Il progresso economico, culturale e sociale che ha caratterizzato lo sviluppo dell’uomo a partire soprattutto dalla seconda metà del secolo scorso ha offerto straordinarie opportunità nell’ambito della libera e sana espressione di sé. In generale, oggi disponiamo di libertà e di opportunità di realizzazione che erano difficilmente immaginabili fino a pochi decenni fa.
La psicologia freudiana ha rivoluzionato la cultura del Ventesimo Secolo, avendo fatto luce sulla gravosità dei problemi legati alla repressione degli istinti. La soluzione da molti invocata, per reazione, si è limitata al tentativo di rimozione dei divieti morali alla pura espressione di istinti e passioni, in nome di una libera e piena espressione di sé.
L’insieme di norme morali di riferimento che ha guidato le generazioni antecedenti a quelle attuali sembrano avere un valore molto limitato oggi, anche se non proprio per tutti. In linea di massima le persone non possiedono più però un rigido sistema di “valori di riferimento” a cui conformarsi e a cui sostanzialmente delegare la responsabilità delle conseguenze del proprio agire. E quest’ultimo aspetto è forse il vantaggio psicologico principale di cui si beneficia nel momento in cui si decide di aderire devotamente ad un sistema filosofico di norme morali.
In sostanza oggi disponiamo di un grado di libertà di espressione e comportamento ben maggiore rispetto a qualche generazione fa. Ma tutto questo non sembra aver portato parallelamente né ad una più sana espressione di sé, né a una maggiore felicità in generale.
Sia la repressione forzata degli istinti che la loro espressione incontrollata non sembrano garantire all’uomo un vissuto più libero, completo e felice. La via più interessante, ma anche la più difficile, sembra dunque essere quella che conduce alla capacità di esprimere equilibratamente le potenti forze pulsionali che inevitabilmente attraversano ogni singolo individuo.
Non si tratterebbe semplicemente di una “via di mezzo” tra la liberazione incontrollata e la repressione, ma dell’assunzione piena della responsabilità del proprio agire alla luce di una saggezza interiore autonoma e capace di attribuire valore all’esperienza umana alla luce della più ampia espressione del proprio Sé.
“La creatività scaturisce dalla tensione tra spontaneità e limiti. Questi ultimi, come argini di un fiume, costringono la spontaneità nelle varie forme che sono essenziali all’opera d’arte o alla poesia.”
Rollo May
In quest’ottica, Rollo May, uno degli autori in ambito psicoanalitico verso i cui insegnamenti nutro maggiore riconoscenza e gratitudine, afferma che un’equilibrata e sana espressione di sé presenta caratteristiche ben precise, che si possono riassumere nei seguenti tre punti.
1. Spontaneità
E’ una caratteristica che può essere espressa solamente dalla persona che è riuscita ad integrare i livelli più profondi della personalità. Non si tratta infatti di quell’innocente spontaneità che appartiene ai bambini o alle persone più semplici. E’ la qualità di chi ha saputo venire a patti con la propria vita istintuale, raggiungendo un equilibrio tra spinte pulsionali inconsce e mete coscienti.
Questa persona possiede la libertà di non dover essere costretta fare sempre attenzione ciò che fa o dice per il timore che le sue espressioni possano tradire il malsano autocontrollo autoimposto. Come afferma Rollo May, “…chi non ha trovato un accordo con la propria vita istintuale, chi è sempre in lotta aperta con sé stesso, non può permettersi la spontaneità, per paura che qualche cane selvatico salti fuori dal suo inconscio e gli rovini, in un attimo, la reputazione. Possiamo quindi sospettare a buon diritto che chi si controlla sempre attentamente nel parlare e nell’agire abbia in realtà dentro di sé delle tendenze particolarmente antisociali che deve tenere nascoste”.
2. Integrità
Credo che questa sia la qualità più interessante, dal momento che riguarda proprio quello stato di cristallina autenticità manifestato dalla persona che vive in genuina connessione con il proprio sé reale. E’ la manifestazione esteriore di chi vive traendo ispirazione dalle vette della totalità del proprio essere.
La condizione preliminare è ovviamente quella di aver effettuato un percorso interiore che abbia portato alla risoluzione dei conflitti personali e avvicinato alle dimensioni non solo personali, ma anche a quelle più originali della trascendenza. Non c’è dunque integrità autentica in una sana espressione di sé che non passi per un autentico lavoro di rinnovamento e riorientamento psicologico profondo.
3. Originalità
Ogni individuo è unico, con le sue caratteristiche assolutamente personali. Conseguire la dimensione autentica del proprio sé, secondo Rollo May, significa divenire un sé originario guidato dall’interno. Significa essere liberi dai sistemi esterni di regole ed essere diventati molto più dinamici. Ma soprattutto significa essere liberi dal bisogno artificioso e standardizzato di coerenza.
Scrive infatti l’autore che “niente è coerente nella vita; ogni situazione è diversa da qualsiasi altra, e ogni persona, oggi, è diversa da ciò che era ieri. Pertanto, chi ha realizzato la propria originalità è più capace di affrontare le crisi della vita. E’ diventato parte dell’infinita creatività del processo della vita, che si esprime attraverso la creatività unica del suo sé. Il modo di vivere scaturisce da dentro, e ciò da forza e potere di convinzione alla personalità”.
Libertà e sana espressione di sé
In sintesi, è opportuno sottolineare come la qualità più importante di chi è riuscito a realizzare un saggio equilibrio con le proprie forze istintuali è la possibilità di “dar vita a nuove forme id libertà”. Non possiamo essere liberi se ci troviamo a combattere costantemente contro le nostre forze inconsce. Ma ancora meno possiamo essere liberi se siamo da esse governati.
Vivere inconsapevolmente, assecondando le pulsioni e le mutevoli emozioni del momento non significa assolutamente essere liberi, anche se oggi si tende ad affermare proprio questo. Come amava ricordare Assagioli, “siamo dominati da tutto ciò con cui siamo identificati, possiamo
dominare, dirigere e utilizzare tutto ciò da cui siamo disidentificati”.
Ma tutto questo richiede coraggio, afferma in conclusione Rollo May. Richiede il coraggio di saper amare profondamente, di accettare di odiare senza perdere il nostro equilibrio, saper esprimere la rabbia quando è genuina, innalzarsi alle vette della gioia e conoscere le profondità del dolore, osare spingersi oltre nonostante il senso di solitudine. Le infinite spinte istintuali che insorgono in noi sono una grande sfida per la sana espressione di sé. Una sfida che richiede coraggio, quantomeno il “coraggio dell’imperfezione” come lo definiva Alfred Adler.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
Rollo May, L’arte del counseling, Casa Editrice Astrolabio, p.123-124