Definizione della Psicologia dell’Anima
Il termine “Anima”, a seconda del contesto in cui è utilizzato, può senza dubbio assumere sfumature di significato piuttosto eterogenee. Nella psicologia Junghiana indica ad esempio quell’archetipo dell’inconscio collettivo che esprime la totalità degli elementi psichici di natura femminile riscontrabili, in misura soggettivamente variabile, nella psiche maschile (il concetto di “animus” indica invece l’aspetto speculare relativo all’inconscio femminile).
Da un punto di vista più strettamente religioso esprime generalmente la componente spirituale dell’uomo, caratterizzata da una certa immutabilità di fondo e in grado di sopravvivere al decadimento del corpo fisico.
La moderna psicologia “scientifica”, orientata alla stretta osservanza del principio secondo cui ci si occupa solo di ciò che è oggettivamente osservabile, rinuncia ad indagare questo ambito, non esistendo la possibilità di trasformare questo aspetto in variabili operazionalizzabili.
E ciò fa purtroppo sorgere un problema piuttosto complesso. Nonostante ad oggi la scienza non si pronunci sulla realtà dell’anima, mancando ancora i criteri per poterla indagare oggettivamente, è sempre più pressante in molte persone l’esigenza di spaziare in ambiti che oltrepassino i limiti di quanto già noto.
Questa esigenza, in una parte di queste persone, non trova appagamento nemmeno nelle risposte offerte dalla tradizione religiosa, che pur avendo svolto nel corso della secolare evoluzione umana un lavoro di inimmaginabile importanza, oggi, all’enormemente accresciuta intelligenza dell’uomo, offre risposte che richiedono semplicemente un atto di fede e la rinuncia alla conoscenza intellettuale e intuitiva.
Possiamo (o forse dobbiamo) dunque chiederci se oggi è davvero possibile pensare ad una “psicologia dell’anima”, intesa come un insieme di conoscenze e metodi finalizzati non solo all’intervento sul disagio psichico, ma anche e soprattutto allo sviluppo delle migliori qualità che la natura umana consente. Una psicologia che sia pertanto in grado di offrire conoscenze che risveglino l’autoconsapevolezza della propria natura più nobile, che indichino con lampante evidenza quale sia il proprio cammino evolutivo e che dimostrino la necessità umana di pervenire ad una realizzazione interiore in grado di trascendere anche quella tappa di per se importantissima e fondamentale definita “Benessere Psicologico”.
Nascita ed evoluzione della Psicologia dell’anima
Benchè le scuole di inclinazione psicoanalitica e quelle comportamentali-cognitiviste costituiscano i due più importanti paradigmi ancora sostanzialmente dominanti, il tentativo di dare vita ad una Psicologia meno meccanicista e più vicina all’autenticità delle qualità umane più nobili non è certamente nuovo. Le basi per quella che in futuro sarà una completa Psicologia spirituale sono già state gettate da tempo, da quelle raffinate menti che hanno offerto eccezionali contributi in questo ambito.
Tra i pionieri della moderna Psicologia va senza dubbio citato William James, che pubblicò un testo (“The Varieties of Religious Experiences“) nel quale sono riportate importanti osservazioni sui suoi studi relativi alle esperienze mistiche, da lui considerate un sano e naturale impulso psicologico.
Un nome piuttosto celebre anche all’esterno del panorama psicologico attuale, che ha parlato espressamente di un bisogno spirituale dell’uomo, è quello di Carl G.Jung, che abbiamo già menzionato nella definizione del concetto di “anima”. Resosi ben presto conto dell’incompletezza del paradigma freudiano (pur riconoscendone la solidità delle basi), ha arricchito la psicoanalisi classica con una visione che ha incluso ad esempio elementi di filosofia orientale, oltre ad aver offerto una interessantissima visione psicologica dell’alchimia.
