i valori e gli orizzonti di senso: così crudelmente negati da una opinione pubblica influenzata talora da una psichiatria gelidamente naturalistica.
Ma, in ogni caso, non c’è depressione, non c’è malinconia, senza solitudine; ed è nella solitudine, sia pure condizionata dalla depressione, che le ferite dell’anima si fanno più sanguinanti ma anche nonostante tutto inclini a lasciarci intravedere il senso del vivere e del morire che è nella vita, e in particolare nella sofferenza.
Ogni solitudine, che nasca dal cuore, è come una pietra viva che, gettata nelle acque immobili della indifferenza, ne infranga la gelida uniformità.

Condividi:

Richiedi un primo colloquio conoscitivo gratuito​

Se hai piacere di parlarmi di una situazione personale che ti sta a cuore, puoi contattarmi per fissare un primo colloquio e poter fare assieme una prima valutazione

Altri articoli del Blog

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto