“‘Hitler non aveva il minimo senso dell’umorismo‘ disse Albert Speer, il suo architetto e ministro degli armamenti. Un’impiegata che lavorava quotidianamente con lui disse: ‘Devo ammettere di non averlo mai visto ridere di cuore’, e un compagno di gioventù riferì: ‘Mancava totalmente di autoironia… era incapace di passare sopra alle cose con un sorriso’. Nelle visite alle truppe al fronte, ‘non rideva né scherzava mai’. Aveva il terrore che si ridesse di lui; non pronunciava mai frasi scherzose che alludessero alla sua persona e proibì simili allusioni alla sua presenza”.
Queste parole, riportate in uno dei più noti lavori di James Hillman (1), rendono conto dell’importanza dell’umorismo nella nostra vita quotidiana quale fattore di benessere personale e di facilitazione sociale, nonché quale elemento che stimola la capacità di alleggerire e trasformare il proprio vissuto interiore. Ma soprattutto rendono conto della disastrose qualità personali che non di rado si associano alla sua mancanza.
Il senso dell’umorismo è l’asta che da equilibrio ai nostri passi, mentre camminiamo sulla fune della vita
Mahatma Gandhi
L’umorismo come “meccanismo di difesa” psicologico
L’umorismo è generalmente annoverato tra i meccanismi di difesa più maturi che l’essere umano è in grado di produrre al fine di mantenere un ottimale equilibrio psichico interiore. Di fronte a determinati vissuti interiori, come pulsioni eccessivamente istintuali o emozioni difficilmente gestibili, l’Io mette in atto dei meccanismi difensivi il cui fine è autoprotettivo.
Alcuni di essi sono estremamente primitivi ed immaturi, e generalmente associati alla presenza di psicopatologie anche di tipo piuttosto severo. Altri sono di più alto livello, e quindi più facilmente riscontrabili negli stati “nevrotici”. Ma ve ne sono alcuni che sono comunemente impiegati praticamente dalla generalità delle persone, nella vita di tutti i giorni.
L’umorismo è uno di questi, ed è considerato un aspetto di valore inestimabile nella salute mentale. Ecco la definizione che ne da Glen O.Gabbard, uno dei più conosciuti autori internazionali in ambito psicoanalitico: “consiste nel trovare elementi comici e/o ironici in situazioni difficili al fine di ridurre un senso di disagio o affetti spiacevoli. Permette inoltre di mantenere una certa distanza e obiettività rispetto agli eventi, e quindi di riflettere su quanto sta succedendo” (2).
La capacità di ironizzare sui propri problemi
Nancy McWilliams (3), offre una spiegazione psicoanalitica dell’umorismo ancora più interessante e profonda. L’utilizzo di questo meccanismo difensivo avrebbe, secondo l’autrice, un’accezione molto positiva. Esso svolgerebbe infatti una funzione decisamente benvenuta sul piano psicologico, consentendo alle persone di vedere un lato ironico nelle cose che fanno paura, o di accogliere una dura realtà con un tocco di leggerezza.
Un saggio uso dell’umorismo può addirittura consentire di “trasformare il dolore in piacere”. La maturità psicologica e la salute mentale di una persona si manifestano anche attraverso la sua capacità di ridere delle proprie contraddizioni, al punto da essere utilizzabile come segnale concreto di cambiamento psicologico nel paziente durante un percorso psicologico.
Senso dell’umorismo o depressione sorridente?
Alcune persone, in presenza di una sintomatologia depressiva cercano in tutti i modi di apparire sorridenti e di condurre una vita del tutto normale, che non mostra alcun segno del dramma interiore che stanno vivendo. Questo fenomeno è stato definito “depressione sorridente“, ma non ha niente a che vedere con la capacità di affrontare e gestire le proprie problematiche attraverso l’umorismo.
Chi si trova nella condizione della depressione sorridente tende ad indossare una maschera. Desidera mostrare all’esterno una forza d’animo e una capacità di resilienza che sono del tutto illusorie. Il suo stato d’animo interiore è infatti spesso attanagliato dal dolore dell’anima.
Per poter parlare di capacità umoristiche espresse con saggezza è necessario vi sia prima di tutto una serena accettazione e presa di coscienza dei propri tormenti. A questa consapevolezza deve fare poi seguito l’acquisizione della capacità di osservare la propria vita dalla posizione privilegiata di chi ha un cuore sufficientemente saggio da poter essere maestro di sé stesso.
L’umorismo è dunque prima di tutto consapevolezza, e mai costituisce una via di fuga dalle proprie difficoltà. Forse queste parole di Giordano Bruno possono aiutarci a capire che cosa significhi saper sorridere dei propri dolori più grandi, senza negarli o fuggire da essi:
“L’umorismo è la malinconia di un’anima superiore che giunge a divertirsi di ciò che la rattrista (…); l’atteggiamento grave di chi compara il piccolo mondo finito con l’idea infinita; ne risulta un riso filosofico che è misto di dolore e di grandezza”.
Giordano Bruno
L’umorismo secondo Roberto Assagioli
Credo possa essere interessante concludere questa breve riflessione sull’umorismo riportando un pensiero di Roberto Assagioli, uno dei più importanti esponenti della corrente Umanistica e Transpersonale della Psicologia.
“I dolori e le infelicità che opprimono l’uomo,” afferma il padre della Psicosintesi, “gli errori grandi e piccoli che egli commette di continuo, derivano in massima parte dai suoi appassionati attaccamenti a persone e cose, dalla sua mancanza di ogni senso delle proporzioni per cui egli dà un’importanza enorme a cose vane, transitorie, vuote, artificiali, e invece non apprezza e trascura quelle veramente grandi e preziose, le vere ed eterne. Orbene, la nobile funzione dell’umorismo è appunto quella di dissolvere tale illusioni, di svalutare gli oggetti di quegli attaccamenti, di smascherare quell’ignoranza, di ‘rimettere a posto’ le cose… e le persone” (4).
Lo straordinario potere dell’umorismo, secondo Assagioli, dovrebbe essere dimostrato prima di tutto offrendolo a sé stessi. Profondo è infatti il valore delle vite delle persone capaci di sdrammatizzare la propria esistenza personale, pur non negandone le tormentose circostanze. Grande è l’esempio di chi apprende a soffrire sorridendo, senza risentimento alcuno.
L’umorismo, considerato secondo questa accezione, va dunque oltre la sua funzione di meccanismo di difesa psicologico, divenendo strumento di elevazione personale e di profonda trasformazione interiore. Il senso più autentico dell’umorismo applicato alla propria condizione esistenziale reinterpreta anche la funzione del dolore, collocandolo tra le esperienze umane maggiormente capaci di offrire opportunità di cambiamento ed elevazione.
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NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) – Hillman J., 1997, Il codice dell’Anima, Gli Adelphi
(2) – Gabbard G.O., 2018, Introduzione alla psicoterapia psicodinamica, Raffaello Cortina Editore
(3) – McWilliams N., La diagnosi psicoanalitica, Casa Editrice Astrolabio
(4) – Assagioli R. – Appunti inediti conservati presso l’Archivio Assagioli (https://www.archivioassagioli.org)