Ha esteso i suoi studi ai cosiddetti “fenomeni occulti”, si è avvalso di considerazioni emergenti dalla allora nascente fisica quantistica, ed è giunto a formulare una interessantissima teoria sul fenomeno della sincronicità. La sua Psicologia Analitica ci ha donato importanti concetti come quello di “inconscio collettivo” che, a differenza dell’inconscio personale freudiano, funzionerebbe come un contenitore psichico universale, comune a tutti gli uomini e dimora di quegli Archetipi che guidano l’uomo verso l’individuazione (processo psichico di avvicinamento dell’io al Sé).
Un altro studioso piuttosto citato negli articoli di questo sito è Roberto Assagioli, padre della Psicosintesi, che costituisce ancora oggi (almeno nella sua formulazione originaria) una delle forme più raffinatamente spirituali di psicologia. Dopo la presa di distanza che anche lui ha assunto rispetto alle posizioni freudiane, ha insistito sulla vastità del potenziale spirituale umano e sulla relativa spinta interiore ad una luminosa realizzazione umana e transpersonale.
Così egli infatti definiva il suo metodo, rivolto non solo alle persone in cerca di sollievo dal disagio psicologico, ma anche all’individuo desideroso di intraprendere un cammino di ricerca interiore verso una sempre più luminosa autocoscienza:“Un metodo di auto-formazione e realizzazione psico-spirituale per tutti coloro che non vogliono accettare di restare schiavi dei loro fantasmi interiori e degli influssi esterni, di subire passivamente il gioco delle forze psicologiche che si svolge in loro, ma vogliono diventare padroni del proprio regno interiore”. Fu uno dei più fervidi sostenitori del potere della volontà e dell’uso dell’immaginazione creativa, nonchè dell’impiego di tecniche meditative come strumento di evoluzione e guarigione.
In aggiunta al concetto di “inconscio collettivo” Junghiano, Assagioli introdusse un modello che prevedeva un “inconscio superiore” e persino un “Sé transpersonale”, come elementi costitutivi della psiche individuale. Forse quest’ultimo elemento è proprio uno dei contributi più importanti che questo autore ci ha donato, rispetto al quale egli affermava “…è uno stato di coscienza che può essere , ed è, sperimentato, vissuto, in certi momenti di elevazione, di uscita dai limiti della consapevolezza ordinaria. In esso si prova un senso di allargamento, di espansione senza limiti, pervaso da intensa gioia e beatitudine. È essenzialmente ineffabile, non esprimibile in parole. Qui si viene a contatto col Mistero, con la Realtà suprema. Di questo non posso parlare; è oltre i confini della scienza, della psicologia. Ma la Psicosintesi può aiutare ad avvicinarsi, ad arrivare a quella soglia, e questo è già molto”.
Di grande interesse per lo psicologo dell’anima è anche il lavoro di Abraham Maslow, esponente di spicco sia della Psicologia Umanistica che della Psicologia Transpersonale. Egli definì la psicologia Umanistica come la “terza forza” della psicologia, elemento che si inseriva come prospettiva alternativa alle due scuole già menzionate: la psicoanalisi e il comportamentismo.
Fin dal suo esordio nel corso degli anni ‘60, la Psicologia Umanistica sottolineava il valore finalistico dell’esistenza umana, con una attenzione particolare al senso e all’intenzionalità con cui l’essere umano sano la affronta. Maslow sottolineò in particolare il valore della tendenza umana all’autorealizzazione, da lui definita come “desiderio di divenire sempre più ciò che idiosincraticamente si è, di divenire tutto ciò che si è capaci di divenire”.
L’essere umano avrebbe inoltre la capacità di sperimentare esperienze “culminanti” (“peak experiences”), che nel suo testo “Verso una psicologia dell’Essere” sono così descritte: “un episodio o un’improvvisa ondata, in cui tutte le potenzialità di una persona scorrono insieme in modo particolare, orientato all’obiettivo ed intensamente gratificante, nel quale la persona è più integrata e meno scissa, più aperta all’esperienza, maggiormente mossa dalla sua specifica natura o disposizione, più spontanea ed espressiva, più pienamente funzionante, più creativa, umoristica, ego-trascendente, meno dipendente dai suoi istinti più bassi, ecc. In questi momenti l’individuo diventa più pienamente se stesso, più forte nella realizzazione delle sue capacità, più vicino all’essenza del suo essere, più pienamente umano…”.
