Un mare calmo non ha mai fatto un buon marinaio

Il buon marinaio, simbolicamente impegnato nel mare della vita, ha bisogno di acque agitate per conoscere ed esprimere le sue qualità
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L’origine di questo detto popolare è probabilmente difficile da stabilire. Altrettanto difficile potrebbe essere anche la sua collocazione temporale. Ma possiamo senza dubbio affermare che il suo significato simbolico rimane assolutamente valido oggi come lo era allora.

Il significato psicologico del “mare calmo” e del “buon marinaio”

Quale significato psicologico possiamo attribuire a questo detto popolare nel suo insieme? Forse, per comprenderlo, possiamo provare a rintracciare nella cerchia delle persone a noi note qualcuno che ha dovuto attraversare tempi davvero difficili nella sua vita. Qualche persona a cui la vita non sembra aver fatto sconti o regalato qualcosa. Qualcuno che ha navigato in acque tempestose e che nonostante tutto ha sempre saputo ricondurre la nave in porto.

Non solo. Ha anche saputo trarre da questa esperienza qualche profonda lezione esistenziale, al punto da essere riuscito a diventare un “buon marinaio”. In questo senso, il buon marinaio è colui che ha compreso come trasformare le difficoltà in opportunità, che ha rinunciato a lamentarsi delle avversità, rendendosi conto, magari inaspettatamente, di possedere molte più risorse di quanto avrebbe immaginato se avesse potuto navigare per tutta la sua vita in acque pacifiche.

Resilienza. Anzi, Antifragilità

Diventare un buon marinaio ha dunque a che fare con la dimostrata capacità di sviluppare il proprio potenziale, imparando, nel contempo, come affermava l’antico saggio cinese Lao Tzu, che è sempre “meglio accendere una lanterna che maledire l’oscurità”.

E, personalmente, ritengo quest’ultimo aspetto quello più importante di tutti. Accendere una lanterna significa riuscire a dare un senso anche ai momenti più difficili, quando l’unica cosa che ci sembrerebbe di poter fare è maledire la vita per i torti subiti e per il male che ci ha procurato.

Per questo oggi si parla di resilienza, ovvero della capacità di rinascere con uno spirito interiore completamente rinnovato dopo aver affrontato qualche difficoltà impegnativa.

Ma sarebbe forse più appropriato in questo caso parlare di antifragilità, ovvero del fatto che le situazioni avverse sono proprio l’elemento che consente di crescere, sviluppare nuove abilità e migliorare, affrontando quindi positivamente l’imprevisto. Il termine è stato coniato dal saggista, filosofo e matematico Nassim N.Thaleb, che ha dedicato a questo concetto un intero testo1.

Il “buon marinaio” e la realizzazione del Sé

Infine, se volessimo interpretare questo detto popolare nell’ottica della propria realizzazione esistenziale e spirituale, potremmo anche ipotizzare che il “buon marinaio” possa corrispondere alla realizzazione del proprio Sé, ovvero di quell’aspetto interiore che, secondo Jung, avrebbe un’ampiezza superiore a quella dell’Io cosciente.

Forse magari non proprio la piena realizzazione, ma almeno un concreto avvicinamento a questa dimensione. Perchè per quanto il nostro livello di coscienza possa evolvere ed espandersi, si tratta sempre di un processo in divenire.

Potremmo dunque renderci conto che le acque agitate della vita possono assumere significati diversi a seconda di come noi decidiamo di interpretarne il senso. Nel nostro percorso esistenziale possono dunque assumere il ruolo di ostacolo alla nostra espressione, oppure quello di elemento di sviluppo delle nostre migliori risorse e, di conseguenza, della saggezza personale.

E anche quando le acque sono particolarmente tempestose, o addirittura quando andiamo incontro ad un momentaneo “naufragio psicologico”, ci rimane sempre la possibilità di trovare un senso a tutto questo, e di riuscire ad amare comunque la vita. Molti grandi individui ne hanno dato meravigliosi esempi.

Vi è un altro detto popolare che afferma che le navi sono più sicure quando sono ferme nel porto, ma non è per questo che sono state costruite. Forse alla fine, ciò che conta davvero è non perdere mai il desiderio di navigare le acque della nostra vita, comunque esse si presentino. E in questo modo diventare buoni marinai.


NOTE
1 – Nassim Nicholas Taleb, Antifragile – Prosperare nel disordine, Il Saggiatore

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