Realismo depressivo e Illusione della Superiorità
In Psicologia Sociale è noto che, in generale, le persone tendono a credere di essere superiori alla media per capacità e intelligenza. Tale fenomeno è noto come Illusione di Superiorità, ed è stato analizzato da due ricercatori giapponesi in tempi relativamente recenti, ed inserito all’interno della loro Teoria del Realismo Depressivo. In una ricerca che ha fatto molto discutere, è stata avanzata l’ipotesi che tale atteggiamento potrebbe derivare da un “bug” nel nostro cervello, utile però al mantenimento dell’equilibrio psicologico e dell’autostima.
Sintetizzando al massimo, la Teoria del Realismo Depressivo afferma che le persone moderatamente depresse dimostrano un grado di accuratezza molto più realistico nella valutazione delle proprie qualità.
Le persone non depresse tenderebbero invece, in un certo senso, ad attribuire a se stesse determinate qualità irrealistiche proprio per non cadere in quei meccanismi che indicano una deflessione del tono dell’umore.
Si afferma in sostanza che un certo grado di illusione ottimistica su se stessi sia funzionale al benessere, e che essere realisti avrebbe invece come conseguenza una maggiore consapevolezza dei propri limiti e di conseguenza un maggiore rischio di problematiche legate al tono dell’umore.
Il realismo depressivo avrebbe quindi come base l’incapacità di illudersi in senso positivo sulle proprie qualità e capacità. La ricerca condotta dai due studiosi giapponesi non è naturalmente passata inosservata, sia per l’importanza dell’argomento, che, secondo alcuni, per i suoi limiti metodologici. Il dibattito che ha creato è però sufficiente a sollevare alcuni interessanti interrogativi e riflessioni.
In questo contesto ci limitiamo a suggerire l’utilità di riflessioni come queste nell’ambito della Psicologia della Realizzazione Personale e Transpersonale. Da tempo immemore, infatti, molte antiche scuole di crescita interiore hanno sempre insistito sulla necessità del superamento di tutte le forme di illusione emozionale e mentale.
Tale percorso, che è probabilmente alla base di processi di individuazione come quello descritto da Carl G. Jung, non è naturalmente scevro da sofferenze e timori, a cui non sarebbe però possibile sottrarsi a meno che non si intenda pagare il prezzo del perpetuare l’autoinganno.
E’ stato ad esempio suggerito che diventare persone adulte e responsabili comporti “la perdita del privilegio di poter incolpare gli altri di quanto ci accade“. E forse, essere realisti sui propri limiti e sull’inevitabilità del loro impatto sugli eventi della nostra vita rappresenta proprio la fine di quelle illusioni che ci consentirebbero di preservare l’autostima.
L’essere umano è però molto più ricco di capacità in termini di mente e cuore di quanto spesso ci si renda conto, forse perchè non siamo disposti ad abbandonare quelle rassicuranti illusioni che, come dense nubi, ci impediscono di scorgere le elevate vette della realizzazione interiore che a cui possiamo pervenire.
1 commento su “Teoria del Realismo Depressivo”
Breve ma intenso. Bell’articolo.
Penso che l’illusione della superiorità si usi:
quando non si hanno sufficienti argomenti per difendersi;
per educazione ricevuta;
come difesa ad una cronica svalutazione da parte di qualcuno di cui ci fidavamo ma che ci ha fatto crollare l’autostima.