Notevole anche il fatto che la “terza forza” indicata da Maslow deve a suo avviso essere la porta di ingresso verso una “quarta forza”, ancora più elevata, trans-personale e incentrata sul cosmo anziché sull’individuo. Su queste basi, verso la fine degli anni ‘Sessanta, nacque la Psicologia Transpersonale, il cui fine era proprio il superamento di concetti come quelli di umanità, identità e autorealizzazione personale, ed il riorientamento verso una dimensione di trascendenza del Sé.
La Psicologia Transpersonale ebbe naturalmente molte altre figure di spicco, come Carl Rogers ad esempio, ma questi brevi cenni sono senza dubbio sufficienti a dimostrare quanto una psicologia fondata su una visione deterministica, limitativa o peggio ancora patologica dell’essere umano non è certamente l’unico paradigma di riferimento in questa disciplina. Lo sviluppo psicologico-spirituale di un crescente numero di uomini è oggi tale da richiedere ai professionisti della salute mentale lo sforzo di studiare e far crescere (almeno per questi individui) una Psicologia che ci piace definire “fondata sull’anima”.
In conclusione…
Le evoluzioni che hanno caratterizzato la Psicologia nel corso del Novecento hanno aperto la strada verso aspetti di grande interesse per il professionista psicologo che oggi si pone il problema di fornire all’utente strumenti di miglioramento personale di grande ricchezza interiore. Gli studiosi che abbiamo citato hanno offerto spunti di riflessione in grado di nutrire l’animo non solo delle persone in cerca di un sostegno per un disagio, ma anche all’uomo comune in cerca di nuovi panorami di “senso”.
E in questa ricerca di senso, l’individuo caratterizzato da una sana struttura di personalità e libero da situazioni patologiche (che non necessita pertanto di un percorso di tipo psicoterapeutico), può beneficiare della collaborazione dello psicologo il cui ambito di intervento è circoscritto ad una migliore conoscenza di sé stessi, allo sviluppo delle proprie potenzialità e a pervenire a nuove soluzioni nelle proprie situazioni personali grazie all’emergere di una consapevolezza più luminosa.
Di seguito, per concludere, alcuni spunti tratti dai testi di Assagioli e Jung, che ne descrivono il pensiero e il grande potenziale in termini di arricchimento della consapevolezza interiore.
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Il Sé transpersonale e la Psicologia dell’anima
“…è uno stato di coscienza che può essere , ed è, sperimentato, vissuto, in certi momenti di elevazione, di uscita dai limiti della consapevolezza ordinaria. In esso si prova un senso di allargamento, di espansione senza limiti, pervaso da intensa gioia e beatitudine. È essenzialmente ineffabile, non esprimibile in parole. Qui si viene a contatto col Mistero, con la Realtà suprema. Di questo non posso parlare; è oltre i confini della scienza, della psicologia. Ma la Psicosintesi può aiutare ad avvicinarsi, ad arrivare a quella soglia, e questo è già molto”.
Aforismi sulla Psicologia dell’anima
“La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima”.
“Non c’è presa di coscienza senza sofferenza. La gente farà qualsiasi cosa, non importa quanto assurda, per evitare di incontrare la propria anima”.
“Una psicologia capace di soddisfare soltanto l’intelletto non è mai una psicologia pratica; l’anima nella sua totalità non può mai essere intesa soltanto con l’intelletto”.
“A quanto possiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere”.
“L’anima contiene non meno enigmi di quanti ne abbia l’universo con le sue galassie, di fronte al cui sublime aspetto soltanto uno spirito privo di fantasia può non riconoscere la propria insufficienza”.